Due sferzate al governo sull’equità sociale e l’autonomia differenza, messaggi a Carlo Calenda e Giuseppe Conte, quindi la promessa dell’unità del partito. Dopo i gazebo che le hanno consegnato la guida del Pd e la piazza di Firenze come embrione di un nuovo campo largo, Elly Schlein arriva in tv. Ospite di Che tempo che fa, la neo-segretaria dem parte con l’attacco all’esecutivo di centrodestra che “nella prima manovra premia gli evasori alzando ad esempio il tetto al contante, che sta andando nella direzione più sbagliata mettendo in contrapposizione dipendenti e autonomi”, mentre l’idea dei democratici è quella di un “sistema di tutela che non metta in contrapposizione fragilità diverse partendo dal principio costituzionale della progressività, altrimenti qualcosa si rompe nel contratto sociale”.
Quindi passa ai “temi concreti” e ad un’opposizione “efficace e ordinaria” da mettere in campo insieme “ad altre forze” di minoranza, ad iniziare dalla scuola pubblica sulla quale “non si scherza”, spiega. Un fronte che può comprendere non solo il M5s di Conte ma anche Calenda, sentito dopo le primarie: “Penso che alcune battaglie come quella sul salario minimo e la difesa della sanità pubblica possiamo farle insieme”, spiega Schlein. La segretaria si prepara anche ad alcuni passaggi fondamentali nella vita del partito: deve infatti definire la nuova squadra che costituirà la segreteria del Nazareno e preparare il tesseramento che è ufficialmente riaperto (dopo l’annuncio del via online, ci sono state 1.500 iscrizioni in un’ora domenica sera).
“Sento il peso della responsabilità. Sarò la segretaria di tutti”, dice la leader democratica che poi si rivolge “a quell’onda democratica” che si è riversata nei seggi delle primarie: “Mi commuove il contributo delle donne e dei giovani, coloro che sono stati quelli più schiacciati dalla crisi economica e dalla pandemia. Questa vittoria ha un senso se costruiamo un nuovo Pd”. Il “popolo democratico c’è – ribadisce – l’invito e l’appello è: venite e aiutateci abbiamo bisogno di voi, ci servono le vostre competenze e la vostra passione”. Inclusività e stop alle logiche di correnti – nessuno deve più sentirsi dire ‘di chi sei figlio’ -, sono il leit motiv del partito guidato dall’ex eurodeputata che poi respinge ogni ipotesi di scissione: “Assolutamente no”, dice netta.
Nel frattempo, però, l’ex premier e fondatore dell’Ulivo Romano Prodi si rivolge alla leader e le consiglia di occuparsi prima del programma e soltanto in seguito delle alleanze. Un nodo politico destinato ad animare il nuovo corso dei democratici. “È chiaro che”, è la premessa del professore che Schlein “deve aggregare la società questo è un compito importantissimo se vuole che un giorno il centrosinistra prenda la maggioranza del Paese. Alleanze e aperture vanno assolutamente fatte, e fatte in modo che possano durare nel tempo”. La condizione essenziale, insiste però Prodi è che la neo segreteria “consolidi la natura del partito”.
Ed è proprio la forma che intende dare al Pd il tema che la Schlein dovrà mettere in cima all’agenda. Dalla presidenza del partito – erano girati i nomi di Stefano Bonaccini e del sindaco di Firenze Dario Nardella – alla composizione della nuova squadra del vertice. Da lì si capirà il “peso” che avranno le correnti e la capacità della leader di ricompattare le diverse anime dem. Lei non ha dubbi: “Dobbiamo tenere insieme questa comunità, salvaguardare il pluralismo, ma senza rinunciare ad una direzione chiara”.
Idee chiare anche sulle prossime battaglie, compresa l’autonomia differenziata: “Il ministro Calderoli ha detto di aver avuto via libera da parte della Conferenza unificata su un progetto che noi rigettiamo con forza, quello dell’autonomia differenziata fatta scavalcando il Parlamento, nel dire che i Livelli essenziali di prestazioni possono essere fissati da una cabina di regia senza mettere un euro in più sul sud”. Schlein promette di non fare passi indietro: “Crediamo che non possa esserci riscatto per l’Italia senza riscatto del Sud e per questo ci opporremo con forza. Anche perché in quella Conferenza unificata in realtà sono stati sollevati pareri contrari da parte di diverse Regioni e molte criticità da parte di province e comuni e quindi quello che ha detto Calderoli è una bugia”.