I migranti clandestini saranno "posti in detenzione entro 28 giorni e poi prontamente rimpatriati o deportati in paesi come il Ruanda". La proposta di legge limita anche il diritto di fare ricorso contro le deportazioni. E chi è espulso non potrà più tornare nel Regno o fare richiesta di cittadinanza britannica in futuro
Stop the Boat – Blocchiamo le barche. Il governo Sunak vara un altro motto a tre parole (ricordiamo il famigerato ‘Get Brexit done’ di Johnson) come nuovo ‘avanti tutta’ per bloccare lo sbarco di migranti clandestini che arrivano sulle coste britanniche a bordo di gommoni o piccole imbarcazioni di fortuna attraverso lo stretto della Manica. Chi approda illegalmente “non può rimanere in Regno Unito, sarà posto in detenzione entro 28 giorni e poi prontamente rimpatriato o deportato in paesi come il Ruanda. Senza mezze misure”, avverte la ministro dell’Interno anglo-indiana Suella Braverman, che martedì, vestita di rosso tra i sedili verdi della Camera dei Comuni, ha presentato il suo controverso disegno di legge anti-migrazione illegale, che vuole essere un draconiano giro di vite alla pratica degli scafisti e uno scatto in avanti rispetto ai partner europei contro la crisi globale degli sbarchi.
La strategia del governo Sunak – Il pacchetto di misure ‘anti gommoni’ al vaglio del Parlamento di Westminster prevede che chiunque approdi sulle coste britanniche illegalmente venga trattenuto non più negli hotel adibiti all’ospitalità dei richiedenti asilo (che al momento costano ai contribuenti 6 milioni di sterline al giorno) ma in centri di detenzione, senza possibilità di opporsi o fare appello. Salvo in alcuni casi, come quello di minori o persone affette da patologie, i clandestini saranno espulsi il prima possibile dal Regno Unito: rimpatriati nel paese di origine o deportati in paesi “sicuri” come il Ruanda con cui il ministero degli interni ha già siglato un accordo milionario. La proposta di legge limita il diritto di fare ricorso contro le deportazioni, per bypassare le corti di Strasburgo che ad oggi, appellandosi alla Convenzione Europea dei Diritti Umani, hanno bloccato sulle piste inglesi i voli già previsti per Kigali, costando al governo britannico 140 milioni di sterline.
Fine della corsa per chi è espulso: non potrà più tornare nel Regno o fare richiesta di cittadinanza britannica in futuro. Il ‘provvedimento deterrente’ del governo di Rishi Sunak è motivato ufficialmente dall’aumento del 500% degli approdi illegali in due anni, con 45mila clandestini sbarcati dai gommoni sulle coste britanniche nel 2022 contro i 300 del 2018. La macchina con cui il governo britannico valuta gli asili è lenta e costosa (3 miliardi di sterline l’anno) e la pronuncia sulle richieste nei due terzi dei casi avviene dopo sei mesi.
“Quelli che attraversano la Manica illegalmente (in maggioranza albanesi, seguiti da afghani; iraniani e iracheni) non stanno scappando da persecuzioni o minacce dirette alla propria vita, ma arrivano passando da paesi sicuri e pagano somme ingenti a gang di trafficanti per fare un viaggio pericoloso e a volte tragico – si è giustificato il premier Sunak – Dunque le mie politiche sono semplici: è il nostro paese che deve decidere chi entra e non le gang criminali. Le persone devono sapere che gli ingressi illegali in UK comportano la detenzione e la rapida deportazione. Sapendo che questo è ciò che gli accadrà, smetteranno di venire. E le barche si fermeranno”.
Ma può funzionare e soprattutto, è legale? La stessa ministra Braverman nell’introdurre la proposta di legge ha sostenuto che potrebbe esserci oltre il 50% di possibilità che ‘le misure non siano compatibili con la convenzione europea dei diritti umani, ma dovrebbero essere in linea con le normative internazionali’. Sunak ha dichiarato di voler andare avanti comunque e sfidare la legge nonostante Vicky Tennant, rappresentante inglese dell’Agenzia ONU per i Rifugiati (UNHCR) sostenga che la proposta di legge sia in chiara violazione della Convenzione sui Rifugiati poiché preclude la possibilità di presentare richiesta di asilo anche agli immigrati con i casi più fondati e nega protezione a soggetti in reale pericolo.
Ma accanto alla questione legale ci sono i problemi pratici come trovare luoghi in cui di fatto detenere i clandestini e paesi in cui deportarli, visto che il Ruanda ha dato disponibilità per centinaia e non per le migliaia di immigrati illegali che stanno sbarcando sulle coste inglesi. “Occorre un intervento di diplomazia e negoziazione con l’Unione Europea, non gettare carne rossa ai ribelli conservatori aggiungendo pressione sull’apparato che gestisce gli asili – ha criticato Stephen Kinnock dalle file dell’opposizione laburista – dovremmo negoziare un accordo di rimpatrio con i paesi del gruppo di Calais (Francia, Belgio, Germania e Olanda) insieme alle agenzie della Commissione Europea. Occorre rendere più snelle le procedure per la concessione degli asili ai richiedenti con comprovate necessità e allontanare chi non ha i requisiti. Dovremmo mettere sul piatto l’offerta di quanti richiedenti asilo possono entrare in Gran Bretagna e in cambio la UE dovrà accettare che chi entra illegalmente sarà rimpatriato”.
La controversa e, secondo molti, anche ‘impraticabile’ proposta di legge dovrebbe arrivare agli ultimi passaggi dell’iter parlamentare in estate, ma già suona come lo slogan elettorale di Sunak: “Fatta la Brexit, ora riconquisteremo il controllo dei nostri confini”.