I periti nominati dal giudice e i consulenti indicati dalle parti dovranno svolgere nuovi accertamenti che riguarderanno tutto l’anno 2020: il gip Marta Pollicino ha deciso di estendere di 6 mesi il periodo che verrà preso in esame nel procedimento sui casi Covid al Pio Albergo Trivulzio, la più importante Residenza per anziani pubblica della Lombardia. La decisione sulla perizia, con la formula dell’incidente probatorio, era arrivata nei mesi scorsi dopo che il gip Alessandra Cecchelli (poi passata a nuovo ruolo) aveva respinto la richiesta di archiviazione formulata dai pm nei confronti del direttore generale del Trivulzio Giuseppe Calicchio.

Gli esperti si metteranno al lavoro il prossimo 3 aprile e avranno a disposizione 180 giorni per analizzare la documentazione e rispondere ai quesiti. Primo fra tutti, il numero dei positivi all’interno della struttura da febbraio a dicembre del 2020, distinguendoli tra ospiti e personale dipendente. Gli esperti adesso dovranno fare luce su quanto accaduto, indicando anche se le misure di sicurezza siano state applicate nella struttura secondo la normativa e se i contagi all’interno del Pat si sarebbero comunque verificati per altri fattori.

“Come difesa dei familiari delle vittime siamo soddisfatti, perché il quesito abbraccerà un periodo piuttosto ampio – ha osservato il legale Luigi Santangelo al termine dell’udienza – e riguarderà sia i decessi che i contagi“. L’avvocato Vinicio Nardo, difensore del direttore generale Calicchio, si è detto invece “fiducioso” del fatto che l’indagine dimostrerà la “correttezza” dell’operato del suo assistito e del personale del Trivulzio. La struttura ha nominato un collegio tecnico di 9 esperti tra cui spiccano i nomi del virologo Fabrizio Pregliasco, dell’infettivologo Massimo Galli e del geriatra Marco Trabucchi.

All’udienza erano presenti anche alcuni familiari delle vittime. Prima di entrare in aula questa mattina, hanno ripercorso il tragico periodo della prima ondata. “Mio suocero – ha raccontato uno dei parenti – è stato ricoverato il 20 marzo 2020 per una semplice riabilitazione: non l’ha mai fatta, le palestre erano già chiuse. Però hanno accettato il ricovero e lui il 20 aprile è deceduto“. Numerose le testimonianze di chi ha visto in videochiamata i propri cari con la maschera dell’ossigeno: “Ci dicevano che aveva solo qualche linea di febbre“. “La mia mamma era allettata, con lo sguardo perso, ma nessuno mi ha detto che aveva il Covid“. E ancora, “il periodo più brutto è stato quando si chiedevano notizie e non c’erano“.

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