Si svolgerà la prossima settimana l’incidente probatorio chiesto dai pm di Crotone per cristallizzare le testimonianze di nove superstiti del naufragio del 26 febbraio scorso di fronte a Steccato di Cutro, che ha causato la morte di almeno settanta migranti (tra cui 16 minori). Una volta fissata dal gip, infatti, la data dell’udienza dovrà essere notificata a tutte le parti in causa, tra cui anche i familiari delle vittime, che potrebbero costituirsi parte civile. Nell’ambito dell’incidente probatorio è previsto un confronto tra i sopravvissuti e i tre presunti scafisti arrestati (un quarto, indagato, risulta irreperibile). Intanto è stata identificata l’ultima vittima ritrovata del disastro, indicata finora con la sigla “KR70“: si tratta di un bambino afghano di cinque anni e mezzo. Nel naufragio sono morti il papà, la mamma e due fratellini. A riconoscere il cadavere sono stati gli zii, arrivati dalla Germania. “Come abbiamo detto fin dal primo momento, stiamo acquisendo tutti gli elementi connessi a questa vicenda e ciò che riguarda i momenti precedenti al disastro. Siamo a un buon punto di ricostruzione della rete delle comunicazioni che sono avvenute prima dell’evento ma abbiamo bisogno ancora di qualche giorno”, ha spiegato il procuratore Giuseppe Capoccia.
Il pakistano arrestato: “Non sono scafista, ho pagato come gli altri” – Ma uno dei presunti scafisti arrestati, il 25enne pakistano Arslan Khalid, nega ogni responsabilità nell’organizzazione del viaggio, sostenendo di essere stato un passeggero come gli altri. In suo supporto è arrivato a Crotone il fratello Antisham, che vive a Schio (Vicenza): ha prodotto un foglio manoscritto che è una sorta di “ricevuta” della prima tranche del pagamento, 4.500 dollari su un totale di settemila. Nonché il messaggio audio che Arslan, intraviste le coste italiane, ha inviato al padre dal telefono di uno segli scafisti perché completasse il versamento: “Papà, sto arrivando, puoi versare il resto dei soldi, è tutto a posto”. “Stanno emergendo elementi che dimostrano, come sostenuto sin dall’inizio, che il mio assistito era su quella barca come migrante al pari degli altri e non era lo scafista. Quanto sta emergendo conferma quello che il mio assistito ha detto fin dal primo momento agli inquirenti”, dice all’Ansa l’avvocato del giovane, Salvatore Perri.
Già nel primo interrogatorio infatti Khalid si era detto del tutto estraneo alle accuse. Ecco il verbale: “Non ho mai aiutato i quattro soggetti che si alternavano alla guida, nè ho mai ricevuto disposizioni di nessun genere da questi. Riferisco che per intraprendere il viaggio mio padre ha pagato settemila dollari ad un trafficante del quale avevo il recapito telefonico segnato su un foglio, il quale è andato perduto durante il naufragio. So che fa il sarto di mestiere in Pakistan ma di fatto si occupa di traffico di migranti. Non l’ho mai incontrato personalmente ma un conoscente mi ha messo in contatto con lui. Mio padre doveva consegnare l’importo a un tramite, indicato dallo stesso, che lo avrebbe ricevuto una volta che io avrei riferito di essere arrivato in Italia. Appena arrivati vicino la costa italiana, prima che la barca affondasse, uno degli scafisti ci ha detto di avvisare i nostri garanti al fine di svincolare i soldi dovuti, e così ho fatto. Ribadisco che non ho fatto niente di male, non ho aiutato nessuno degli scafisti ma sono venuto qui in Italia con l’intento di migliorare la mia vita“.
Mattarella: “Dopo il cordoglio scelte concrete” – Sui fatti intanto è intervenuto di nuovo il presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “Di fronte all’evento drammatico avvenuto sulle coste calabresi il cordoglio deve tradursi in scelte concrete, operative, da parte di tutti, dell’Italia e dell’Unione europea, perchè questa è la risposta vera da dare a quel che è avvenuto”, ha detto all’inaugurazione dell’anno accademico dell’università della Basilicata. Da parte sua la Commissione europea, tramite la portavoce Anita Hipper, ha fatto sapere di aver ricevuto la lettera inviata nei giorni scorsi dalla premier Giorgia Meloni e che la risposta arriverà “a breve“. “Siamo completamente d’accordo sul fatto che bisogna prendere delle misure ed ecco perché la presidente della Commissione ha parlato di raddoppiare gli sforzi per adottare il Patto sulla migrazione e l’attuazione del piano d’azione sulla rotta del Mediterraneo centrale. Se non affrontiamo le cause che sono alla base della migrazione, ci troveremo davanti ad altre tragedie. Da parte nostra siamo sempre stati molto chiari sul fatto che dobbiamo sempre garantire che le vite vengano salvate e c’è un obbligo legale a salvare vite”, ha riferito la portavoce. Intanto è stata decisa la data del Consiglio dei ministri a Cutro annunciato da Meloni: sarà giovedì 9 marzo e si terrà nella sala consiliare del Comune.
Urso: “Piantedosi? Qualche parola meno appropriata” – E non si arresta l’onda lunga delle polemiche sulle dichiarazioni del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, che all’indomani del naufragio aveva “accusato” i migranti di scarsa “responsabilità” per aver affrontato la traversata col mare in quelle condizioni. Le opposizioni – con in testa la neo-segretaria del Pd Elly Schlein – ne chiedono le dimissioni e preparano una mozione di sfiducia. E nel quadrato del governo si apre una breccia: il ministro dello Sviluppo economico Adolfo Urso, intervistato da SkyTg24, ammette che “forse qualche parola può essere apparsa meno appropriata“, precisando che “quel che conta sono l azioni che il governo ha messo in essere da subito”. Secondo Repubblica, inoltre, la premier ha convocato per le prossime ore Piantedosi, considerato responsabile di un approccio troppo “burocratico” alla tragedia, “commissariando” di fatto il dossier migranti. Palazzo Chigi però ha smentito subito: “Indiscrezioni letteralmente inventate e dunque destituite di ogni fondamento”, si legge in una nota. Intervenendo a Tgcom24, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha detto di voler “favorire l’immigrazione regolare”: “Possiamo portare decine di migliaia di immigrati regolari in Italia, formati nei loro Paesi, perché le nostre aziende ne hanno bisogno”.
Le toghe di destra contro l’Anm – Sul tema nasce anche uno scontro tra le sigle di rappresentanza dei magistrati: sabato il sindacato unitario di giudici e pm, l’Anm, aveva approvato un documento in cui sottolineava che “tutti, a cominciare dagli organi statali, hanno il dovere di adempiere agli obblighi di salvataggio in mare. L’obbligo è inderogabile e tutti ne debbono beneficiare, a prescindere dalla concreta possibilità dei singoli di restare in seguito sul territorio italiano legittimamente”. Due giorni dopo arriva la presa di distanza della corrente conservatrice, Magistratura indipendente, che attacca: “Riteniamo non sia appropriato che l’Anm intervenga su temi così controversi, come quello delle politiche dell’immigrazione, men che meno è consentito all’Anm emettere comunicati pro o contro l’indirizzo politico del governo. Così facendo, si determinano inutili tensioni istituzionali. E, cosa ancor più grave, si rischia di trasformare l’Anm in un “partito dei giudici” contrapposto a ben individuate forze politiche dell’arco parlamentare con intuibili effetti nocivi per la credibilità dell’intera magistratura”. Critica anche la presidente dei moderati Unità per la Costituzione, Rossella Marro: “Come magistrati è nostro dovere tacere in merito alla specifica vicenda, in considerazione della circostanza che è in corso un’inchiesta chiamata a verificare eventuali responsabilità”, dice all’AdnKronos.
Aperto fascicolo sui soccorsi a Roma – A Roma, invece, la Procura ha aperto come atto dovuto un fascicolo d’indagine a modello 45 (senza indagati né ipotesi di reato) a seguito di un esposto presentato da alcuni parlamentari di Alleanza Verdi e Sinistra (tra cui Ilaria Cucchi, Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni). Nell’atto si chiede ai pm di valutare eventuali responsabilità di governo in relazione alle falle nella macchina dei soccorsi: “Riteniamo che sia necessario approfondire se vi siano state disposizioni ministeriali che abbiano impedito l’uscita in mare della Guardia costiera. Non si può escludere che esista anche una responsabilità superiore, considerato che la Guardia costiera dipende dal ministero dei Trasporti, mentre il ministero degli Interni è diventato “supercoordinatore” di sbarchi e soccorsi dei migranti”, scrivono deputati e senatori. Dopo aver studiato l’esposto, i magistrati dovranno valutare se trasmetterlo a Crotone per competenza territoriale.