Lo scorso 13 febbraio il gup, accogliendo una richiesta della parte civile, decise di ammettere come testimoni nel processo per la morte di Giulio Regeni la premier Giorgia Meloni e il ministro degli Esteri Antonio Tajani. Ma i due rappresentanti del governo, come anticipato il 4 marzo scorso dal FattoQuotidiano, non si presenteranno in udienza. L’Avvocatura dello Stato, che pur è parte civile nel procedimento contro gli 007 egiziani accusati delle torture e dell’omicidio del ricercatore friulano, ha comunicato che non possono essere ascoltati come testimoni perché le domande e le risposte dovevano riguardare gli incontri avuti con il governo egiziano e il presidente Al Sisi in particolare nei quali, come aveva fatto sapere la stessa Meloni, ci sarebbero state rassicurazioni e promesse per superare gli ostacoli procedurali che impediscono di celebrare il processo. Ovvero la mancata notifica degli atti agli imputati che impedisce al nostro codice di procedura penale di mandare avanti il processo. Alle autorità italiane servono gli indirizzi dei quattro agenti della National security perché sia garantito il loro diritto di imputati a essere compiutamente informati e ad avere una difesa tecnica, che comunque gli è stata garantita.
“Il contenuto dei colloqui si inscrive nell’abito delle relazioni di politica internazionale e riguarda attività svolta nell’esercizio di uno delle più rilevanti prerogative dell’azione di governo, nella sua più specifica accezione di politica estera. Secondo la prassi internazionale costantemente applicata dagli Stati – scrive l’Avvocatura – i contenuti dei colloqui, bilaterali o plurilaterali, fra i rappresentanti di governo non possono essere divulgati se non attraverso comunicati congiunti e condivisi. La divulgazione dei medesimi contenuti senza il consenso dello stato estero interessato potrebbe incidere sulla credibilità nella comunità internazionale: il contenuto dei colloqui non è divulgabile” perché “c’è un segreto che non può essere violato”.
“Ci aspettiamo che la premier Giorgia Meloni ci convochi per offrirci quelle risposte che non vuole dare in aula riguardo al suo incontro con Al Sisi. È un passaggio necessario per arrivare alla verità sulla morte di Giulio. Ed è quello che ci stanno chiedendo moltissimi cittadini in queste settimane, mostrandoci come al solito la loro vicinanza e solidarietà – hanno dichiarato al quotidiano Paola e Claudio Regeni con il loro avvocato Alessandra Ballerini – Gli avvocati dello Stato si sono costituiti il 14 ottobre del 2021 ufficialmente per stare nel processo a nostro fianco. E siedono fisicamente accanto a noi. Addirittura hanno chiesto un risarcimento per la perdita che lo Stato italiano ha avuto per la perdita di nostro figlio. E poi depositano a nostra insaputa una nota che, di fatto, impone al giudice di revocare la decisione di convocare Tajani e Meloni rischiando così di bloccare il processo. Chi aveva detto quindi he avrebbe combattuto al nostro fianco in realtà ci vuole impedire di avere un processo e quindi di avere giustizia. Questo ci addolora molto”.