Anche Saudi Aramco, la più grande compagnia petrolifera al mondo, festeggia un 2022 da record. I profitti hanno superato i 161 miliardi di dollari (151 miliardi di euro) con un aumento del 46% rispetto al 2021. I risultati, i migliori di sempre per una società petrolifera, sono stati “prevalentemente dovuti all’impatto dell’aumento dei prezzi del petrolio e dei volumi di greggio venduti a livello internazionale”, oltre a margini di raffinazione più elevati. Il 94% della compagnia fa capo al governo dell’Arabia Saudita. A Riad arriverà quindi il grosso del dividendo da oltre 75 miliardi che si appresta a distribuire la società dopo i conti.

La compagnia sauditaè l’ultima di una lunga serie di big del petrolio che hanno presentato conti strepitosi grazie alla corsa dei prezzi di gas e petrolio innescata dalla guerra in Ucraina. Risultati record sono stati diffusi nelle scorse settimane dalle statunitensi Exxon e Chervon, dalle britanniche Shell e Bp, dalla francese Total e dall’italiana Eni (nonostante un calo dei volumi produttivi). Saudi Aramco sta investendo miliardi di dollari per aumentare la sua capacità produttiva da 12 a 13 milioni di barili al giorno entro il 2027 e accrescere la produzione di gas di oltre il 50%. Secondo alcuni analisti il petrolio, attualmente a 83 dollari al barile, potrebbe salire nel corso del 2023 fino a 100 dollari spinto dall’aumento della domanda cinese. L’Arabia Saudita, che dispone di greggio di alta qualità e facile da estrarre, è il primo esportatore e secondo produttore di greggio al mondo. Le sue riserve sono le settime a livello globale.

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