Mafie

Messina Denaro, la nipote avvocata rinuncia a difenderlo nel processo sulle stragi del 1992

Lorenza Guttadauro ha rinunciato al mandato perchè, secondo quanto si apprende, non avrebbe avuto il tempo di preparare l’arringa difensiva prevista proprio per domani al processo in corso davanti la corte d'assise d'appello di Caltanissetta

Sarebbe stato l’esordio pubblico di Lorenza Guttadauro, l’avvocata e nipote di Matteo Messina Denaro. Doveva pronunciare l’arringa difensiva del processo in cui lo zio è accusato di aver partecipato alle stragi di Capaci e di Via D’Amelio costate la vita ai giudici Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e agli agenti di scorta. Ma Lorenza Guttadauro non prenderà la parola davanti alla corte d’assise d’appello di Caltanissetta. La nipote del boss di Castelvetrano, infatti, non difenderà lo zio in questo procedimento. Ha rinunciato al mandato perchè, secondo quanto si apprende, non avrebbe avuto il tempo di preparare l’arringa difensiva prevista proprio per domani.

Alla scorsa udienza del 18 gennaio, fissata due giorni dopo l’arresto del boss, la penalista chiese alla corte un termine a difesa proprio per studiare gli atti del processo fino ad allora seguito da legali di ufficio. Ma gli impegni dettati dalle visite allo zio detenuto a L’Aquila e dalla partecipazione agli interrogatori ai quali è stato sottoposto non le avrebbero consentito di completare l’approfondimento di un processo molto complesso. In primo grado Messina Denaro è stato condannato all’ergastolo. Alla scorsa udienza ha scelto di non partecipare attraverso il collegamento in videoconferenza. Fino ad oggi l’avvocata Guttadauro aveva rotto il silenzio solo in un’occasione, intervistata da Rainews24: “Non credo che la cella possa essere paragonata ad un ambulatorio medico. Non so se lo stanno curando bene”.

Lorenza Guttadauro appartiene a una famiglia di rango in ambito mafioso. Il padre è Filippo Guttadauro, boss di Brancaccio, al momento è detenuto a Tolmezzo. La madre, invece, è Rosaria Messina Denaro, sorella dell’ex latitante, arrestata pochi giorni fa con l’accusa di aver aiutato il boss a sottrarsi alla cattura, di aver amministrato la cassa della famiglia e di aver gestito pure la rete di distrubuzione dei pizzini. “Fragolone” era il nome in codice scelto dal boss di Castelvetrano per riferirsi alla sorella. Uno dei tanti nickname usati da Messina Denaro nei pizzini per celare complici e amici. La procura di Palermo sta lavorando per individuare le persone che si celano dietro gli altri nomi in codice come “fragolina”, “parmigiano”, “condor”, “complicato”.