“Il sovraffollamento carcerario è risolvibile solo affrontando il problema delle dipendenze“. In un’intervista al Messaggero, il sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro lancia un’idea che, dice, è “condivisa” dal governo e dal ministro Carlo Nordio: far scontare la pena ai detenuti tossicodipendenti in strutture private a loro dedicate. “Le carceri italiane sono ampiamente sovraffollate. Secondo gli ultimi dati – risalenti a febbraio – a fronte di una capienza regolare di 51.285, i detenuti sono 56.319. E di questi il 30% sono tossicodipendenti”, premette Delmastro. Per un tossicodipendente, sostiene, “il fine rieducativo della pena non sta nel fatto che conosca a memoria la Costituzione o abbia partecipato a un ottimo corso di ceramica. Per loro la priorità è la disintossicazione. Per questo”, annuncia, “sto lavorando a un provvedimento che immagina di coinvolgere il terzo settore, quelle comunità chiuse in stile Muccioli (Vincenzo, il fondatore di San Patrignano, ndr), per costruire un percorso alternativo alla detenzione”.

Il sottosegretario entra nei dettagli del meccanismo che immagina: “Il giudice già in sentenza può sostituire i giorni di carcere indicati con un numero uguale presso una comunità protetta. Cioè se vieni condannato a due anni puoi scontarli tutti lì. Se poi impieghi otto mesi a disintossicarti, per il tempo restante la comunità ti aiuterà a formarti e a trovare lavoro”. Con dei “paletti”, però: “Sarebbe una possibilità secca, non reiterata. Se commetti un reato e torni in carcere da tossicodipendente dopo aver scontato la pena in una struttura di questo tipo, devi affrontare l’iter normale”. Secondo l’esponente di FdI, “si tratta di una misura che permetterebbe una vittoria a tutto campo: per il detenuto, per il terzo settore e per lo Stato. Sto limando i dettagli ma c’è totale condivisione“, afferma al Messaggero, “il ministro Nordio è d’accordo perché il testo va incontro alla sua cultura liberale. Però è un percorso da condividere con il terzo settore per comprenderne appieno la capienza strutturale. E con le Regioni che hanno la delega alla sanità e dovranno certificare le cooperative e controllarne la gestione. Con loro e con la magistratura di sorveglianza aprirò un tavolo di dialogo”.

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