È stato siglato a Torino il rinnovo del contratto per i lavoratori italiani del gruppo Stellantis, Iveco, Cnh e Ferrari. Dopo quattro mesi di trattative i sindacati (ad esclusione della Fiom-Cgil) e l’azienda si sono accordate per un aumento medio mensile nel biennio di 207 euro lordi. Per il 2023 è prevista una ‘una tantum’ di 400 euro in due tranche e, da maggio, 200 euro netti di Flexible Benefit spendibili nella piattaforma welfare Cnh, Iveco, Stellantis e in buoni carburanti per Ferrari. In tutto nel biennio incasseranno circa 4.300 euro lordi in media. L’accordo interessa circa 70mila lavoratori di cui 47mila nella sola Stellantis. Nei primi due anni di applicazione del contratto collettivo specifico di lavoro 2023-2026 è previsto un aumento economico dell’11%. Considerando gli attuali livelli di inflazione si tratta di un incremento che concede un piccolo recupero del potere di acquisto dei salari.

Gli aumenti avranno una componente strutturale, una congiunturale e una variabile innovativa legata alla strategia di profit sharing annuale dell’azienda che l’anno scorso ha permesso di distribuire un ammontare record di 2 miliardi di euro ai dipendenti di tutto il mondo (un premio di circa 1.879 euro lordi a testa). Lo scorso 27 febbraio Stellantis ha definito un accordo con i sindacati per altri 2mila esuberi da gestire con incentivi all’uscita. Agli incontri non è convocata la Fiom, il più importante sindacato dei metalmeccanici, che nelle settimane scorse ha fatto con Stellantis, Cnh Industrial, Iveco e Ferrari alcune riunioni separate sui temi relativi al sistema di relazioni sindacali. La Fiom ha chiesto alle aziende di riaprire “la trattativa contrattuale per raggiungere un accordo”.

“A soli due mesi dalla scadenza siamo riusciti a rinnovare con Cnh Industrial, Ferrari, Iveco e Stellantis il contratto collettivo specifico di Lavoro, garantendo una tempestiva tutela salariale ai lavoratori e la doverosa continuità ad un sistema di relazioni industriali che è nato nel 2010 come contratto Fiat e che in questi anni ha protetto i lavoratori dell’industria dell’auto anche nei momenti più difficili”, lo affermano Rocco Palombella e Gianluca Ficco della Uilm. “La firma del contratto è avvenuta ancora una volta escludendo la Fiom e le lavoratrici e i lavoratori.
Il confronto per la scadenza del CCSL si è tenuto su due tavoli per volontà delle aziende, ed interrotto dalle stesse perché l’obiettivo non era quello di individuare un nuovo sistema condiviso di relazioni sindacali. Si è scelto di perseguire la strada della divisione e non si sono colte le richieste di cambiamento da parte dei lavoratori e l’esperienza positiva della gestione della pandemia e della riorganizzazione di CNHI ed Iveco, frutto di accordi unitari che hanno permesso la salvaguardia della salute dei lavoratori e delle attività industriali. È una ferita aperta quella di Stellantis, CNHI, Iveco e Ferrari nel nostro paese perché siamo ad un momento cruciale di cambiamento del settore e invece di unire le lavoratrici e i lavoratori si continua a percorrere la strada della divisione”, così in una notra Simone Marinelli, coordinatore nazionale automotive per la Fiom-Cgil

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Successivo

Il dipendente può rifiutare una prestazione? Sì, se il datore di lavoro è inadempiente. Ecco i casi

next