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Marisa Laurito a FQMagazine: “Ho fatto diverse regressioni a vite precedenti, attraverso l’ipnosi. Una l’ho vissuta a Bali”

Un'intervista instensa nella quale la protagonista di Quelle Brave Ragazze assieme a Mara Maionchi e a Sandra Milo ha raccontato molti aspetti della sua vita, anche la passione per la politica: "Sì. La seguo, la mastico, m’interessa. Ma lascio che a parlare siano gli esperti, chi ci aiuta ad aprire scenari e sguardi. Poi quotidianamente nel mio piccolo faccio politica: la petizione a favore delle donne dell’Iran che porto avanti da mesi lo considero fieramente un atto politico"

di Francesco Canino

Marisa, in definitiva, di che pasta sono fatte Quelle brave ragazze?
Sono donne che non si arrendono e vogliono vivere pienamente la vita: restano coi piedi per terra ma sognano futuri probabili e improbabili. L’idea è questa: si può sognare e progettare anche una certa età, perché la progettualità aiuta a vivere bene. E io voglio progettare fino a 150 anni.
Il vostro tratto distintivo?
La curiosità estrema. La voglia di vedere il mondo, conoscere gente nuova, aprire la mente. La nostra sintonia è andata da subito oltre le telecamere.

Marisa Laurito è uno di quei personaggi intramontabili. Da quarant’anni surfa sul successo con l’abilità di chi non rinuncerebbe mai a vivere una vita scapricciata. Una, dieci, cento Marise. Gli esordi con Eduardo De Filippo, la tv anticonformista di Arbore, i Fantastico coi silenzi di Celentano, e poi il teatro, tanto teatro. Alto e basso, dove basso sta per pop. Pop che, come “il babà” che cantò a Sanremo, è una cosa seria. Un po’ antidiva della porta accanto, un po’ Zia Mame partenopea da cui aspettarsi di tutto, ora è nel cast della seconda stagione di Quelle brave ragazze, in onda su Sky Uno la domenica sera e in streaming su Now, il road show Sky Original realizzato da Blu Yazmine di cui protagonista con Mara Maionchi e Sandra Milo. Un trio inaspettato e affiatato, che regala meme e risate e conferma che la rivincita degli over, in tv, è strameritata.

Della Milo cos’ha scoperto?
Che è una persona speciale, piena d’amore, sensibile, poetica: sembra che viva in un mondo suo e in effetti è proprio così (dice ridendo).
Della Maionchi invece?
Vive solo coi piedi per terra, dice sempre ciò che pensa. Abbiamo la stessa visione delle cose. In definitiva, ho la determinazione di Mara ma la dimensione sognante di Sandra. Tra noi è scattata un’armonia istantanea ed è stato naturale per me chiedere, domandare, scoprire qualcosa di loro.
Cosa vi accomuna?
Loro sono due donne speciali, due combattenti che si sono rialzate sempre: anche quando hanno perso, non si sono date per vinte. Il “mollo tutto” non esiste nel loro vocabolario e nemmeno nel mio.
Ha perso tante volte nella vita?
Mollare è la soluzione più semplice. Soprattutto quando fai un mestiere come il mio, in cui spesso incontri cialtroni, gente che non mantiene la parola e senti la fatica per progetti che non vanno come vorresti. Ho perso il conto di tutte le volte che ho detto “non se posso più, mollo”. Ma dopo mezz’ora ho ripreso in mano tutto e sono ripartita più forte di prima.
Qualcuno la definirebbe “cazzimma” napoletana. È una parola che le piace?
Per niente, la detesto. È una brutta parola, sottintende la furbizia di chi si sente più furbo degli altri. Io la abolirei perché i furbi che sgomitano sono stati e sono la rovina dell’Italia. Io preferisco l’intelligenza, lo spirito d’impresa, l’intraprendenza.
In Una vita scapricciata, la sua autobiografia, emerge una Marisa ragazza ribelle più che brava ragazza.
Ma le brave ragazze possono e devono essere anche ribelli. La ribellione viene dal carattere: non adattarsi alle regole che la società ti impone, ad esempio, mi portò contro tutti – in particolare mio padre – a iniziare il mio percorso di attrice. La mia era la scelta di una giovane donna che sapeva bene ciò che voleva dalla vita.
Per quell’epoca fu giudicata una scelta anticonformista?
Fu una scelta di libertà. E capisco che sia difficile da comprendere oggi, che di vita libera se ne parla poco: è ormai un’utopia, visto che condizionati da qualsiasi cosa.
“Io ero trasgressiva, lei molto borghese”, ha detto di recente in un’intervista a proposito di Raffaella Carrà.
Io venivo da una tv alternativa, qualcosa di opposto a quella del “signore e signori buonasera”. Eravamo in America per girare alcune parti del suo show Buonasera Raffaella e lì vennero fuori le differenze, le storie diverse. A me quella televisione borgese, per quanto piena di arte e professionalità, annoiava.
Umanamente vi siete prese?
Sì, perché Raffaella era piacevole e carina. Ma non ci siamo mai frequentate molto, non siamo mai state amiche. Così come ho avuto un rapporto piacevole con Maurizio Costanzo: mi è dispiaciuto moltissimo per la sua scomparsa ma ho preferito declinare gli inviti a parlare di lui perché trovo giusto che ad esporsi siano gli amici veri. Io non avrei saputo andare oltre il banale o il già detto.
Tornando a lei: si è mai chiesta cosa sarebbe accaduto se Eduardo De Filippo non avesse accettato di sottoporla a quell’audizione che le cambiò la vita?
Me lo chiedo spesso. Eduardo è stato la chiave che ha aperto la porta giusta. Non è un caso – e io credo molto nel destino e nella magia di certe svolte della vita – che abbia fissato la data dell’audizione nel giorno in cui compivo 21 anni e ho potuto firmare da sola il contratto. Certo, se non ci fosse stato lui non sarei partita con un piede così giusto, ma avrei certamente fatto di tutto per realizzarmi.
Suo padre fu costretto ad accettare la sua scelta.
Anche mia madre. Ma papà era un dittatore inflessibile, come i padri di una volta. Però mi ha insegnato tanto: l’amore per il lavoro, la necessità di coltivare la passione per la politica, l’impegno sociale, la disciplina. Ed ecco perché mi trovai subito bene nella compagnia di Eduardo, dove la disciplina era la base di tutto.
Tornando a Quelle brave ragazze: non tutti sanno che lei è un’instancabile viaggiatrice.
Adoro viaggiare, l’ho sempre fatto. Ti apre il mondo, ti apre a vite differenti. La prossima puntata l’abbiamo girata in Marocco e ho fatto mille domande a tutti, a cominciare da come vivono lì le donne. Viaggiare ti costringe a riflettere ad uscire dalla confort zone della tua esistenza.
Il viaggio indimenticabile?
Il primo che feci in Indonesia. Ogni anno organizzavamo un viaggio con Renzo Arbore che mi chiese: “Dove andiamo questa volta?”. D’istinto, senza sapere il perché, dissi Bali e lui accettò. Per me fu un colpo di fulmine a prima vista: m’innamorai a tal punto della bellezza dei luoghi e di quel popolo, che presi casa e la tenni per vent’anni.
Come si spiegò quell’attrazione fatale?
Ho fatto diverse regressioni a vite precedenti, attraverso l’ipnosi, e ho scoperto che questi dejà vu continui che avevo a Bali, questa voglia di tornarci, erano legati al fatto che probabilmente una delle mie vite precedenti l’ho vissuta lì.
Crede nella reincarnazione?
Il mio amico Luciano De Crescenzo diceva: “Non sono un credente ma uno sperante”. Ecco, io sono sperante nella reincarnazione.
Il successo degli over in tv come se lo spiega?
Guardi, c’ho riflettuto guardando a Sanremo il trio Al Bano, Morandi e Ranieri. La risposta che mi sono data è che alla fine il pubblico riconosce in questi personaggi una valenza artistica solida, una credibilità unica e un talento irripetibile. L’età a quel punto diventa solo un dettaglio.
I giovani artisti di oggi le piacciono?
Mi piacciono quelli che sanno essere rivoluzionari e lasciare un segno. Modugno ci riuscì con un semplice gesto: aprendo le braccia mentre intonava “volare o o”. Oggi invece abbiamo Blanco che sfascia le rose: l’ho trovato un pessimo esempio e al posto di Amadeus lo avrei buttato fuori dal palco. Altro che chiedergli di rifare la canzone.
Della tv di oggi che pensa?
Non mi piace la deriva commerciale che considera totalmente irrilevanti i contenuti artistici. Quando è cominciata questa tv, mi sono defilata. E poi detesto i reality in cui a dominare sono la banalità e l’insipienza. Non mi divertono anzi, mi deprimo.
Gli li hanno mai proposti?
Me li hanno proposti tutti ma ho detto no rinunciando a molti soldi. E ho fatto bene. Sono stata coerente.
Pechino Express lo farebbe?
Sì, ma è troppo faticoso: non ce la farei fisicamente.
Ci sarà anche nella terza stagione di Mina Settembre?
Abbiamo iniziato a parlarne, credo e spero di sì. Nella mia carriera ho tentavo di fare solo le cose che mi piacevano e questa serie mi piace moltissimo. Nel frattempo, ho girato un film molto carino, con il regista brasiliano Marcos Jorge, in cui interpreto la madre di un boss.
Si sente più in debito o in credito con il suo lavoro?
In credito non direi. Mi chiedo spesso come sarebbe stata la mia vita senza non avessi avuto la forza di andare avanti per la mia strada. Vedo molto miei coetanei già seduti, annoiati, stanchi. Io mi sento fortunata perché il mio vissuto è stato pieno di risorse, interessi, di domande. Vivo una vita che mi tiene in vita.
Quando era una ragazzina suo padre la mandava nelle sezioni del Pci ad insegnare l’italiano agli operai. Che ricordi ha di quell’esperienza?
Papà era fieramente comunista e non ammetteva che non andassi in sezione. All’epoca avrei preferito giocare con i mei amici, oggi che sono adulta comprendo a pieno quell’esperienza e lo sforzo di quelle persone che volevano migliorare e uscire dall’angolo dell’ignoranza. Questa voglia di migliorare, oggi non la vedo più.
La passione per la politica le è rimasta?
Sì. La seguo, la mastico, m’interessa. Ma lascio che a parlare siano gli esperti, chi ci aiuta ad aprire scenari e sguardi. Poi quotidianamente nel mio piccolo faccio politica: la petizione a favore delle donne dell’Iran che porto avanti da mesi lo considero fieramente un atto politico.
Cosa l’ha spinta a esporsi?
La nausea e lo schifo di essere circondati da orrori. Celebriamo giustamente delle giornate della memoria guardando al passato, ma non ci occupiamo del presente e del futuro. In questi giorni hanno avvelenato centinaia di bambine in Iran solo per chiudere le scuole e non far studiare le donne: perché l’umanità sta immobile? Perché i Governi non prendono posizioni decise? Si bada all’economia più che a salvare l’umanità. Guardi cos’è accaduto a Crotone. È normale che un premier non sia andato in quei luoghi? La soluzione è complessa ma non si può voltare lo sguardo dall’altra parte mentre migliaia di persone chiedono solo di vivere una vita decente, senza essere torturati dai regimi o senza morire di fare. Se non avessi né cielo né terra, sarei la prima a scappare via, come del resto hanno fatto i nostri nonni. Per questo trovo l’indifferenza una colpa gravissima.

Marisa Laurito a FQMagazine: “Ho fatto diverse regressioni a vite precedenti, attraverso l’ipnosi. Una l’ho vissuta a Bali”
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