A elencare le preoccupazioni relative alle piantagioni da cui si ottiene una delle bevande più diffuse al mondo, uno studio, pubblicato sulla rivista Plos Climate, condotto dagli scienziati della Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation (CSIRO) Oceans & Atmosphere.
Il cambiamento climatico di origine antropica solleva numerose preoccupazioni in moltissimi ambiti, che spaziano dalla salute umana fino alla resilienza delle coltivazioni, molte delle quali potrebbero subire serie conseguenze a causa dell’aumento delle temperature medie. Tra i prodotti più comuni e rilevanti per le economie mondiali, il caffè non è esente da questi rischi. A elencare le preoccupazioni relative alle piantagioni da cui si ottiene una delle bevande più diffuse al mondo, uno studio, pubblicato sulla rivista Plos Climate, condotto dagli scienziati della Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation (CSIRO) Oceans & Atmosphere.
Il gruppo di ricerca, guidato da Doug Richardson, ha esaminato la vulnerabilità delle piante di caffè, considerando la correlazione tra il cambiamento climatico antropogenico e i rischi delle coltivazioni da cui si ricavano le diverse varietà. Le piantagioni di caffè, spiegano gli esperti, sono notoriamente sensibili alla variabilità e ai cambiamenti climatici. Gli effetti delle oscillazioni di temperatura, però, non sono del tutto chiari, specialmente a livello di località. In generale, spiegano gli autori, ci sono due modi in cui il clima influenza la coltivazione del caffè. In primo luogo, la climatologia locale determina l’idoneità di una regione alla coltivazione del caffè. L’intervallo ottimale di temperatura annuale per il benessere di queste specie vegetali oscilla tra i 18 e i 22 °C per la varietà Arabica e tra 22 e 28 ° C per la Robusta. Allo stesso tempo, le precipitazioni dovrebbero restare nell’intervallo compreso tra 1400 e 2000 millimetri all’anno e 2000 e 2500 millimetri all’anno rispettivamente per le due qualità. Scostamenti significativi da queste condizioni potrebbero rendere un’area inadatta alla coltivazione di caffè.
Allo stesso tempo, però, il clima può alterare la coltivazione del caffè attraverso gli impatti della variabilità interannuale sul ciclo di produzione annuale e sulle rese. Questo significa che le ondate di caldo, i periodi particolarmente siccitosi, l’aumento della frequenza di gelate o gli episodi associati alle inondazioni possono influenzare la resa del caffè. Gli scienziati hanno valutato come alcune delle oscillazioni climatiche come la El Niño Southern Oscillation (ENSO) possano influenzare negativamente le piantagioni di caffè. I ricercatori hanno condotto un’analisi sistematica considerando i dati relativi alle 12 principali regioni produttrici di caffè dal 1980 al 2020. In particolare, gli studiosi hanno identificato 12 rischi climatici che possono minacciare le colture. Tra i fattori più influenti, gli esperti hanno valutato ad esempio il superamento delle temperature massime giornaliere che le colture possono tollerare e le precipitazioni medie annuali caratteristiche di una determinata area.
Stando a quanto emerge dall’indagine, nei quattro decenni considerati, il numero di pericoli climatici ed eventi complessi associati a esiti peggiori per le piante di caffè è aumentato in ognuna delle 12 regioni esaminate. Anche la tipologia di rischi risulta alterata, passando da condizioni climatiche eccessivamente fredde a temperature notevolmente superiori alla media. Gli esperti sottolineano che sarà fondamentale condurre ulteriori approfondimenti per comprendere quali adattamenti potrebbero proteggere le coltivazioni in modo efficace. “I nostri risultati – scrivono gli esperti – suggeriscono che l’oscillazione El Niño rappresenta il fattore principale alla base della variabilità degli eventi climatici compositi, sia a livello globale che su scala locale”. “Il rischio sistemico per le coltivazioni di caffè – continuano gli autori – potrebbe influenzare negativamente il commercio, specialmente per le economie che si fondano sulla produzione e l’esportazione di questo importante prodotto”.
Le proiezioni e i modelli attuali, inoltre, suggeriscono un aumento continuo delle temperature, specialmente nei tropici, il che potrebbe esacerbare i pericoli che le piantagioni di caffè sperimenteranno nel prossimo futuro. “Dal 1980 – concludono gli scienziati – la produzione globale di caffè è diventata sempre più a rischio di fallimenti sincronizzati dei raccolti, che possono essere guidati da rischi climatici che colpiscono contemporaneamente più aree chiave di produzione. Secondo le stime attuali, in effetti, i terreni adatti alla coltivazione del caffè potrebbero calare fino al 50 per cento”.
Valentina di Paola