“Castel dell’Ovo è chiuso al pubblico dal 9 gennaio 2023 fino a data da destinarsi per lavori di ristrutturazione”. Sul portale del Comune di Napoli le informazioni sulla fruibilità di uno degli elementi che spiccano maggiormente nel panorama del Golfo, non offrono speranze. Una chiusura senza prospettive che segue altre chiusure temporanee che si sono susseguite dal 12 febbraio al 9 marzo 2022. Nuovamente dal 14 aprile all’8 maggio, “a seguito del distacco di alcune pietre della facciata, in attesa della messa in sicurezza”. Quindi il 13 e il 14 settembre “per lavori urgenti di messa in sicurezza”. Ancora, dal 19 al 21 ottobre “per interventi di manutenzione”. Una storia recente, colma di incertezze. Che il monumento non merita per la sua rilevanza, storica e architettonica, che lo rendono uno dei luoghi identificativi di Napoli. Non solo per la leggendaria origine connessa al poeta latino Virgilio che avrebbe nascosto nelle segrete di un edificio esistente nell’area un uovo magico. Neppure per i pochi resti dell’insediamento dei monaci basiliani documentati per il 1128. Ma, soprattutto per la struttura realizzata nel 1140 da Ruggero il Normanno. Struttura che contribuirono a fortificare proprio i Normanni e poi, nel 1222, Federico II e alla quale apportò delle modifiche Alfonso d’Aragona nella prima metà del Quattrocento. Struttura, tante volte “ferita”. Da terremoti, saccheggi, bombardamenti e perfino da parziali demolizioni. Struttura che prima di diventare un luogo della cultura è stata adibita nel tempo a funzioni differenti, da residenza reale a prigione. Da avamposto militare ad abitazione di alcune famiglie di militari.
Una architettura che racconta tante storie. Con le sue pietre, ma anche con le numerose fonti che ne documentano le vicende. “Castel dell’Ovo con il Borgo Marinari è un luogo spettacolare, uno dei più belli d’Italia, che va insieme valorizzato e difeso perché bisogna evitare che i grandi flussi turistici tolgano l’autenticità del luogo”, aveva detto l’11 maggio 2022 l’allora ministro della Cultura, Dario Franceschini rispondendo ad una interrogazione della deputata di LeU, Rina De Lorenzo, che chiedeva “risolvere le problematiche conservative di questo monumento, sottoposto a vincolo storico e archeologico”. Il ministro prometteva un finanziamento cospicuo. Che c’è stato. Almeno da luglio 2021 quando il Patto per lo Sviluppo della Città di Napoli, firmato il 26 ottobre 2016 dal Presidente del Consiglio dei Ministri e dal Sindaco metropolitano, il quale prevedeva la “Riqualificazione e Valorizzazione di Castel dell’Ovo”, è stato convertito in Piano Sviluppo e Coesione Città di Napoli.
Interventi costati 8 milioni di euro. Da quel momento l’iter burocratico ha preso avvio. A dicembre 2021 la Giunta comunale ha approvato il progetto di fattibilità tecnica ed economica. A marzo 2022 con determinazione del dirigente del Servizio valorizzazione della città storica è stata indetta la gara per l’affidamento dei Servizi di ingegneria e architettura relativi alla progettazione esecutiva, alla direzione lavori, al coordinamento della sicurezza, per un importo a base di gara di 742.510,00 euro, di cui 100.00,00 per lo svolgimento di rilievi e indagini. Ad ottobre, aggiudicata la gara in favore Costituendo RTP SAB s.r.l., AR PROJECT soc. coop e ARCHEO ED s.r.l., per l’importo di aggiudicazione, al netto del ribasso offerto del 36,69%, pari a 470.816.88 euro. A novembre ogni verifica è fatta. Ma i lavori non partono. Per questo il castello è costretto alla chiusura. Chissà fino a quando. Con i turisti, incantati ma anche delusi. Nel 1871, un progetto dell’Associazione degli scienziati letterati e artisti prevedeva l’abbattimento del castello per far posto ad un nuovo rione: da una cancellazione scampata ad oggi, con una fruibilità interrotta.