Nella bozza del testo sul tavolo del Cdm di Cutro le novità sui flussi: un Dpcm stabilirà le quote massime di lavoratori stranieri che possono essere ammessi in Italia. Il nulla osta diventa automatico alla scadenza dei termini di legge. Inoltre, potranno richiedere il permesso di soggiorno anche coloro che partecipano a corsi di formazione professionale e civico-linguistica organizzati dall'Italia nei Paesi di partenza
La definizione delle quote massime di migranti regolari che possono essere ammessi in Italia diventa triennale. Lo stabilisce il nuovo decreto sul tema migranti che oggi finisce sul tavolo del Consiglio dei ministri che si tiene a Cutro. Lo bozza del testo, che nella prima parte si occupa appunto dei flussi di ingresso legale dei lavoratori stranieri e nella seconda parte del contrasto all’immigrazione irregolare, prevede all’articolo 1 che per il triennio 2023-2025 le quote sono stabilite con decreto del presidente del Consiglio dei ministri (Dpcm). Non è l’unica novità: sono infatti previste quote preferenziali ai lavoratori di quei Paesi che, “anche in collaborazione con lo Stato italiano, promuovono per i propri cittadini campagne mediatiche sui rischi per l’incolumità personale derivanti dall’inserimento in traffici migratori irregolari“. Inoltre, al di fuori del meccanismo delle quote, potranno richiedere il permesso di soggiorno ed entrare legalmente in Italia anche coloro che partecipano a corsi di formazione professionale e civico-linguistica organizzati dall’Italia nei Paesi di partenza. Così il governo di centrodestra guidato da Giorgia Meloni sembra volersi preparare ad accogliere più migranti.
Le quote – Il decreto flussi quindi diventa triennale (2023-2025): sarà un Dpcm a stabilire la quota massima di lavoratori stranieri, necessari anche a coprire le esigenze di carattere stagionale e per il lavoro autonomo. “Ulteriori decreti possono essere adottati durante il triennio”, specifica la bozza del decreto, rendendo quindi successivamente disponibili anche nuove quote. Il comma 5 dell’articolo 1 prevede poi una novità: “Al fine di prevenire l’immigrazione irregolare”, con il Dpcm che stabilisce la quota massima, possono essere assegnate in via preferenziale “quote riservate ai lavoratori di Stati che, anche in collaborazione con lo Stato italiano, promuovono per i propri cittadini campagne mediatiche aventi ad oggetto i rischi per l’incolumità personale derivanti dall’inserimento in traffici migratori irregolari”. Quindi, se uno Stato fa pubblicità e informa i cittadini sui pericoli dei viaggi in mare, l’Italia ammetterà legalmente più lavoratori da quel Paese.
La semplificazione – L’articolo 2 del decreto è titolato “misure per la semplificazione e accelerazione delle procedure di rilascio del nulla osta al lavoro“. Nella pratica, la novità più importante riguarda le tempistiche: è previsto infatti nella bozza che se la questura non acquisisce entro i termini di legge “le informazioni relative agli elementi ostativi”, alla scadenza dei termine il nulla osta viene rilasciato comunque al lavoratore che ha presentato domanda di ingresso. Viene poi inserita un’ulteriore disposizione: “Nelle more della sottoscrizione del contratto di soggiorno il nulla osta consente lo svolgimento dell’attività lavorativa nel territorio nazionale”.
L’ingresso tramite corsi – Più sostanzioso l’articolo 3, che si occupa dei programmi finalizzati al trasferimento dei lavoratori stranieri in Italia e al loro inserimento nei settori produttivi del Paese, ma in particolare modo delle attività di istruzione e di formazione professionale nei Paesi di origine. La bozza del decreto prevede che “è consentito, al di fuori delle quote, l’ingresso e il soggiorno per lavoro subordinato allo straniero residente all’estero che completa un corso di formazione professionale e civico-linguistica, organizzato sulla base dei fabbisogni manifestati al Ministero del lavoro e delle politiche sociali dalle associazioni di categoria del settore produttivo interessato”. I lavoratori possono partecipare al corso sempre tramite nulla osta della questore. Una volta completato, hanno sei mesi di tempo per presentare la domanda di visto di ingresso, che deve essere “corredata dalla conferma della disponibilità ad assumere da parte del datore di lavoro“. Se terminata la formazione professionale hanno trovato un impiego, quindi, possono lavorare in Italia senza essere inclusi nel meccanismo delle quote.