Da un lato la propaganda di Mosca, che ha diffuso dati ufficiali sui soldati morti o feriti l’ultima volta a settembre, riportando una cifra parziale. Dall’altro quella di Kiev, con lo stato maggiore che è arrivato a ipotizzare la morte di oltre 150mila russi sul campo di battaglia. La guerra in Ucraina è anche una guerra di cifre, in particolare sulle perdite subite dall’esercito di Vladimir Putin. Anche le inchieste realizzate da media indipendenti o i numeri forniti dall’Occidente, ultima in ordine di tempo la Nato, risultano distanti fra loro: la ragione principale è che ci sono pochissimi modi per avere informazioni affidabili. Nel complesso, le stime pubblicate da varie fonti ipotizzano dalle 100 a 280mila perdite totali dell’esercito di Mosca e tra i 30 e i 90mila morti. Ecco, un altro punto cruciale è saper leggere le cifre: le perdite infatti non equivalgono al numero dei decessi, ma sono la somma di morti, feriti e dispersi. Per questo il numero delle perdite è spesso molto alto: si definiscono tali tutti coloro che non potranno tornare a combattere per la Russia.

Le cifre di Mosca: poche e parziali
L’ultima volta che il ministero della Difesa di Mosca ha riferito delle perdite della parte russa nella guerra in Ucraina è stato nel settembre dello scorso anno: 5.937 persone. La maggior parte dei commentatori, sia dell’opposizione che filogovernativi, considera queste cifre grossolanamente sottostimate. Tuttavia, ci sono una serie di sfumature. Innanzitutto, bisogna capire che il ministero riferisce esclusivamente sul personale militare dell’esercito russo, mentre da parte russa, oltre ai soldati regolari, stanno combattendo la Guardia Nazionale, le truppe di polizia antisommossa (OMON) e dell’FSB, i volontari, i prigionieri e i cittadini mobilitati. Tutte queste perdite sono calcolate separatamente e non sono rese note.

Inoltre, le statistiche non includono i combattenti della cosiddetta “milizia popolare” delle “repubbliche popolari” di Donetsk e Luhansk, anche se è stato proprio lì che la popolazione maschile veniva reclutata attivamente nei primi mesi di guerra. Secondo i dati ufficiali, a dicembre 2022 le perdite solo nel Donetsk ammontavano a oltre 4mila morti e 17mila feriti. Allo stesso modo, il ministero della Difesa non riporta niente sulle compagnie militari private come Wagner, che ufficialmente non sono sotto la sua giurisdizione. La capacità di tracciare indipendentemente le perdite tra i mercenari è estremamente limitata, ma sulla base di un confronto tra i dati dell’organizzazione russa per i diritti dei detenuti Rus’ Sidyashchaya (“Russia in galera”) e l’intelligence occidentale, si può concludere che durante questa guerra, il gruppo Wagner ha avuto circa 30mila morti e feriti.

In secondo luogo, le autorità aggiungono i soldati all’elenco dei caduti in guerra solo se i loro corpi sono stati identificati utilizzando i test del Dna. A volte ciò non è possibile, ad esempio, se un soldato muore in un’esplosione o il suo corpo viene lasciato sul campo di battaglia. Considerando una notevole quantità di prove (fornite sia dai soldati stessi che dai filmati dal fronte) che spesso i militari russi non raccolgono i corpi dei loro colleghi morti, un numero sempre più grande di soldati rientra nella categoria dei “dispersi“. Non si sa nemmeno quanti corpi siano ancora negli obitori e quanti soldati rimangano negli ospedali o in cattività. Un’ampia indagine di Novaya Gazeta Europe conclude che un numero significativo di morti in questa guerra rimane non confermato e queste persone vengono elencate come disperse.

Le cifre di Kiev e l’inchiesta BBC-Mediazona
Lo stato maggiore dell’Ucraina già stima il numero di morti dalla parte della Russia a più di 150mila persone. Rimane il fatto però che entrambi i belligeranti, da un lato, manipolano e falsificano i dati e, dall’altro, non dispongono di informazioni esaustive. Allo stesso tempo, è piuttosto difficile calcolare quanti soldati hanno combattuto e stanno combattendo oggi da entrambe le parti. Il ministro della Difesa britannico Ben Wallace afferma che ora quasi l’intero esercito russo – il 97% – è in Ucraina (senza specificare però di quanti soldati si tratti). Per esempio, nel 2022 il personale militare delle Forze armate della Federazione Russa ammontava a 1,13 milioni di persone. Nel 2023 è stato aumentato fino a 1,15 milioni. Nel frattempo, il capo dell’intelligence ucraina, Kirill Budanov, ha riferito che alla fine di gennaio circa 326mila soldati russi stavano combattendo in Ucraina.

Per quanto riguarda la parte ucraina, in autunno il ministro della Difesa ucraino Oleksiy Reznikov ha affermato che il numero delle forze armate ucraine raggiunge le 700mila persone e l’intero settore della sicurezza e della difesa dell’Ucraina copre fino a 1 milione di persone. Quanto alle perdite ucraine, a settembre, il ministro della Difesa russo, Sergej Shoigu, ha affermato che dall’inizio dell’invasione le forze armate del nemico hanno perso 61.207 militari uccisi e altri 49.368 feriti, mentre le autorità ucraine due mesi dopo hanno dichiarato di aver perso molto meno, con 10-13mila militari morti. Domenica 6 marzo, inoltre, Reznikov, parlando al domenicale tedesco Bild am Sonntag, ha dichiarato che le perdite russe ammontano fino a 500 soldati morti e feriti ogni giorno nella battaglia per la conquista della città strategica di Bakhmut, nell’Ucraina orientale.

All’inizio di marzo, BBC insieme a Mediazona, un media russo indipendente che copre notizie soprattutto sul sistema giudiziario e penitenziario e sulle forze dell’ordine russe, sono riusciti a identificare, sulla base di fonti aperte, i nomi di circa 16mila soldati russi morti nella guerra in Ucraina. Si tratta solo dei dati che i giornalisti riescono a trovare e verificare sui media e sui social network: il più delle volte si tratta di notizie trovate sui giornali locali, dichiarazioni dei governatori regionali, post dei parenti o necrologi pubblicati dalle scuole dove i defunti avevano studiato. L’elenco comprende solo quei soldati sui quali è possibile stabilire se fossero soldati a contratto, volontari o mobilitati; purtroppo molti rapporti non contengono questa informazione. Poi, i calcoli non includono i soldati russi sepolti in Ucraina o dispersi. I giornalisti inoltre non tengono conto di coloro che combattono dalla parte della Russia come parte dei battaglioni “popolari” di Donetsk e Lugansk, ma ancora una volta, sulla base di fonti aperte, si può parlare della morte di almeno 7.100 soldati nelle due autoproclamate Repubbliche.

In altre parole, il numero reale delle vittime è chiaramente molto più alto. Secondo la stima più prudente, durante la guerra, la Russia potrebbe aver avuto più di 32mila morti e le perdite totali per l’esercito (morti, feriti e scomparsi) potrebbero essere di almeno 144.500 soldati. I giornalisti basano questo calcolo sulle osservazioni degli analisti statunitensi: per ogni soldato russo ucciso durante la guerra in Ucraina, in media, circa tre e mezzo rimangono feriti. Tenendo conto anche dei combattenti nel Donbass, BBC e Mediazona stimano che le perdite di coloro che combattono dalla parte della Russia possano superare le 46mila persone morte e, insieme ai feriti e ai dispersi, le 208mila persone.

Nello specifico, Mediazona è un giornale online fondato nel 2014 da Nadezhda Tolokonnikova e Maria Alyokhina, attiviste femministe e cantanti russe, membri del gruppo musicale Pussy Riot famoso per il suo scandaloso performance punk nella Cattedrale di Cristo Salvatore a Mosca. Mediazona copre notizie soprattutto sulla persecuzione dei russi per le loro opinioni politiche, sul sistema giudiziario e penitenziario e sulle forze dell’ordine in Russia. Il caporedattore è giornalista Sergey Smirnov, l’editore è Pyotr Verzilov, un artista russo, anche lui membro del gruppo Pussy Riot e del gruppo artistico di protesta Voina (“Guerra”). Tutti e quattro si sono espressi contro l’invasione dell’Ucraina e hanno lasciato il paese; in Russia sono perseguiti e riconosciuti come “agenti stranieri” dal governo russo. Nel 2021, Mediazona stessa ha ricevuto lo status del “agente straniero” per aver citato altri “agenti stranieri” (come i media Meduza, Radio Svoboda, Current Time), nonché per aver ricevuto denaro dalla pubblicità di Google.

I conteggi dell’EconomistMark Milley, ex capo di Stato maggiore americano, parlando a Politico ha riferito che in un solo giorno a Bakhmut hanno perso la vita 1200 soldati russi, mentre il think tank statunitense The Centre for Strategic and International Studies (csis) stima che i morti russi nel primo anno di guerra siano stati tra 60 e 70mila. Il settimanale britannico calcola che tra morti, feriti e dispersi, il totale per parte russa sia tra i 200mila e i 250mila. E osserva, citando l’intelligence di Londra, che tra fine gennaio e i primi di febbraio, i russi abbiano perso – tra morti e feriti – più di 800 militari al giorno. Numeri che sorpassano di gran lunga le perdite subite nella guerra in Cecenia, che ha visto morire tra “i 95 e i 185 soldati al mese tra il 1999 e il 2009”, contro i “8mile e i 5800” caduti in Ucraina.

Le cifre occidentali: una forbice molto ampia
Il Centro Studi Strategici e Internazionali (CSIS) fornisce una valutazione simile: tenendo conto delle compagnie militari private e dell’esercito di Donetsk e Luhansk, durante il primo anno dell’invasione le forze russe hanno perso irrimediabilmente tra le 200mila e le 250mila persone, considerando morti, feriti e scomparsi. Il Comandante supremo delle forze alleate della Nato in Europa parla degli stessi 200mila soldati russi morti o feriti, mentre il capo di Stato maggiore della Norvegia dice che le perdite dalla parte russa si avvicinano a 180mila. Secondo quanto emerso da un briefing con funzionari occidentali, citato dal Guardian, fra morti e feriti, i russi avrebbero perso 20-30mila uomini nel tentativo finora vano di conquistare Bakhmut, mentre le perdite ucraine, secondo queste fonti, sono “significativamente minori”. “Il tasso di morti della Wagner è significativamente più alto che nelle forze armate russe”, viene spiegato, ricordando che nelle forze regolari di Mosca vi sono in media un morto ogni tre feriti. Nel riportare le stime, il Guardian ricorda che in 20 anni di operazioni militare in Afghanistan, gli americani hanno avuto poco meno di 21mila soldati morti e feriti. E secondo la Nato, nella città assediata, le forze armate russe hanno perso cinque uomini ogni soldato ucraino ucciso. Il Comandante supremo delle forze alleate della Nato in Europa, il generale statunitense Christopher Cavoli, ha inoltre dichiarato che dall’inizio dell’invasione sono oltre 200mila i soldati russi morti o feriti. Finora, oltre 1.800 ufficiali russi sono stati uccisi o feriti e Mosca ha perso più di 2.000 carri armati, ha aggiunto Cavoli parlando a Der Spiegel, sottolineando che l’esercito russo spara più di 23mila proiettili di artiglieria al giorno. Secondo Kiev, dall’inizio della guerra la Russia ha perso 152.190 soldati, di cui 820 ieri.

Nel frattempo, i giornalisti russi notano che se per tutto il 2022 sono stati segnalati circa 250-300 morti ogni settimana, a gennaio questi numeri sono raddoppiati e hanno continuato a crescere a febbraio. Questa potrebbe essere una conseguenza dei continui tentativi della Russia di avanzare nel Donbass. Secondo i dati raccolti, quasi la metà di tutti i combattenti morti negli ultimi cinque mesi erano persone che fino a poco tempo fa non indossavano l’uniforme: volontari, mobilitati e prigionieri. Allo stesso tempo, i giornalisti registrano un costante aumento delle perdite tra le unità militari d’élite (paracadutisti, marines, Guardia Nazionale). Probabilmente, il comando ha iniziato a usarli più attivamente, sperando di raggiungere il successo nell’offensiva con il loro aiuto. In totale, dall’inizio dell’invasione, la Russia ha perso circa 1.800 ufficiali, il cui addestramento richiede almeno dai quattro ai sei anni.

Un’organizzazione investigativa indipendente Conflict Intelligence Team offre un’ampia forbice di stima delle perdite irrecuperabili (morti, feriti e scomparsi) russe in Ucraina: da 130mila a 270mila. Lo spiega sottolineando che ci sono pochissimi modi per estrarre informazioni affidabili, quindi l’intervallo di ipotesi diventerà inevitabilmente sempre più grande. In un modo o nell’altro, le stime pubblicate da fonti russe, ucraine e straniere vanno da 100 a 280mila perdite totali dell’esercito russo e da 30 a 90mila morti. In ogni caso, anche la più piccola di queste cifre supera di gran lunga il numero di perdite subite della Russia in entrambe le campagne cecene o nei 10 anni di guerra in Afghanistan. Sarebbero le perdite più grandi nella storia della Russia moderna.

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