La “difesa” del ministro Matteo Piantedosi è chiara (lo sto ascoltando in diretta riferire alle Camere): “La circostanza in cui è diventato necessario il soccorso è avvenuta alle 4.00 di mattina. Fino a quel momento si stava monitorando il tutto con forze di sicurezza che, tra l’altro, sono comunque attrezzate per il soccorso. D’altra parte Frontex aveva segnalato con un aereo alle 22.00 la presenza di una barca a 40 miglia descrivendola come carica di persone ma non in difficoltà e senza problemi di galleggiamento”.
Tutto vero.
Tranne che con 180 e passa persone a bordo il caicco galleggiasse in modo normale. Questo, senza scomodare Archimede, è evidentemente impossibile. Chiedere a chiunque per conferma (barche omologate per 15 persone, come possono essere in buone condizioni con a bordo 180 migranti? Se se erano solo 180…).
E il punto è proprio qui: aspettare una circostanza d‘emergenza significava aspettare che iniziassero a morire persone. Una barca stracarica, anche se al momento dell’avvistamento, a qualcuno (di ignorante: sarà andata proprio così?) potrà essere sembrata “navigare in buone condizioni “, è ovviamente un’imbarcazione in difficoltà. E avvicinandosi alla costa sarà certamente a rischio naufragio (soprattutto in quel tratto di costa ionica e soprattutto con quella mareggiata). Avessero avvistato dei turisti si sarebbe precipitata perfino la Marina, perché il naufragio era praticamente certo. Ore prima. E andava evitato.
Quella barca andava fermata in mare (come fanno le Ong, che questo governo vuole eliminare), e andava messo in sicurezza l’intero equipaggio. Non averlo fatto è esattamente il motivo per cui sono morte, probabilmente, 100 persone (siamo a 72, ma con 80 superstiti su 180) e per cui la colpevolezza delle nostre autorità di soccorso è palese.
Tutto questo è un sufficiente motivo per dimettersi, se siamo ancora esseri normalmente umani. Anche alla luce delle dichiarazioni fatte nei giorni scorsi e che oggi il Ministro ha tentato maldestramente di smentire. Serve gente capace, non gente che fa partire i soccorsi quando 180 persone finiscono nel mare in burrasca. Serve gente che si assuma responsabilità, e che non cincischi con i distinguo sulla pelle della gente. E servirebbe avere rispetto della nostra intelligenza. Quella che vede in questo evento una responsabilità chiara per omissione di soccorso.