di Dante Nicola Faraoni

Il 23 febbraio l’assemblea generale dell’Onu ha votato l’ennesima risoluzione che condanna l’aggressione della Russia all’Ucraina. L’Onu è certamente un organismo planetario, ma non ha poteri. L’Assemblea generale dell’Onu è dotata solo di potere indicativo e opera attraverso delle risoluzioni che hanno valore prevalentemente morale, ma non attuativo. Ci sarebbe il Consiglio di Sicurezza, ma con il diritto di veto è quasi impossibile ottenere l’unanimità. Questo è il grande dilemma dell’apertura di veri trattati di pace per l’Ucraina. Con la globalizzazione gli interscambi commerciali, culturali e sociali si sono velocizzati, ma anche le controversie e le rivendicazioni del rispetto dei diritti sono aumentate sfociando in conflitti e guerre.

Per questo motivo la riforma dell’Onu è urgente e necessaria. Dobbiamo pretendere che le nostre autorità trasformino in fatti concreti i valori umani e universali che questa istituzione dovrebbe rappresentare. L’Onu non ha potere legislativo, non ha nemmeno potere esecutivo. Ha una Carta dei Diritti, ma per avere potere giudiziario questa dev’essere trasformata in Codice Penale e Amministrativo. Tutti ci rendiamo conto che questa trasformazione non può avvenire nel giro di poco tempo, ma è di fondamentale importanza che questo processo di rinnovamento inizi ora.

I differenti interessi nazionali e lo scetticismo possono ritardare la formazione di questo processo, ma non fermarlo. Il primo passo verso le riforme è certamente quello di trasformare l’attuale Assemblea Generale in un vero Parlamento.

Con le dovute valutazioni da parte di tutti i componenti dell’Assemblea dovrebbero essere formate due Camere. La Camera Bassa che comprenderà rappresentanti dalle diverse parti del mondo, eletti in base alla popolazione, mentre i membri della Camera Alta saranno eletti per Paese. Cosicché sia tutti i Paesi aderenti che la popolazione di tutto il pianeta saranno rappresentati. Al pari delle funzioni di Camera e del Senato in casa nostra, il Parlamento dovrà agire democraticamente come un organismo legislativo.

Il primo grande nodo da sciogliere è l’impossibilità di operatività del Consiglio di Sicurezza. Un organo di così grande importanza, indispensabile per la risoluzione di guerre e tensioni internazionali, non può sottostare al veto di un solo componente. I componenti permanenti del Consiglio di Sicurezza non possono decidere le sorti del mondo o iniziare una guerra bloccando l’azione diplomatica degli altri 188 Stati membri.

Un nuovo Parlamento così formato avrà la capacità rappresentativa di sostituire la funzione obsoleta e antidemocratica dell’attuale Consiglio di Sicurezza. Come succede in Europa, il Parlamento dovrà creare le leggi che i Paesi aderenti non potranno più applicare arbitrariamente. Sarà difficile per qualsiasi governo locale commettere crimini contro le loro minoranze linguistiche, religiose o politiche. Non potranno più invadere e iniziare una guerra quando il Parlamento Mondiale ha legiferato e votato una risoluzione. Dare il potere di voto all’intera assemblea trasformata in Parlamento è un passo necessario per scongiurare la continuazione della guerra in Ucraina e non solo.

Chi oggi deve chiedere il cessate il fuoco con conseguente tavolo di pace non è solo la gente coinvolta nel conflitto, ma l’Italia e l’Unione Europea che dovrebbero lavorare per rafforzare il ruolo delle Nazioni Unite. Non era questo il ruolo di governance mondiale che si era previsto dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale? Se non si vuole che l’Ucraina diventi un espediente per aprire altri fronti di guerra in giro per il mondo, è necessario che noi italiani chiediamo alle nostre autorità nazionali ed europee di dare maggiori poteri alle Nazioni Unite. Rispettare la Carta Universale dei Diritti significa dare priorità a questo processo di democrazia reale. Sì al nuovo Parlamento Mondiale.

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