Le cinquine che interesseranno di più i media europei (e cinéphile) vanno da quelle del Miglior film internazionale a quelle delle Sceneggiature (originale e adattata), e perché no per il Miglior Documentario, Film d’animazione e non per ultimo Miglior colonna sonora, con “l’allegata” miglior canzone
C’è un nome che l’Italia desidera sentir celebrato domenica notte. Ed è quello di Alice Rohrwacher candidata per – ma soprattutto “con” – le sue Pupille come miglior cortometraggio live action. La speranza alla vigilia è giustamente accompagnata da scaramanzie ma anche, ragionevolmente, dal supporto non indifferente a Hollywood dell’amatissimo Alfoso Cuaron (produttore) e di Disney (committente). A latere di un’attesa tricolore tutta al femminile, le cinquine che interesseranno di più i media europei (e cinéphile) vanno da quelle del Miglior film internazionale a quelle delle Sceneggiature (originale e adattata), e perché no per il Miglior Documentario, Film d’animazione e non per ultimo Miglior colonna sonora, con “l’allegata” miglior canzone.
Partendo proprio dall’opera “straniera” per gli americani (che in realtà è legata più alla lingua straniera che non altro, ma ormai si chiama Best International Film) il titolo più smaccatamente forte d’annata è il tedesco Im Westen nichts Neues (Niente di nuovo sul fronte occidentale) di Edward Berger, nuovo adattamento dal celebre e omonimo romanzo di Erich Maria Remarque del 1928, ma il primo in lingua tedesca, che Netflix ha fatto proprio con doverosa e potente promozione. Un war movie devastante, realisticamente cruento e dunque un inno alla pace di cui tanto si sente il bisogno oggi come non mai. Pesante di nove candidature (tra cui anche Miglior film), ma anche di diversi riconoscimenti tra cui svariati BAFTA, il dramma epico di Berger dovrebbe scansare in lunghezza gli avversari (l’argentino Argentina, 1985, il belga Close, il polacco EO e l’irlandese in celtico The Quiet Girl) e forse guadagnarsi anche qualche altra statuetta, come quella del suono (impressionante) e scenografia, fermo restante che se la deve giocare con giganti quali Avatar 2, Babylon ed Elvis, tutti filmoni scenograficamente grandiosi.
Anche l’Oscar per la sceneggiatura adattata potrebbe parlare tedesco con il permesso, però, di una candidata agguerrita, ovvero Sarah Polley che ha magnificamente adattato Women Talking di Miriam Toews, curandone poi una solida regia. Il film è anche candidato come Best Picture. Sul fronte non più occidentale ma della sceneggiatura originale ad avere la meglio sarà (auspicabilmente) lo splendido The Banshees of Inisherin (Gli spiriti dell’isola) di Martin McDonagh. Il dramma tragicomico dell’amicizia in frantumi tra due uomini della brughiera irlandese nel 1923 vanta 9 nomination, e potrebbe farcela come alla Mostra di Venezia proprio nell’adattamento in sceneggiatura che McDonagh ha elaborato dalla propria piéce teatrale mai andata in scena, così come il candidato da attore protagonista Colin Farrell.
Tra i documentari non è solo il dramma dell’invasione russa in Ucraina a far immaginare che vincerà Navalny del canadese Daniel Roher: lo è anche la qualità dell’opera, condotta con estrema difficoltà a seguire le vicende incredibili del maggior dissidente e avversario politico di Putin, tuttora in carcere. Il film dovrebbe e potrebbe sovrastare anche sull’attuale Leone d’oro vinto da Laura Poitras, All the Beauty and the Bloodshed. Alleggerendo i toni, il mondo dell’animazione dovrebbe portare in trionfo il Pinocchio di Guillermo del Toro, uno dei gioielli di Netflix e che porterebbe alla piattaforma americana la sua prima statuetta “animata”. Quanto a musica e canzone, la gara sembra più che mai aperta. I motivi sono molteplici. Da una parte, la vittoria ai BAFTA e Variety “prevedono” la Statuetta alla sincopata e modernissima sinfonia bellica composta da Volker Bertelmann per Niente di nuovo sul fronte occidentale, dall’altra i romantici immaginano che il leggendario 91enne John Williams possa guadagnarsi il suo sesto Oscar, in questo caso per The Fabelmans del sodale e amico Spielberg. E poi c’è il grande musicista da musical Justin Hurwitz che per Chazelle ha composto ogni soundtrack e dunque anche quella di Babylon. Meno probabili, ma chissà, potrebbero essere i primi per Son Lux di Everything Everywhere All at Once e Carter Burwell per Gli spiriti dell’isola. Sulla canzone, gli scommettitori e anche Variety, puntano a Naatu Naatu cantata in lingua Telugu dagli indiani Kala Bhairava, M. M. Keeravani, Rahul Sipligunj nel kolossal RRR.