Un’automobile come la Purosangue non si era mai vista. Non solo dalle parti di Maranello, dove sono abituati a disegnare supercar alte poco più di un metro, ma addirittura nel resto del mondo. Di fatto, basta dare un’occhiata alla silhouette dell’auto per rendersi conto che su strada non circola nulla di lontanamente simile e non c’è categorizzazione che tenga. In un certo senso, l’ultima nata in casa Ferrari è un inno a quella metamorfosi – fatta di nuove tecnologie propulsive e, soprattutto, modelli eterogenei come non mai – che sta vivendo il marchio e di cui Purosangue rappresenta il culmine. Per ora.
Alcuni ingredienti della ricetta – come il motore V12 aspirato, la meccanica transaxle, le quattro ruote motrici e sterzanti – erano già stati usati in passato da Ferrari. Tuttavia, “giocando con le dosi”, ne è scaturita un’inedita leccornia su quattro ruote, che ingolosirà anche clienti che mai prima d’ora si erano avvicinati al Cavallino. Del resto, i progettisti emiliani si sono trovati a dover rispondere a quesiti che mai prima d’ora si erano posti. Lo si intuisce osservando l’abitacolo, dotato di quattro comodi posti, l’altezza da terra, compatibile con le “strade bianche” o il bagagliaio, sufficiente per tutti i passeggeri: 470 litri di capacità e fino a 1.000 abbattendo gli schienali dei sedili posteriori.
Non solo, le quattro porte – una primizia su una Ferrari di serie – e la configurazione degli interni dona in pratica la medesima dignità a tutti gli occupanti della vettura: chi non è al volante, quindi, non è più un passeggero passivo, tanto che quello anteriore ha addirittura un cockpit tutto suo. E vogliamo parlare dell’accessibilità? Sembra quasi che le portiere con apertura ad armadio vogliano dare il benvenuto a tutti i passeggeri offrendo loro una vista panoramica sull’abitacolo, impreziosito dal nuovo tessuto Alcantara ecocompatibile, composto al 68% da poiestere riciclato. In opzione, c’è pure il tetto di cristallo elettrofotocromatico e opzioni come i sedili massaggianti: contenuti da auto opulenta e di rappresentanza, più che da Ferrari dura e pura.
Un insieme di elementi che sembra quasi far passare in secondo piano il design esterno. Quasi… Il target in questo senso è stato far convivere insieme forme aerodinamiche e plastiche, raggiungendo al contempo un equilibrio fra istanze dissonanti, come spaziosità e sinuosità delle proporzioni. Il volume superiore è una sorta di scultura fluttuante, poggiata su parafanghi molto robusti. L’ inferiore, dai toni cromatici più scuri, ha una valenza maggiormente tecnica e sportiva. Ciò conferisce all’insieme tensione formale, la stessa che dona slancio alla Purosangue.
Fin qui tutto bello, anzi, bellissimo. Ma come va la Purosangue su strada? Di-vi-na-men-te. Soprattutto in considerazione della stazza: l’auto è lunga poco meno di 5 metri, pesa oltre due tonnellate a secco (2.180 kg in ordine di marcia) e il suo pavimento è alto 18,5 cm da terra. Premesse poco esaltanti, perlomeno su carta. Eppure, basta affrontare un paio di curve a per rendersi conto che quest’auto dematerializza i numeri: in ingresso curva è agile e precisa, complice uno sterzo leggero e diretto, come da tradizione Ferrari. Anche nei cambi di direzione, le sensazioni sono quelle di una vera GT. I movimenti del corpo vettura sono incredibilmente composti: e con rollio e beccheggio quasi assenti, l’istinto naturale è darci dentro col gas più che si può.
A quel punto la palla passa ai 725 cavalli del V12, che più che un motore termico sembra uno strumento musicale tanto è inebriante la sua sinfonia. La spinta agli alti regimi è impressionante, e ci mancherebbe altro. Ma la vera sorpresa è l’elasticità e la ‘schiena’ che è in grado di generare nella parte bassa del contagiri, a tutto vantaggio della fruibilità quotidiana. Che è elevata tanto quanto il comfort che la Purosangue riesce ad assicurare: quando passano i bollenti spiriti, infatti, si finisce per farsi cullare dalla morbidezza del cambio doppia frizione a 8 rapporti – che nelle modalità di guida più sportive, però, spara dentro le marce come fosse un mitragliatore – e dall’effetto “tappeto volante” assicurato dalle sospensioni attive.
A ben vedere sono proprio loro l’asso nella manica della Purosangue, anche quando si guida in maniera più sportiva: consentono al veicolo di “piegare in curva” quando l’accelerazione laterale tocca 1g. In pratica, le sospensioni delle ruote interne alla curva vengono bloccate nella loro escursione verticale per limitare il rollio, mentre quelle delle ruote esterne si comprimono quel che basta per abbassare il baricentro del veicolo di circa 1 cm e mantenerlo composto in ogni condizione di marcia. A fare la differenza, in termini di resa stradale e poliedricità, contribuiscono poi le quattro ruote motrici abbinate alle quattro ruote sterzanti, che consentono al retrotreno della vettura di girare agile e senza sforzo – contribuendo ad “annullare” la massa in gioco – e di avventurarsi senza remore anche su strade coperte di neve battuta. Così il sogno di molti ferraristi di andare a sciare con la propria Rossa diventa concreta realtà, seppur a un prezzo che parte da 390 mila euro. A cui se ne devono aggiungere tra i 60 e i 70 mila mila per avere componenti in carbonio, solo uno dei tanti pack di personalizzazione disponibili. Non un problema, evidentemente, visto che il grosso della produzione per quest’anno è già stato ordinato, e inizierà ad andare in consegna tra maggio e giugno.