Mentre il magnete dei maxi sussidi statunitensi inizia ad attrarre le case automobilistiche oltre oceano anche l’Italia, che pure con una programmazione più attenta avrebbe buone possibilità e competenze per trarre profitto dalla svolta elettrica, rischia di pagarne il conto. Quasi la metà (48%) della produzione di batterie agli ioni di litio pianificata oggi in Italia rischia di andare incontro a ritardi, di essere ridimensionata o addirittura cancellata. Il quadro della situazione è tratteggiato dalla ong sul trasporto sostenibile Transport & Environment che individua la causa principale proprio nell’Inflation Reduction Act (Ira) americano che agevola chi produce direttamente sul suolo statunitense.
La mappa degli impianti italiani specializzati nella produzione di batterie al litio è per ora più virtuale che reale. I progetti sono stati annunciati o sono in fase preliminare. Il principale è la giga factory che Stellantis dovrebbe costruire a Termoli, in Molise. Nelle intenzioni del gruppo franco-italiano il sito dovrebbe essere completato nel 2025, diventando il terzo polo dell’azienda dopo Douvrin (Francia) e Kaiserslautern (Germania). Lo stanziamento previsto per il sito è di circa 2,5 miliardi di euro a cui lo Stato italiano dovrebbe partecipare con un contributo di poco al di sotto dei 400 milioni di euro. La produzione dovrebbe partire nel 2026 per andare a pieno regime nel 2030 e servire anche Mercedes. La capacità della factory sarebbe di 13,4 gigawatt/ora.
Il portale Dealflower.it ricostruisce con accuratezza anche lo stato dell’arte degli altri progetti. Ovvero quello Italvolt a Scarmagno vicino Torino e quelli di Teverola, nel casertano. Il primo, che avrebbe dovuto diventare uno dei più grandi stabilimenti d’Europa, con un capacità di 45 gigawattora, rischia di venire seriamente ridimensionato a favore di uno stabilimento della stessa proprietà ubicato in California. Questo di nuovo a causa dei ritardi italiani a cui si contrappongono gli incentivi messi in campo dagli Usa. Da pochi mesi è invece partita la prima fase produttiva di Teverola di Fib – società controllata da Seri Industrial che dovrebbe raggiungere una capacità produttiva di 350 megawattora annui. Il progetto fa parte dei progetti Ipcei (Important projects of common european interest) dell’Unione europea per la transizione ecologica e l’affrancamento dai combustibili fossili, anche con lo sviluppo delle batterie al litio. Le consegne avranno al centro batterie destinate anche a rinnovabili, veicoli commerciali, autobus elettrici, navi, trasporto pubblico in generale e storage associato alle colonnine di ricarica.
In ogni caso l’Italia in Europa non brilla. Nella migliore delle ipotesi, piuttosto improbabile, nel paese si situerebbero tre strutture con una capacità totale di circa 60 gigawatt/ora. La sola Germania dovrebbe ospitare entro il 2027 ben 7 stabilimenti (tra cui il mega impianto di Tesla) per una capacità produttiva complessiva di 270 gigawatt/ora. Subito dopo l’Ungheria, con tre gigafactory con capacità complessiva di 157 gigawatt/ora. A seguire la Polonia: un solo impianto ma “monstre” da 115 gigawatt/ora. E poi la Gran Bretagna (due siti da 71 Gw/h), la Spagna con tre stabilimenti da 60 Gw/h in tutto, così come la Francia. Nel suo insieme l’Europa dovrebbe disporre tra 4 anni di una capacità di produrre batterie elettriche di oltre un Terawatt/ora (1,000 Gigawatt), Stati Uniti permettendo.