Faceva il porta a porta per cercare voti alle amministrative. Ad accompagnarlo c’era un esponente di Cosa nostra. È con l’accusa di scambio elettorale politico mafioso che i carabinieri del Comando Provinciale di Trapani hanno arrestato due persone. Si tratta di Michele Buffa, nel giugno del 2022 eletto consigliere comunale di Petrosino, per il quale sono stati disposti gli arresti domiciliari, e di Marco Buffa, già condannato a 16 anni per mafia: per quest’ultimo il gip ha deciso il carcere.
Il provvedimento nasce in seguito alle indagini sulla latitanza del boss Matteo Messina Denaro, che hanno portato, lo scorso 6 settembre, all’arresto di 35 persone indiziate, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, estorsione, turbata libertà degli incanti, droga, porto abusivo di armi e gioco d’azzardo aggravati dal metodo mafioso. Marco Buffa, già condannato per associazione mafiosa in via definitiva e arrestato dai carabinieri a settembre, è accusato di aver dato vita ad una vera e propria campagna elettorale in favore dell’aspirante consigliere di Petrosino: lo accompagnava persino a casa dei potenziali sostenitori, soprattutto nei quartieri popolari. Voti in cambio di soldi, promesse di impiego nei lavori socialmente utili per sé e altri mafiosi, e l’impegno del politico ad agevolare i clan.
Nell’inchiesta, coordinata dal procuratore di Palermo Maurizio de Lucia e dall’aggiunto Paolo Guido, è indagato anche il presidente del consiglio comunale di Petrosino Leonardo Caradonna. “Buffa, verosimilmente, aveva stretto un accordo anche con Caradonna, al quale l’associato mafioso ricordava i termini del patto o comunque si comprendeva che lo stesso Caradonna fosse perfettamente consapevole dell’esistenza di un accordo fra Marco Buffa e Michele Buffa in forza del quale il primo aveva svolto un vero e proprio lavoro per conseguire un risultato utile”, scrive il gip, accogliendo la richiesta dei pm Piero Padova e Francesca Dessì.
Alle elezioni il consigliere Buffa sosteneva il candidato sindaco Giacomo Anastasi, che poi ha vinto le elezioni. Dalle carte dell’inchiesta emerge come il politico conoscesse benissimo il suo omonimo mafioso, perché lo aveva denunciato per estorsione. “Michele Buffa ha stretto accordi elettorali delegandogli il compito di raccogliere voti in suo favore, dietro pattuiti compensi – scrive il gip – Come quello di assumere una volta divenuto consigliere comunale, lavoratori dipendenti nella sua società cooperativa o di assumere lo stesso Buffa come addetto ai lavori socialmente utili per il comune”. Nelle intercettazioni i carabinieri sentono pure il mafioso Buffa mentre rimprovera affettuosamente il consigliere comunale: “Io so che sei a posto, cioè della Giunta tutti hanno ringraziato all’infuori di te”. “Minchia …vero … mi sono dimenticato a dirtelo questa mattina, sì ci ho parlato, o domani o dopo domani lo chiama tuo genero, vedi cosa ti dovevo dire, diglielo a tuo genero se non è domani dopodomani lo chiamano”, diceva il consigliere.
Dall’inchiesta emerge anche come la mafia promettesse aiuti economici alla gente in cambio del voto. “Mi servono 50 euro per fare la spesa che siamo a digiuno”: diceva una donna al mafioso al telefono. “Lo so vita mia, quando posso, faccio questo ed altro”, assicurava Buffa che già in passato aveva provveduto ad aiutarla. “Io fino a cinque voti, è sul sicuro“, garantiva la elettrice che gli aveva chiesto aiuto. “Se io sono aiutata potrei andare da mia cugina ed altri due tre voti. State più che tranquilli che mia cugina, se sa chi c’è non mi dice di no”, spiegava riferendosi al fatto che la parente non si sarebbe rifiutata sapendo che dietro c’era Buffa.