“L’inchiesta della Procura di Bergamo sta passando sotto la lente di ingrandimento le frasi di tutti e da qui si sta costruendo un film. Ma la verità è che noi eravamo impreparati in quanto abbiamo continuato a smantellare per anni, anni e anni il nostro SSN. Sono 30 anni che abbiamo tirato fuori il modello lombardo, ma il mercato con la salute non c’entra niente. Se domani avessimo la stessa situazione, molto probabilmente faremmo peggio, perché abbiamo meno medici, meno infermieri, la gente è stanca e abbiamo anche l’aberrazione incredibile dei medici a gettone”. Sono le dure parole pronunciate ai microfoni di Uno, Nessuno, 100Milan (Radio24) dal direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano, Giuseppe Remuzzi.
Il medico, noto per essere stato in prima linea nel bergamasco nelle fasi più terribili del Covid, analizza tutte le falle del sistema di sanità pubblica italiana, osservando: “Non abbiamo mai visto niente di simile in tantissimi anni di medicina. Il SSN si è trovato totalmente impreparato ma questo è il risultato dell’aver trascurato la sanità pubblica. Il SSN è nato come una delle cose più belle che abbiamo nel nostro paese e con cui competiamo con la maggior parte degli altri paesi del mondo. Questa cosa noi la stiamo perdendo. È questo il vero dramma – spiega – Perchè è andata male nel bergamasco? A parte che bisogna dimostrare che sarebbe andata meglio in un’altra zona che ha ricevuto per prima il virus come noi con quella violenza lì, perché questo non l’ha dimostrato nessuno, ma non c’era e non c’è un territorio strutturalmente organizzato, quindi anche adesso non saremmo capaci di fare di più”.
Poi torna sui medici a gettone e si sofferma sulle prestazioni sanitarie in intramoenia previste dal SSN, cioè visite specialistiche effettuate da un medico di un ospedale pubblico, che, essendo a pagamento, consentono di evitare i lunghi tempi di attesa: “I medici a gettone sono medici che si dimettono dall’ospedale ed entrano in cooperative private, che assicura loro con tre guardie una paga uguale a quella che un medico dell’ospedale guadagna in un mese. Ci vuole una legge che impedisca questo. Tra l’altro, questi medici vanno a prestare servizio nella medicina di emergenza, dove, al contrario di quello che si è sempre fatto in Italia, sono necessari i professionisti più competenti – continua – E noi non abbiamo nessuna evidenza del fatto che questi medici a gettone siano competenti. Le visite in intramoenia sono una cosa terribile, una delle cose peggiori previste dal nostro SSN. Non si deve assolutamente fare. Ma la peggiore in senso assoluto è la nomina politica dei dirigenti sanitari e dei vertici della Sanità. Quando leggo i giornali, resto sbalordito da frasi del tipo “quel dirigente sanitario è in quota Lega, quell’altro è in quota Forza Italia”. È pazzesco e vergognoso. La politica e la gestione della sanità non vanno mescolate, anche perché quella è la ricetta del disastro”.
Remuzzi, infine, si pronuncia sul piano pandemico: “Se fosse stato aggiornato, non sarebbe cambiato nulla. Il punto non è l’esistenza o meno del piano pandemico, ma è capire cosa è il piano pandemico. Per la sua realizzazione ci vogliono formazione e personale che sappia cosa fare. Ci vogliono anche esercitazioni, come quelle dei vigili del fuoco o i piloti di aereo. Sono cose molto complesse, che non si possono liquidare con il problema “il piano pandemico non c’era”. Il problema vero è che il SSN era impreparato”.
E spiega: “Adesso è stato realizzato un documento dalla Commissione Covid-19 dell’Accademia dei Lincei, un documento di 35 pagine che dicono tutto quello che si dovrebbe fare. Ma questo comporta anni di impegno e soldi per ciascun capitolo di quel documento. Faccio un altro esempio: nell’ambito del Pnrr, col governo Draghi – conclude – è stata presentata l’architettura di riforma della governance sanitaria sul territorio. Quel documento è stupendo: c’è scritto tutto. Ad ora cosa è stato fatto? Nulla. Va bene che è passato poco tempo dalla sua stesura, ma non abbiamo neppure incominciato”.