La revoca della costituzione di parte civile della Presidenza del consiglio, azione perlopiù attesa, nel processo che da 4 anni (con almeno due anni e mezzo di stop) si celebra a Bari contro Silvio Berlusconi, non inciderà sul destino del procedimento che è stato già fortemente segnato da un’altra decisione. Quella presa dal Tribunale ormai il 20 gennaio scorso – ma a un anno dalla richiesta della difesa – sull’inutilizzabilità delle intercettazioni telefoniche trascritte nel processo. L’avvocato Roberto Eustachio Sisto, che con Federico Cecconi sostiene la difesa, aveva spiegato che quelle conversazioni fossero inutilizzabili perché “disposte per fatti diversi da quelli di cui oggi si discute e rispetto ai quali non c’è nessun link”. Ma le intercettazioni, acquisite nell’ambito di un’indagine della procura di Napoli su una ipotizzata corruzione internazionale in Finmeccanica, secondo i pm dimostravano il giro di denaro e non solo. La giudice Valentina Tripladi aveva però accolto la richiesta dei legali dell’ex premier e le conversazioni sono state estromesse. Una sorta di deja vù del processo milanese per il caso Ruby dove l’istanza dei difensori, accolta un anno e mezzo dopo, sull’inutilizzabilità delle dichiarazioni delle ospiti di Arcore, ha segnato il finale del procedimento. Anche nel processo milanese – conclusosi con l’assoluzione degli imputati e tre prescrizioni – quando i giochi erano ormai fatti, era arrivata la revoca da parte dell’Avvocatura dello Stato della costituzione. Anche a Bari, come a Milano, la motivazione della costituzione era il danno di immagine.
Il leader di Forza è imputato per induzione a mentire e per aver pagato, secondo l’accusa, le bugie dette dall’imprenditore barese Gianpaolo Tarantini ai pm che indagavano sulle escort portate tra il 2008 e il 2009 nelle residenze dell’allora presidente del Consiglio dei ministri. Sul fatto che le giovani donne che l’imprenditore portava a Palazzo Grazioli fossero prostitute non c’è, invece, alcun dubbio. L’imprenditore è stato condannato definitivamente a due anni e dieci mesi per aver portato avanti una frenetica attività mirata a soddisfare i desiderata dell’ex premier” con donne che “si muovevano nell’esclusiva prospettiva di elargizioni economiche”.
Ma cosa si leggeva nelle intercettazioni, eseguite dalla Guardia di finanza, estromesse dal dibattimento? Per esempio che le ragazze che passavano la notte a palazzo Grazioli con Silvio Berlusconi erano “foraggiatissime” come diceva lo stesso ex Cavaliere parlando al telefono con Tarantini in una conversazione del 17 ottobre 2008. “Guarda che hanno tutto per pagarsi tutto da sole queste qua eh” diceva l’allora presidente del Consiglio, rispondendo a Tarantini che parlava di costi da rimborsare alle donne che portava alle serate romane e che ha sempre negato che Berlusconi sapesse che erano pagate. Un’altra delle intercettazioni che erano state lette in aula, durante la testimonianza di un ufficiale delle Fiamme Gialle, faceva riferimento alla proposta di Berlusconi di invitare alla cena del 23 settembre 2008 a Palazzo Grazioli anche Carlo Rossella, all’epoca presidente di Medusa e Fabrizio Del Noce, ex direttore di Raiuno e responsabile di tutta la fiction Rai, “così le ragazze sentono che c’è qualcuno che ha il potere di farle lavorare”. Secondo la Procura, quindi, Tarantini avrebbe mentito in cambio di “vantaggi” come i contatti, ottenuti tramite Berlusconi, che l’imprenditore barese di cui avrebbe potuto usufruire con l’allora capo della Protezione civile Guido Bertolaso e poi con Finmeccanica attraverso l’allora presidente Pier Francesco Guarguaglini. Prospettive di affari svanite nell’estate 2009, dopo le rivelazioni di Patrizia D’Addario. Insomma con l’esclusione delle conversazioni la procura si troverà con le armi spuntate per gli interrogatori: in calendario quello Lavitola (che oggi ha presentato un certificato medico ed è stato riconvocato per il prossimo 31 marzo), Bertolaso, Guarguaglini e Paolo Berlusconi, fratello del premier.