Le dichiarazioni di Ana Gomes contro Gilles Pargneaux sono contenute in uno speciale pubblicato dal quotidiano belga Le Soir e dai reporter investigativi di Radio France. Il francese però replica: "Non ho difeso gli interessi del Marocco"
Si allarga l’inchiesta Qatargate su presunte mazzette intascate da europarlamentari per sponsorizzare paesi stranieri poco attenti ai diritti civili? mentre si attende nei prossimi giorni il verdetto sull’istanza di ricusazione del giudice istruttore Michael Claise, accusato di parzialità dal deputato Marc Tarabella, i giornalisti del quotidiano belga Le Soir e i reporter investigativi di Radio France hanno pubblicato le accuse dall’eurodepuatat portoghese Ana Gomes nei confronti del francese Gilles Pargneaux. L’uomo, anche lui ex deputato, sarebbe stato “un agente del Marocco” assoldato per influenzare le decisioni del Parlamento europeo. Fino al 2019, stando a quanto riportano le due testate in uno speciale, la diplomazia marocchina avrebbe avuto la possibilità di poter contare su due eurodeputati: ovvero Panzeri – arrestato lo scorso dicembre e ora collaboratore degli inquirenti – e Pargneaux. Il francese, co-fondatore dell’associazione EuroMedA per il dialogo Europa-Mediterraneo-Africa e a capo per alcuni anni del gruppo di amicizia Ue-Marocco, “ha mostrato di essere un agente del Marocco. Di tanto in tanto si presentava persino come consigliere di Sua Maestà il Re. Certo, non parlava del re di Francia…”, sostiene Gomes. I giornalisti hanno altre fonti, che sotto la condizione di anonimato, hanno confermato queste affermazioni.
Dichiarazioni smentite da Pargneaux, che nega ogni legame formale con Rabat e replica di aver mai incontrato o visto il re personalmente. “Non ho difeso gli interessi del Marocco”, ha replicato il francese, originario del piccolo comune di Harcigny, intenzionato a sporgere denuncia contro l’ex compagna di partito. “Ovviamente – ha spiegato ancora -, quando eravamo in Marocco siamo stati accolti come qualsiasi delegazione dalle autorità marocchine”, ma “contrariamente a quanto dice la signora Gomes, non siamo mai andati in un hotel a cinque stelle” nel viaggio “a Laayoune”, nel Sahara occidentale, una regione contesa dal Marocco che ne rivendica la sovranità. Si trattava di “viaggi di lavoro”, ha precisato il politico.
Intanto – secondo il Financial Times – l’indagine si è estesa alla Turchia. Tra il 2019 e il 2021 un importante avvocato turco, Hakan Camuz, che lavora a Londra avrebbe versato 75mila euro alla società Equality di Milano che faceva capo a Panzeri e al suo braccio destro Francesco Giorgi, compagno dell’ex vicepresidente del Parlamento europeo Eva Kaili. Altri 200mila euro sarebbero stati versati da un’altra società turca nel 2018. Il consulente legale turco vicino al presidente Recep Tayyip Erdogan, intervistato dal quotidiano britannico, ha affermato di aver stipulato “contratti di consulenza” con Equality per “servizi di lobbying etico” che includevano risoluzioni che condannavano i crimini di guerra in Siria e Yemen, l’agevolazione di incontri con altri deputati al Parlamento europeo, eventi pubblici a Bruxelles, interrogazioni parlamentari e la garanzia di finanziamenti Ue per le sue cause di beneficenza. Camuz si è detto “devastato” dalle accuse fatte a suo carico dallo stesso Giorgi nel corso delle sue deposizioni agli inquirenti, e ha negato di essere mai stato a conoscenza di illeciti da parte di Giorgi e Panzeri, riferendo di stare valutando la possibilità di intraprendere un’azione legale contro l’assistente parlamentare. “Abbiamo fatto un accordo pensando che stessimo parlando con un’entità legittima che ci avrebbe aiutato a sensibilizzare sui casi di cui ci occupiamo”, ha sottolineato.