Il presidente Lorenzo Casini minaccia provvedimenti contro l’ad Luigi De Siervo, proprio mentre questo si sta occupando del bando dei diritti tv più delicato dell’ultimo decennio, da cui dipende la sopravvivenza dell’intero carrozzone. Il primo avrebbe ventilato addirittura il licenziamento, ma non ci sono gli estremi. E ora vuole almeno una censura o una sospensione
Presidente e amministratore delegato che invece di collaborare litigano a colpi di carte bollate. Nessuna azienda potrebbe funzionare così, e infatti la Serie A non se la passa benissimo: in Lega Calcio sono arrivati al punto che il presidente Lorenzo Casini minaccia provvedimenti contro l’ad Luigi De Siervo, proprio mentre questo si sta occupando del bando dei diritti tv più delicato dell’ultimo decennio, da cui dipende la sopravvivenza dell’intero carrozzone.
L’ennesima faida intestina, che rischia di trasformarsi nel solito autogol. I motivi sono sempre gli stessi: guerre di potere, invidie personali, uno statuto pasticciato – quello scritto durante il commissariamento di Malagò, che ha raddoppiato le cariche lasciando però comunque tutto il potere in mano all’assemblea dei venti presidenti – rendono la Serie A ingovernabile. Stavolta la miccia è stata un’intervista rilasciata al quotidiano La Repubblica lo scorso 15 febbraio da De Siervo, in cui l’ad affronta vari temi, tra dichiarazioni sacrosante su diritti tv e pirateria e altre battute più infelici sulla penalizzazione alla Juventus da “riconsiderare”. Un’intervista a tutto campo che però non è piaciuta a Casini. Tanto da scrivere addirittura una lettera ufficiale di reprimenda, per sottolineare come la rappresentanza legale della Lega spetti al presidente e quindi anche le uscite ufficiali, quantomeno da concordare. De Siervo da par suo ha risposto per ribadire la correttezza del suo operato, mettendo in mezzo il suo legale. Come se non bastasse, pare ci sia stato anche l’inoltro per errore di una mail, con alcuni commenti personali poco lusinghieri, che ha fatto andare su tutte le furie Casini.
Risultato: i due leader della Serie A – che non si sono mai particolarmente presi sin dal primo giorno – esattamente un anno fa di questi tempi, Casini veniva eletto con una maggioranza risicatissima, sostenuto dalla cordata di Lotito, De Laurentiis e Commisso – adesso sono ai minimi storici. In un primo momento Casini avrebbe ventilato addirittura il licenziamento per giusta causa, semplicemente impossibile, perché non ci sono gli estremi e perché comunque il contratto di De Siervo è blindato. Ora vorrebbe ottenere almeno un provvedimento, una qualche censura o sospensione, che non pare meno improbabile. In attesa della riforma dello statuto, a cui sta lavorando lo stesso Casini, e che, oltre a contemplare la creazione della famosa “media company” come anticipato dal Fatto, potrebbe puntare a ridimensionare i poteri dell’ad.
Quel che è certo è che questa lotta intestina non fa bene a nessuno. La Serie A, sempre divisa fra bande nell’assemblea dei presidenti, si ritrova spaccata in due pure nella governance, in un momento di crisi in cui avrebbe bisogno di unità e scelte chiare. I dati macroeconomici sono disastrosi e all’orizzonte c’è il delicatissimo bando dei diritti tv, a cui sta lavorando lo stesso De Siervo: provare a delegittimarlo ora non sembra una grande idea. Molto più che da un paio di lettere su carta intestata, il futuro dell’ad dipende proprio dall’esito della gara: diversi club sono pronti a metterlo nel mirino in caso di fallimento, ma anche a stendergli tappeti rossi se dovesse riuscire a replicare il miracolo dell’ultimo giro, e incassare quel miliardo di euro a stagione che manda avanti la Serie A.