Moda e Stile

Valentino Black Tie, Pierpaolo Piccioli libera la cravatta da ogni stereotipo: “È un invito a vedere le cose esattamente per quello che sono”

Il direttore creativo di Maison Valentino ha guardato a questo simbolo del potere maschile e bianco "con gli occhi di una generazione più giovane, più libera", epurandolo da tutti i significati e le convenzioni sociali di cui è stato caricato nel tempo. Il risultato è la bella collezione Autunno/Inverno 2023-24 Black Tie presentata alla Paris Fashion Week

di Ilaria Mauri

Un giorno, tornando a casa, Pierpaolo Piccioli ha trovato la minore delle sue figlie, Stella, con indosso camicia bianca, giacca nera e cravatta: “Lei ha 17 anni e si stava provando qualcosa da mettere per uscire. Anziché prendere la solita felpa nera dal mio guardaroba, quel giorno la sua attenzione era stata catturata da una giacca che non mi aveva mai visto indossare. Per lei era qualcosa di nuovo perché non conosceva quel tipo di abbigliamento e non vi aveva quindi legato dei ricordi o degli stereotipi”. E in un lampo ha compreso che “per i giovani è nuovo anche quello che non conoscono, non solo il nuovo assoluto”. Così, ha deciso di applicare lo stesso approccio e ha guardato a questo simbolo del potere maschile e bianco “con gli occhi di una generazione più giovane, più libera”, epurandolo da tutti i significati e le convenzioni sociali di cui è stato caricato nel tempo. Il risultato è la bella collezione Autunno/Inverno 2023-24 Black Tie presentata alla Paris Fashion Week nei sontuosi saloni dell’Hôtel Salomon de Rothschild, il tempio dell’Alta Moda che ha accolto questa volta la “gang” dall’animo punk di Piccioli. Anche in questo caso, infatti, il direttore artistico di Maison Valentino ha fatto ciò che più gli è proprio come designer: ha risignificato non solo la cravatta, ma tutti i capi simbolo dell’uniforme professionale, dalla camicia (bianca e azzurra) alla giacca fino ai tuxedo e i cappotti, creando un nuovo linguaggio di stile. “Quando hanno sentito ‘black tie’, molte persone hanno pensato in questi giorni che fosse un’indicazione sul dress code – ha spiegato il direttore creativo incontrando i giornalisti prima della sfilata -, perché in effetti siamo abituati così. E invece black tie significa in questo caso proprio ‘cravatta nera’ nel senso più letterale del termine. Ed è un invito a vedere le cose esattamente per quello che sono, senza caricarle dei pre-giudizi che abbiamo interiorizzato“.

Ecco quindi che questo accessorio è diventato la chiave di volta di tutta la collezione, il fil rouge che accomuna tutti e 73 i look che hanno sfilato in passerella, creando un ritmo ipnotico e ossessivo che veniva ogni tanto interrotto all’improvviso da qualche variazione sul tema, proprio come nella colonna sonora creata da Robert Del Naja dei Massive Attack. “Quello che mi piaceva era creare una specie di uniforme – ha sottolineato ancora Pierpaolo Piccioli -. Ho pensato ai ragazzi che a scuola indossano un’uniforme e cercano di far emergere comunque il proprio stile giocando con i dettagli e gli accessori: quelle piccole differenze diventano delle grossissime scelte personali, molto espressive di più si ha la libertà totale di vestirsi. E se finora la cravatta è stato il simbolo di un certo tipo di potere, ora diventa alla portata di tutti e assume significati diversi ogni volta“. Tutto questo si traduce in una moda che annulla i confini di giorno e sera, di maschile e femminile, di esclusivo e pop, liberandosi da ogni vincolo e andando a comporre un guardaroba condiviso che guarda al quotidiano come ad uno spazio di espressione individuale. Quasi di ribellione. Perché se a volte una prescrizione può diventare un invito e un dress code può liberare dall’impiccio, allo stesso modo gli archetipi possono essere re-immaginati e il potere di ciò che è familiare si può amplificare nella sua riscoperta in un nuovo contesto: “Come designer, vedo i limiti come un’opportunità per dare ancora più spazio alla creatività ed è esattamente ciò che ho fatto con questa collezione”, chiarisce.

D’altra parte, Piccioli maneggia con padronanza l’eleganza, la cultura della couture gli appartiene, l’heritage di Valentino è parte integrante del suo processo: anche in questi capi ready-to-wear dove l’approccio è industriale, lui mette al centro la sartorialità e il tailoring. I tagli sono precisi, le costruzioni semplici ma al contempo rigorose, le shilouettes modulari con le spalle importanti e sotto shorts e minigonne. Protagonisti assoluti in passerella sono i capispalla, così come la camicia bianco che si fa abito e i Chelsea boot ai piedi; non mancano il rosso, le paillettes, le rose e i fiocchi. Poi focus sugli accessori, da borse (già iconica quella con la catena che rievoca un tirapugni) e calzature con le borchie, ai gioielli, in primis i piercing, emblema di quello stile punk che tanto sottende in questa collezione. Ancora una volta, Pierpaolo Piccioli si è fatto interprete eccellente del sentimento di questi tempi: lo avevamo già detto in occasione della sua ultima sfilata di Haute Couture, lo scorso gennaio, e qui lo confermiamo. Basta guardare proprio a questa cravatta nera: era il tocco di stile del look che apriva il défilé di Le Club Couture e nel giro di poco più di un mese è già diventata virale. Ora lui ne ha fatto il centro di tutta questa collezione operando lo stesso gesto di rottura e ribellione alle regole fatto con l’alta moda, catturando l’energia di mutamento che sta nell’aria, svincolandosi dal passato e focalizzandosi solo sul momento presente. “Non dare alle persone quello che vogliono, ma lascia che vogliano quello che gli dai”, diceva Diana Vreeeland. Ed è esattamente ciò che fa magistralmente Pierpaolo Piccioli.

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