Scoop di Libero: hanno hackerato il profilo del ministro, chiamate i servizi. Non trovando argomenti o giornali seri che la difendano, la ministra Calderone – che martedì in aula lascia l’incombenza al sottosegretario Mantovano – riceve soccorso dalla stampa “amica”. Italia Oggi gridava alla gogna evocando addirittura Marco Biagi; salvo omettere che da anni i consulenti del lavoro guidati dal marito Rosario De Luca curano pagine del quotidiano economico. Da incorniciare l’arringa del foglio di Feltri che ieri ha accreditato addirittura un attacco informatico all’enciclopedia online per inserire la falsa laurea a Cagliari utile alla “campagna del Fatto per destabilizzare il ministro”. Ma è solo grazie alle “balle del Fatto” che ora la pagina riporta il vero titolo, mai dichiarato dalla ministra, conseguito alla Link Campus University, quella dei vertici alla sbarra per gli “esami facili”, dove per altro ha investito 15 milioni di euro dei consulenti del lavoro. L’allarme in forma di velina non è firmato da un giornalista, probabilmente è uno pseudonimo. Tanto era convinto della linea di difesa.

Ad aprire le danze è stata “Italia Oggi”. Il 18 febbraio, cioè l’indomani del primo articolo, con un “primo piano” grida alla “colata di fango sul ministro e sulla categoria professionale”. La difesa in conto terzi trincera dietro incolpevoli professionisti le presunte malefatte dei vertici, anche quando non vanno proprio a loro vantaggio. Di più, arriva ad evocare il fantasma di Marco Biagi (“Fermarsi prima che le parole sguaiate diventino proiettili è un dovere civile”). La sortita è tanto urgente da non dar conto al lettore di un dettaglio: da anni l’organismo guidato da De Luca cura le due pagine di Italia Oggi del martedì.

“Guai a toccare l’assegno pentastellato, si finisce nel tritacarne del grillino Travaglio”, recitava ieri il foglio di Feltri. C’è da sperare non sia questa la solfa che sarà servita martedì prossimo ai parlamentari di opposizione che, sulla scia delle rivelazioni del Fatto e delle mancate spiegazioni della ministra, le hanno chiesto di rispondere dei presunti conflitti di interessi e della gestione del Consiglio nazionale del lavoro che ha presieduto per 18 anni (ora guidato dal marito). La Calderone non ci mette la faccia: come raccontato dal Fatto sarà il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano a rispondere al fuoco di fila di interrogazioni. Nel frattempo però, altra stampa “amica” indossa l’elmetto.

Pur di accreditare “balle del Fatto su Calderone” l’articolo di Libero riesce a sostenere che un’indagine “non esiste”. Ne sarà sollevato il vice procuratore generale della Corte dei Conti Massimo Perin che – lo ha confermato lui stesso al Fatto – ha raccolto una serie di esposti depositati a partire dal 2019 (l’ultimo risale allo scorso dicembre), li ha ritenuti “suscettibili di approfondimento” tanto da aver poi delegato le Fiamme Gialle a indagare. Domande non ce ne sono, soltanto certezze: le due fondazioni? Non sono state create ad arte per contenere i dipendenti sotto la soglia dei 15 e poterne disporre così più liberamente. Lo sa lui, non il giudice che è ancora chiamato ad appurarlo sulla base di un licenziamento impugnato per questa ragione.

Ma il legale travestito da giornalista fa di più. Citando il caso della laurea fantasma, quella che mai la ministra dichiara nei suoi cv, accredita l’incredibile: “forse per creare il caso, dopo mezz’ora dall’annuncio dell’incarico qualcuno ha hackerato la pagina del ministro inserendo una laurea a Cagliari in realtà mai conseguita quasi a favorire, guarda un po’, il sedicente scoop del Fatto”. Insomma, tra un attacco alla Nato e l’altro, degli hacker, forse russi forse cinesi, avrebbero agito ai danni del ministro. La notizia è clamorosa. Strano non trovarne traccia altrove, all’Aisi non risulta nulla. Tocca affidarsi a Wikiepdia, che risponde l’ovvio: “La piattaforma è opensource, chiunque può modificarla e dunque non servono attacchi per veicolare informazioni errate. Delle modifiche che vengono via via apportate a una voce poi resta traccia nella cronologia che si può consultare liberamente”.

E infatti, finalmente, solo grazie alle “balle del Fatto” la pagina riporta ora correttamente il vero titolo conseguito. Non a Cagliari come riportavano anche La Stampa, Il Giornale e altri, ma a Roma. L’autore non si chiede, giustamente, perché mai la Calderone non lo dichiarasse mai nei suoi curricola (da Finmeccanica al profilo sul sito del ministero), a fronte non di una ma di due lauree conseguite alla Link Campus University, esamificio per eccellenza coi vertici ancora alla sbarra per “lauree facili”. E ancora, perché mai abbia risposto picche alla richiesta del Fatto di consultare il libretto telematico degli esami. Lo avranno cancellato i temibili hacker.

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