Il decreto legge per rinnovare il contributo di 60 euro è stato adottato il 14 gennaio e convertito in legge l’8 marzo. Il ministero del Lavoro fa sapere che si è scelto di attendere la conversione per tener conto di eventuali modifiche parlamentari. Risultato: i cittadini che vogliono richiedere l’agevolazione devono ancora aspettare
Il bonus trasporti c’è, ma solo sulla carta. Il decreto legge del 14 gennaio del 2023 con “disposizioni urgenti in materia di prezzi dei carburanti e di sostegno per la fruizione del trasporto pubblico” ne prevede il rinnovo, seppur con qualche modifica a ribasso. Il termine per il decreto attuativo, necessario per rendere operativa la norma, era fissato per il 14 febbraio, ma non è ancora stato firmato dal ministero del Lavoro. I cittadini, quindi, non possono ancora richiedere l’agevolazione. Lungaggini tecniche e burocratiche, con una conseguenza immediata e tangibile: chi vuole richiedere un bonus che gli spetta non può farlo.
Il decreto che manca – Per poter procedere all’erogazione del bonus serve un decreto attuativo, che deve stabilire le modalità con cui rendere effettiva la possibilità di riscuotere i 60 euro. Per legge i decreti attuativi possono essere adottati entro 30 giorni dall’approvazione del decreto legge o della legge in questione. Da qui la scadenza del 14 febbraio. Allora perché il governo non ha ancora firmato il decreto attuativo? Dal ministero del Lavoro fanno sapere a ilfattoquotidiano.it che si è scelto di attendere la conversione del decreto originario in legge, arrivata l’8 marzo. La decisione, spiega il ministero, è motivata dalle possibili modifiche che un decreto potrebbe subire in fase di conversione. “Ciò avrebbe potuto comportare un disallineamento contenutistico tra quanto previsto in norma primaria”, argomenta il dicastero, “e quanto declinato nella normazione attuativa e nella relativa piattaforma informatica necessaria a raccogliere e a gestire il flusso di domande”. Per dirla in modo semplice, la norma avrebbe potuto cambiare nel passaggio.
I prossimi passaggi – In seguito alla conversione in legge completata l’8 marzo, il Ministero del lavoro spiega che il decreto attuativo sarà sottoposto “al vaglio della Corte dei Conti per il visto di regolarità contabile”. Dopo questo ulteriore passaggio, prosegue il dicastero, “i servizi informatici ministeriali sono pronti al rilascio dell’applicativo”. Quindi dovrebbe essere possibile per i cittadini richiedere sulla piattaforma online il contributo. Al momento, chi prova a collegarsi per fare domanda si vede rifiutato dal sistema. Se il sito funzionerà come per il precedente bonus, sarà necessario inserire reddito e codice fiscale per ottenere un codice univoco identificativo da utilizzare per l’acquisto degli abbonamenti.
Le cifre – Con il provvedimento dello scorso gennaio il governo Meloni ha rinnovato il bonus trasporti, approvato nel 2022 con il primo decreto Aiuti varato dall’esecutivo guidato da Mario Draghi. Il contributo di 60 euro ora potrà essere richiesto da chi ha un reddito inferiore a 20.000 euro: il tetto è stato abbassato rispetto ai 35.000 euro previsti dal governo precedente. A far fede, però, è il reddito personale e non quello famigliare. Di conseguenza, i genitori con minori a carico possono richiedere il bonus trasporti per i propri figli. Per questo una buona parte della platea dei beneficiari è composta da giovani studenti. Nel primo decreto aiuti dell’esecutivo Draghi erano previsti 180 milioni per coprire questa politica, portati a 190 con i due decreti aiuti successivi. Con il decreto Aiuti quater, invece, il fondo per l’agevolazione era stato tagliato di 50 milioni.