Nata con il fratello gemello nel cranio, una bimba di un anno è stata sottoposta all’intervento di rimozione del feto non nato. È successo in Cina, ed è un caso estremamente raro di fetus in fetu, che si verifica con un tasso di incidenza di circa un episodio ogni 500 mila. A descrivere l’accaduto sulla rivista Neurology l’equipe medica dell’Ospedale Universitario Huashan, della Fudan University di Shanghai, dell’Ospedale Tiantan di Pechino e dell’Ospedale Internazionale dell’Università Peking, in Cina.
La bimba, scrivono gli autori Zongze Li, Li Ma, Yuanli Zhao e Chunde Li, mostrava ritardo motorio e circonferenza cranica allargata. La condizione è stata identificata attraverso un esame diagnostico di tomografia assiale computerizzata (TAC). Il feto ‘parassita’ era gravemente malformato e si era sviluppato in una sacca di liquido tra i ventricoli cerebrali. Questa rara forma di fetus in fetu, spiegano gli esperti, si verifica durante le fasi iniziali di una gravidanza gemellare, quando le prime cellule embrionali non si separano correttamente. Nel corso della gestazione e successivamente al parto, il piccolo embrione, lungo circa 10 centimetri, aveva anche sviluppato arti superiori, una sorta di colonna vertebrale e persino delle dita. Il gemello intracranico non avrebbe potuto crescere correttamente a causa della presenza del corpo della sorella, ma riceveva l’afflusso di sangue e nutrienti grazie alle arterie della gemella.
“Questo caso è estremamente raro – osserva Claudio Giorlandino, direttore generale dell’Italian College of Fetal Maternal Medicine e direttore scientifico del Centro di Ricerche Altamedica – si stima che tale condizione si verifichi una volta ogni mezzo milione di nati vivi e che siano più frequenti in alcune etnie, come quella asiatica”. Ad oggi, si contano solo 18 episodi in cui il fetus in fetu si è sviluppato nel cranio, e circa 200 caratterizzati dalla presenza di un corpo all’interno nel bacino, nella bocca, nell’intestino e persino nello scroto del gemello. “In realtà i valori di incidenza di queste casistiche potrebbero essere sottostimati – precisa Giorlandino – se, infatti, il corpicino si forma in alcune aree dell’organismo come l’area retroperitoneale, l’ospite potrebbe non accorgersi della sua presenza durante tutto il corso della propria esistenza”.
Nel 1982, un gruppo di scienziati del London Hospital a Whitechapel aveva descritto un caso simile sul Journal of Neurosurgery. Il team di Farhad Afshar aveva infatti operato un bimbo di sei settimane, che presentava un feto intracranico di 14 centimetri. Il piccolo paziente, dopo l’intervento, non ha mostrato complicazioni ed è cresciuto senza difficoltà. Sebbene non siano disponibili informazioni sulla bambina operata dall’equipe cinese, questo studio rappresenta un precedente incoraggiante per le sue condizioni e la possibilità di crescere normalmente.
Dopo aver eseguito il delicatissimo e complicato intervento chirurgico, gli specialisti hanno sequenziato il DNA del feto intracranico, rivelando varianti identiche a singolo nucleotide in entrambi gli organismi. Questi dati, scrivono gli autori cinesi, potrebbero essere utili a definire il significato della variazione del numero di copie di geni durante l’embriogenesi, il processo che porta alla formazione e allo sviluppo dell’embrione.
Lo studio: https://n.neurology.org/content/100/9/444