Per la maggior parte dei piccoli imprenditori il networking – vale a dire la creazione di un tessuto di contatti personali che fornisca supporto, feedback, intuizioni e risorse – è una perdita di tempo, uno sgradevole compito di scambiarsi favori con degli estranei, un lusso che non si possono permettere: ci sono i problemi quotidiani da risolvere e l’unico modo per tornare casa dalla propria famiglia ad un’ora decente consiste nel chiudersi letteralmente in ufficio con minimi contatti con il mondo esterno.
In effetti molti riconoscono che il networking è un’attività essenziale per ogni imprenditore ambizioso. In realtà, è un requisito importante anche per coloro che puntano solo a fare bene il proprio lavoro. Un momento fondamentale per farsi strada in quella che chiamiamo leadership transition, quel punto di svolta nel processo di crescita della loro azienda in cui devono riconsiderare se stessi e il proprio ruolo.
C’è anche qualcuno che ritiene che sia una realtà sgradevole. Credono che farsi strada con le relazioni significhi “sfruttare delle conoscenze” invece che “utilizzare le proprie conoscenze”, ossia un modo ipocrita, se non scorretto, di fare le cose.
Ma anche le persone che capiscono che il networking è una parte necessaria e legittima del loro lavoro possono essere scoraggiate dai risultati, per il fatto che lo fanno in modo troppo limitato e non sistematicamente. Per il piccolo imprenditore non è una attività strategica.
Nella mia esperienza ho osservato, in quelle realtà, tre diverse forme di networking: operativo, personale e strategico.
Il networking operativo ha lo scopo di fare in modo che una persona svolga i compiti assegnati nel modo più efficiente. Richiede di coltivare relazioni più forti con colleghi che hanno know-how e competenze necessarie a svolgere quel lavoro in quel settore. L’unico tipo di networking che i piccoli imprenditori sviluppano con costanza
Il networking personale coinvolge, invece, spiriti affini dal di fuori dell’organizzazione in uno sforzo individuale per apprendere e cogliere opportunità finalizzate all’avanzamento personale. Qualora gli imprenditori si accorgono dei limiti delle proprie capacità di relazionarsi nel sociale, come la mancanza di competenza in campi professionali diversi dal loro e la difficoltà nel trovare argomenti in comune con le persone al di fuori della cerchia usuale, dovrebbero acquisire nuove prospettive e nuove visione stabilendo relazioni più confidenziali ed extra lavorative con i professionisti che seguono l’azienda, praticando hobbies che prevedono momenti conviviali. Ma la maggior parte si chiede perché dovrebbe sprecare del tempo prezioso in un attività correlata al lavoro in maniera così indiretta? E desiste.
Il networking strategico, infine, mette gli strumenti del networking al servizio degli obiettivi dell’azienda. A questo livello, l’imprenditore crea il tipo di network capace di aiutare a scoprire nuove opportunità di business per l’azienda. Quando i piccoli imprenditori iniziano la delicata transizione da capi di officina o bottega a leader di azienda devono iniziare a preoccuparsi di importanti questioni strategiche. Ed in questo caso si possono prendere due piccioni con una fava. Il network strategico pone, infatti, l’imprenditore in fase di sviluppo in una rete di relazioni e fonti di informazioni che insieme racchiudono il potere per realizzare gli obiettivi personali e dell’organizzazione. Confrontarsi, per il tramite dei propri consulenti con i CEO di aziende di altri settori, aderire ad associazioni professionali non è, come affermano coloro che rifiutano questa attività, un lavoro “politico” ma si tratta, qualora non abbagliati dai loro deliri di onnipotenza, di riconoscere la propria dipendenza dagli altri chiedendo “aiuto” e cercando di trasformarla in influenza reciproca per lo sviluppo della propria azienda e del relativo business.
La capacità di elevarsi a questo livello di networking si sta ormai rivelando un test chiave di leadership e di crescita. Le aziende spesso riconoscono il valore dei network e creano programmi specifici per rafforzarli, ma di solito questi programmi durano poco.
Assumere consapevolezza di questi limiti comporta che imparare le skills di networking strategico sarà utile a chi aspira a diventare un leader sociale e sarà anche utile agli obiettivi dell’azienda.