L’affidamento del Grand Hotel Miramare all’imprenditore Paolo Zagarella è stato “il vero disegno criminoso promosso da Falcomatà”. È quanto scrive la Corte d’Appello di Reggio Calabria nelle motivazioni della sentenza “Miramare”, emessa lo scorso novembre al termine del processo in cui, su richiesta dei sostituti procuratori Walter Ignazitto e Nicola De Caria, il sindaco “sospeso” Giuseppe Falcomatà è stato condannato per abuso d’ufficio a un anno di carcere. In primo grado gli era stato inflitto un anno e 4 mesi. Era il novembre 2021 e da allora, a causa della legge Severino, l’esponente del Partito democratico è sospeso dalla carica di sindaco del Comune e della Città metropolitana. Sempre per abuso d’ufficio sono stati giudicati colpevoli anche in Appello e condannati a 6 mesi di reclusione sette suoi ex assessori, ovvero Saverio Anghelone, Armando Neri, Rosanna Maria Nardi, Giuseppe Marino, Giovanni Muraca, Agata Quattrone e Antonino Zimbalatti, l’imprenditore Zagarella, l’ex segretario comunale Giovanna Antonia Acquaviva e l’ex dirigente Maria Luisa Spanò.

Il processo è nato da un’inchiesta sulle irregolarità nelle procedure di affidamento del Grand Hotel “Miramare” all’associazione “Il Sottoscala” gestita da Zagarella. Affidamento che sarebbe avvenuto, con una delibera di giunta, senza bando e senza nessuna procedura di evidenza pubblica. L’indagine ruotava proprio attorno al rapporto tra Falcomatà e l’imprenditore, lo stesso che, durante la campagna elettorale del 2014, aveva concesso gratuitamente i suoi locali per la segreteria del democrat. Impietose, a proposito, le considerazioni della Corte d’Appello, presieduta dal giudice Lucia Monaco (a latere Concettina Garreffa e Antonino Laganà) scritte nelle 52 pagine di sentenza: “Non v’è dubbio – si legge – che, con la delibera in esame, la Giunta comunale di fatto ha disposto l’affidamento dei servizi e dei locali del Miramare al di fuori del perimetro normativo eludendo la procedura ad evidenza pubblica e la valutazione comparativa di specifici progetti prevista per una maggiore garanzia del servizio di valorizzazione dell’immobile di interesse culturale”.

Se il sindaco oggi sospeso è stato il “regista e dominus della vicenda”, per i giudici di secondo grado non ci sono dubbi che l’affidamento del Miramare all’amico Zagarella è stato il “vero obiettivo del disegno criminoso promosso da Falcomatà”. Secondo la Corte d’Appello, infatti, “appare evidente l’interesse personale del Falcomatà al risultato della procedura relativa all’affidamento dei locali della prestigiosa struttura del Miramare in favore dell’amico Zagarella e ciò in quanto tale situazione se per un verso si traduceva in un immediato vantaggio economico per quest’ultimo per l’altro era suscettibile di volgere un tornaconto personale in favore dello stesso Falcomatà, quello di assicurarsi la propria base elettorale ed analogo appoggio politico alle successive tornate elettorali, oltre che un modo di ingraziarsi l’amico dimostrandogli riconoscenza, ricambiando il suo continuo sostegno e la sua incondizionata disponibilità”.

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