Mai fu più manifesto il disagio subito dalla nostra società – e in special modo il completo disarmo dell’efficienza sanitaria – dinanzi al drammatico quadro della pandemia mondiale Covid-19. Un’assistenza sanitaria, ben basata e proiettata al contatto stretto e diretto con il paziente, ha dovuto serrare le porte davanti a sé; quelle stesse porte che hanno delineato il lungo periodo di lockdown vissuto da tutti noi.
Un’antitesi se ci soffermassimo a riflettere; proprio nel momento di maggior bisogno dell’assistenza medica e di strutture sanitarie efficienti, è stato necessario limitare l’accesso agli ospedali e imporre drastiche riduzioni delle consulenze e visite mediche. Per non parlare poi del basso profilo che ha assunto la prevenzione sanitaria in questo triste scenario. Conseguenza di ciò è stato accantonare ed emarginare quei “piccoli problemi” che, a fronte della situazione circostante, non erano meritevoli di attenzioni, causando un danno biologico a molti pazienti e successivamente economico al sistema sanitario.
Da anni, infatti, nel panorama scientifico si bisbiglia e rumoreggia nei riguardi della Telemedicina, a toni pacati e moderati, questo perché siamo abituati a dare risonanza sulla base dell’applicabilità che ne deriva. “C’è vero progresso solo quando i vantaggi di una nuova tecnologia diventano per tutti” ci insegna Henry Ford. La pandemia mondiale ha acceso i microfoni per dar voce alla necessità della telemedicina in un mondo sempre più veloce e mutevole. Lo sostiene il decreto del commissario ad Acta del 20 luglio 2020 della Regione Lazio, per l’attivazione dei servizi di telemedicina in ambito specialistico e territoriale.
Ma nello specifico, cos’è la telemedicina?
La telemedicina è definita dal Ministero della Salute come “una modalità di erogazione di servizi di assistenza sanitaria tramite il ricorso a tecnologie innovative, in particolare alle Information and Communication Technologies (ICTs)”. È un concetto che ha la forza di plasmarsi nelle più disparate forme ed applicazioni, bypassando i limiti fisici imposti dalla nostra quotidianità, soprattutto dei periodi critici pandemici.
La chiamiamo “televisita”, “teleassistenza”, “teleconsulto”: questo potente prefisso “tele-” ci permette di costruire una rete di connessione tra l’ente competente della salute e il paziente.
Delle diverse metamorfosi con cui si applica la telemedicina, al Policlinico Universitario Tor Vergata di Roma ha acquisito considerevole valenza il telemonitoraggio dei pazienti da remoto, affermandosi come uno dei primi centri ad usufruire di tale sofisticata tecnologia. In special modo, impieghiamo le risorse della telemedicina applicate al telemonitoraggio post-operatorio di ricostruzioni e trapianti autologhi; interventi di chirurgia plastica e microchirurgia ricostruttiva che necessitano, specialmente nelle prime ore dopo l’intervento, di una peculiare e serrata attenzione da parte del personale sanitario.
La telemedicina ci ha permesso, inoltre, per mezzo di dispositivi sanitari indossabili, classificati come Internet of medical things (IoMT), di monitorare efficacemente e in tempo reale i parametri vitali del paziente e la vitalità dei tessuti trapiantati; essendo così in grado di intervenire tempestivamente in caso si riscontrassero alterazioni o complicanze indesiderate.
Il monitoraggio include la valutazione di parametri vitali come: temperatura corporea, pressione arteriosa, saturazione del sangue e frequenza cardiaca; e parametri che ci consentono di prevedere il rischio trombotico, venoso o arterioso, che può compromettere la vitalità del trapianto stesso. Il nostro obiettivo è quello di implementare parametri sempre più sofisticati e dettagliati, congeniali alle nostre applicazioni, affinché questo ci consenta di garantire una sempre maggiore sicurezza dei nostri pazienti, utilizzando mezzi che riducano e ottimizzino l’impiego delle risorse umane.
Non lontano da noi, i colleghi del reparto di chirurgia Toracica dell’IRCCS Humanitas di Milano hanno confermato i vantaggi assistenziali, terapeutici ed economici della loro applicazione della telemedicina, attraverso un recente studio pubblicato sulla rivista scientifica Cancer, relativo al management post-operatorio di lobectomia polmonare robotica.
La telemedicina si presenta, quindi, come una risorsa che si proietta al futuro, in continua evoluzione e in grado di tramutarsi a seconda delle necessità della realtà medico-scientifica. Incoraggiando l’abbattimento di barriere geografiche e temporali, permettendo la creazione di reti di comunicazione tra professionisti e promuovendo la diagnosi multidisciplinare, nonché l’efficienza assistenziale.
La Goldman Sachs Society, come ci comunica Forbes in un articolo dell’aprile 2022, ci fornisce, in aggiunta a quanto detto, una stima importante: “le organizzazioni sanitarie risparmiano annualmente 300 milioni di dollari, monitorando i pazienti da remoto”. Seguendo questo esempio, non possiamo far altro che lasciarci traghettare nelle infinite opportunità di questo nuovo tele-mondo.