“La commissione parlamentare d’inchiesta sulla gestione della pandemia? L’importante è che non sia una caccia alle streghe e una resa dei conti politici. È stata voluta da un partito che era all’opposizione (Fratelli d’Italia) e da un altro che ogni tanto dava un colpo a destra e un colpo a sinistra (Italia Viva) rispetto alle scelte del governo e che a posteriori vuole un confronto politico per me inutile rispetto alla necessità di arrivare a una pacificazione. Ricordo che in Inghilterra, anziché commissioni parlamentari d’inchiesta, hanno svolto una raccolta dati con il contributo di ricercatori, di tecnici e di istituzioni, nell’ottica di prepararsi al futuro”. Così, a Italia città aperta (Cusano Italia Tv), Fabrizio Pregliasco, docente di Igiene generale e medicina preventiva all’Università degli Studi di Milano e direttore sanitario dell’IRCCS Galeazzi, esprime perplessità sulla commissione parlamentare d’inchiesta sul Covid, fortemente voluta da Fratelli d’Italia, da Italia Viva e dalla Lega.
E aggiunge: “Con questa commissione, peraltro, si crea una situazione buffonesca schizofrenica. Da un lato, la commissione parlamentare vuole vedere se ci sono state troppe chiusure, dall’altro con l’inchiesta giudiziaria si dà per scontato che 3 giorni di anticipo nel lockdown a Bergamo sarebbero stati importanti. Vedo però un aspetto positivo nell’inchiesta aperta dalla Procura di Bergamo: la possibilità di raccogliere informazioni, ma nell’ottica di poterle utilizzare per il futuro.
Il virologo, che ha un serrato botta e risposta con la conduttrice della trasmissione, Roberta Feliziani, dice la sua anche sul piano pandemico non aggiornato: “Questo virus ha travolto tutti, anche nazioni come l’Inghilterra che avevano aggiornato il piano pandemico e che addirittura avevano fatto delle esercitazioni organizzative. Alla fin fine hanno fatto come noi. Questo virus ha travalicato le possibilità di gestione. Il piano pandemico non è un manuale di gestione. Non si poteva immaginare quello che sarebbe successo – spiega – Le prime fasi sono state davvero le più difficili, è stato come dover correre in autostrada a luci spente in una notte buia, con la nebbia e con la pioggia. I politici hanno dovuto prendere, a qualsiasi livello, delle decisioni molto difficili. La gestione politica si fonda su un equilibrio spaventoso. Sicuramente in tutti i politici rimarrà sempre questa sofferenza per delle scelte che sapevano che avrebbero determinato delle morti”.
Pregliasco difende le scelte del governo e dei presidenti regionali, ma anche del Cts: “A fronte di una carenza d’informazioni, la ricerca e la discussione scientifica vanno avanti con un confronto di idee. Se massacriamo chi ha servito la comunità e ha fatto un’azione sicuramente al meglio delle possibilità, avremo problemi nel futuro, perché chi è che vorrà ancora prendersi questo incarico nel Cts? Questa è una cosa che si è già vista con la commissione Grandi Rischi per il terremoto de L’Aquila – conclude – che a suo tempo fu indagata per non essere stata in grado di prevedere il sisma. Il fatto che nel Cts ci fosse un ginecologo è sicuramente opinabile, ma non c’entra niente con quello che è successo. Non è questo che ha fatto la differenza. La mortalità e la diffusione del virus sono stati uguali praticamente in tutto il mondo. Al massimo, se parliamo di colpe, la darei alla Cina che non ci ha dato informazioni tempestive“.