Non proprio in punta di fioretto, la scherma spacca la geopolitica dello sport mondiale: è la prima disciplina – dal 28 febbraio 2022, dalle sanzioni prese allora praticamente all’unanimità – a riammettere gli atleti russi (e bielorussi) alle gare internazionali. Come aveva timidamente proposto il Cio, auspicato Mosca e negato in maniera categorica l’Ucraina e gli altri Paesi occidentali. E il caso ora rischia proprio di scoppiare da noi, in Italia, perché gli Europei di scherma a Milano, in calendario a luglio, saranno la prima grande manifestazione con le nuove regole. Ammesso che passino.
Non c’è pace, nemmeno nello sport. Il conflitto in Ucraina continua a tormentare gli organizzatori. Tutti sempre alle prese con lo stesso dilemma: lo spirito sportivo dovrebbe riappacificare, seguire i principi della carta olimpica secondo cui nessuno può essere discriminato per la propria nazionalità; oppure è impossibile voltarsi dall’altra parte, ignorare la guerra e riabbracciare gli atleti russi, tanto più che il legame tra sport e politica a Mosca è quasi inscindibile, gli atleti sono spesso in forza ai gruppi militari (come del resto anche in Italia) e i dirigenti espressione del governo? All’inizio la risposta è stata quasi obbligata: bando per squadre e anche atleti individuali nelle gare internazionali, suggerito proprio dal Cio. Più il tempo passa, però, e più la situazione si fa pesante, si cerca una soluzione, anche perché si avvicinano le Olimpiadi di Parigi 2024 e una prospettiva di Giochi senza la Russia non conviene a nessuno, né sportivamente, né forse soprattutto economicamente.
Era questo lo spirito con cui qualche settimana fa il Comitato Olimpico Internazionale aveva provato ad aprire uno spiraglio, proponendo la riammissione in gara senza bandiera e con una sorta di neutralità, alla stregua dei rifugiati. Ipotesi che non è piaciuta a nessuno, da Mosca che non accetterebbe una simile umiliazione, a Kiev, pronta a minacciare il boicottaggio col sostegno del mondo occidentale, con una lettera firmata dai governi di 34 Paesi (compresa l’Italia). Sembrava finita lì, invece la mossa della scherma apre ufficialmente il caso. La Federazione Mondiale ha votato a colpi di maggioranza (89 a favore, 46 contrari, un’astensione) il via libera agli schermidori russi e bielorussi “nel rispetto delle condizioni di neutralità e di idoneità individuale” individuate dal Cio. Mentre al contempo ha respinto il tentativo dell’Ucraina di rinviare almeno la decisione. Pur lasciando l’ultima parola al Cio, la scherma si è quindi detta pronta a riammettere in gara gli atleti russi. È la prima Federazione in assoluto a farlo.
E non è un caso che a spaccare il fronte sia stata proprio la scherma. Disciplina di cui la Russia è storicamente una delle regine, ma soprattutto è stata a lungo capobastone. La Federazione Mondiale fino al 2022 era presieduta da Alisher Usmanov, e in fondo lo è ancora visto che il potente oligarca russo si è solo autosospeso per le sanzioni, passando l’interim al suo vice, il greco Katsiadakis, ma non ha rinunciato al suo ruolo, tantomeno ai suoi rapporti con l’apparato e le sue influenze. Origini uzbeke, 68 anni, un patrimonio personale tra i 15 e i 20 miliardi di dollari, Usmanov è considerato da sempre vicino a Putin (infatti stato colpito dalle sanzioni), ed è senza timori di smentita amico personale del grande capo del Cio, Thomas Bach, a cui si era già rivolto per chiedere di essere reinsediato. Ora la sua vecchia Federazione riapre ai russi, facendo un favore al governo di Mosca, che infatti ha già ringraziato. A dimostrazione che la rete di rapporti costruita dalla Russia nel mondo dello sport negli ultimi 20 anni è ancora forte.
L’Italia ha seguito la linea con prudenza: “La Fie ha specificato che l’ultima parola spetterà al Cio, posizione che la Federazione Italiana Scherma ha coerentemente sostenuto fin dall’inizio”, spiega il presidente Paolo Azzi. Ma la beffa è che le polemiche rischiano di riguardarci direttamente: la riammissione dovrebbe scattare in tarda primavera, in tempo per l’inizio dei tornei di qualificazione olimpica e soprattutto degli Europei di Milano 2023, a luglio. La prima grande manifestazione con i russi di nuovo in gara. Per molto meno, l’anno scorso gli Internazionali di tennis al Foro Italico erano diventati un caso politico.
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