“La ricostruzione di Piantedosi non mi ha convinto, anche se in parte corrisponde alla verità. Ma la verità è che questa ricostruzione riguarda solo l’azione di polizia, che poi non si è trasformata, come avrebbe dovuto, in attività di soccorso, che è la priorità assoluta e che deve scattare automaticamente in questi casi. E il fatto che il ministro non lo dica mi preoccupa perché lascia ancora una volta nelle mani degli operatori di polizia una responsabilità che il governo non si è voluto assumere “. Così, ai microfoni di 24 Mattino (Radio 24), Vittorio Alessandro, ammiraglio ed ex portavoce della Guardia Costiera, commenta l’informativa del ministro dell’Interno Matteo Piantedosi sulla strage di Cutro.
Alessandro spiega: “Non mi convince il fatto che l’imbarcazione sia in pericolo solo quando è a pochi metri dalla spiaggia. Le imbarcazioni vanno fotografate quando la situazione non è ancora di pericolo conclamato. Sarei stato molto più tranquillo se il ministro avesse detto che quella barca avrebbe dovuto essere soccorsa e assistita fin dal primo momento, anche se non era arrivata una richiesta di soccorso – continua – perché non sempre arrivano richieste di soccorso. Ma il fatto stesso che queste persone, che erano tante e si sapeva già da allora, siano in mano non solo degli eventi del mare, ma anche degli scafisti farebbe ritenere opportuno che l’azione di polizia receda o si accompagni all’attività di soccorso”.
L’ammiraglio sottolinea: “Quella barca era di 20-25 metri e imbarcazioni del genere non partono con 200 persone a bordo neppure per spostarsi da un lido balneare a un altro vicino. Verrebbero subito fermate, figuriamoci col mare a quella forza. Quella barca era destinata ad approdare sulla spiaggia perché in porto gli scafisti non entrano, ma il porto sarebbe stato l’approdo sicuro. Davanti alla spiaggia era certo che ci sarebbero state onde e frangenti e quindi – prosegue – la fase più pericolosa per la navigazione. Tutto questo si sapeva già dal primo momento. Le motovedette della Guardia Costiera della classe 300 sarebbero state in grado di intervenire per i soccorsi e di assumere la migliore delle iniziative senza mettere in pericolo le persone. Sono le stesse che abbiamo visto incrociare nel mare di questa disgrazia”.
Circa il fatto che l’imbarcazione di migranti ha attraversato il mar Egeo senza mai essere stato fermato per controlli, Alessandro chiarisce: “Succede anche con Malta, moltissime barche attraversano le zone SAR in cui sarebbe competente l’isola di Malta ma le lasciano passare. Talvolta addirittura forniscono acqua a queste barche e poi col ditino indicano l’Italia. Noi no. E non solo perché abbiamo una Marina militare che ha un’altra tradizione – aggiunge – ma anche perché si tratta di barche che hanno comunque puntato sull’Italia. Poi il perché glielo chiederemo, ma il motivo non sta nel fatto che siamo il “ventre molle”. L’Italia ha una posizione geografica che di per sé è pull factor (fattore di attrazione, ndr). Non sono le Ong o le motovedette a essere pull factor, ma è la nostra posizione geografica, così prossima ai paesi europei che queste persone intendono raggiungere”.
E chiosa: “Dovremmo apprezzarci perché non facciamo morire queste persone. Dopodiché, arrivate le imbarcazioni a terra, si avviano le più opportune politiche migratorie, ma non possiamo intitolare un decreto come ‘Gestione dei flussi migratori’, come ha fatto Piantedosi, perché questa è la prova provata che il ministro, come peraltro i suoi predecessori, intende regolare i flussi migratori attraverso la restrizione dei soccorsi“.