L'eliminazione di una delle quattro aliquote e la rimodulazione delle rimanenti 3 sarà accompagnata da una revisione delle tax expenditures, cioè le detrazioni e le deduzioni fiscali. Il viceministro frena sul recupero dell'Ici non pagata dalla Chiesa
La settimana prossima il Consiglio dei ministri esaminerà la legge delega sulla riforma fiscale. Il punto forte è la riduzione delle aliquote Irpef (le tasse sui redditi delle persone fisiche pagata da circa 40 milioni di contribuenti) da 4 a 3. Lo ha confermato questa mattina il viceministro dell’Economia con delega al Fisco, Maurizio Leo. L’eliminazione di un’aliquota sarà accompagnata da una revsione delle tax expenditures, cioè le detrazioni e le deduzioni fiscali. “Penso che ci siano le condizioni per ridurre il numero delle aliquote: si può arrivare a un sistema a 3, ci stiamo lavorando con la Ragioneria”, ha detto Leo all’Ordine dei commercialisti di Milano. “Abbiamo circa 600 tax expenditure che cubano 156 miliardi. Là si può intervenire. Se si fa una revisione attenta si possono trovare le risorse per calibrare meglio le aliquote”, ha aggiunto. Attualmente le aliquote Irpef sono del 23% fino a 15mila euro (fino a 8174 euro non si paga nulla) ,del 25% tra 15 e 28mila euro, del 35% tra 28mila e 50mila e del 43% oltre i 50mila. In pratica dopo i 50mila euro la progressività del prelievo, prevista in Costituzione, si annulla. Se un contribuente guadagna 51mila euro oppure 10 milioni di euro pagherà comunque il 43% sulla parte di reddito che eccede i 50mila euro. Fino al 1982 l’Irpef contava addirittura 32 aliquote (poi ridotte a 9) con un prelievo massimo al 72%
“Il fisco può essere una leva per accelerare la ripresa“, ha detto Leo, confermando che “i tempi sono maturi per una riforma strutturale” che cambi un’ “impostazione del sistema tributario, che ormai è datata”. “La vera riforma è stata fatta negli anni ’70, poi ci sono stati tutta una serie di interventi manutentivi. Quello che vogliamo fare adesso è riordinare tutto il sistema tributario“. “Innanzitutto – ha detto il vice ministro – vogliamo rendere coerente il nostro ordinamento con quelle che sono le regole dell’Unione europea e internazionali. E poi intervenire sui singoli tributi l’Irpef, l’Ires, l’Iva ma anche gli altri tributi minori, alcuni dei quali si possono anche eliminare”. Secondo Leo è necessario “intervenire sui procedimenti di accertamento, bisogna cambiare il rapporto tra fisco e contribuente, bisogna semplificare e cercare di ridurre il tax gap (ossia l’evasione fiscale, ndr) che c’è stato dagli anni 2000 ad oggi e che si è attestato tra i 75 e i 100 miliardi. Una cosa del genere – ha detto Leo – non è pensabile, bisogna ridurlo in una logica di collaborazione fisco-contribuente”. Nell’ambito della riforma verranno anche pensati “incentivi alle imprese per le assunzioni“.
Sull’intimazione giunta da Bruxelles per il recupero dell’Ici non pagata dalla Chiesa sui suoi immobili commerciali Leo ha detto che “Ovviamente quando ci sono delle regole comunitarie bisogna uniformarsi però anche lì bisogna vedere i limiti perché ci sono delle situazioni in cui non c’è la commercialità allora in quei casi bisogna vedere come rendere coerente quelle che sono le indicazioni della Ue con la peculiarità di certe strutture della Chiesa Cattolica”