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Like a Dragon: Ishin! – Il ritorno al futuro di Yakuza

Con Yakuza 8, seguito dell’ottimo Yakuza: Like a Dragon. Già in fase di sviluppo, al Ryu Ga Gotoku studio serviva qualcosa per dissetare i fan nella cocente attesa del 2024. Decide di farlo con il remake di Like a Dragon: Ishin!, spin-off del 2014 mai uscito dal Giappone ambientato nella seconda metà del 1800. Sarà stata un’idea vincente?

Like a Dragon: Ishin! – Sicari mascherati e come combatterli
Le premesse di Like a Dragon: Ishin! Sono abbastanza semplici: Sakamoto Ryoma, il protagonista (un chiaro restyle in chiave periodo Edo di Kiryu) torna nella sua Tosa per ricongiungersi ai suoi cari, ma si ritrova davanti un paese classista in piena rivolta. Convinto dal fratellastro ad aiutare lui e il patrigno nella disperata lotta di riappianare le classi sociali e rinnovare così l’intero paese del Sol Levante, non ci vorrà molto perché la storia si trasformi in una caccia alla vendetta. Il padre adottivo di Ryoma viene brutalmente assassinato davanti ai suoi occhi da un uomo mascherato.

Le cose vanno di male in peggio quando Ryoma viene addirittura accusato dell’omicidio e costretto quindi a lasciare Tosa in favore di Kyo, dove scopre che lo stile marziale dell’uomo mascherato ha decisamente a che fare coi piani alti della Shinsengumi, la celeberrima elite di 30 Ronin guardia privata dello Shogun. Per trovare il sicario Ryoma deve riuscire a ogni costo a farne parte.

Il capitolo di Tosa si chiude insomma abbastanza in fretta, ma non prima di aver edotto il giocatore sulle meccaniche del mondo e, soprattutto, sul più o meno variegato combat system che lo aiuterà a farsi largo tra le strade di Kyo. Ishin è un remake di un capitolo di Yakuza di ormai 9 anni fa, è quindi facilmente immaginabile che non ci troveremo davanti a un RPG a turni come Like a Dragon, ma riprenderemo in mano un sistema molto più action. Ryoma potrà contare su 4 stili di combattimento, un po’ come ci ha ormai abituato la saga da Yakuza 0 e successivi, ma qui ovviamente rivisitata in chiave ottocentesca con l’ausilio di Katana e pistola che sulla carta dà un tocco in più rispetto l’avvicendarsi di 4 semplici stili di arti marziali.

“Sulla carta” perché effettivamente, rispetto al menare solo a mani nude, l’alternanza tra spada, pistola o entrambe dona un buon senso di differenziazione anche se, man mano che si affronterà l’avventura, lo sbilanciamento tra essi comincerà a scalare notevolmente. Lo stile a mani nude, per fare un esempio, diventerà obsoleto già dopo i primi capitoli, in favore della Katana, della pistola o della diverntessima danza folle, uno stile che permette a Ryoma di impugnare entrambe le armi e che diffcilmente lascerà il ruolo di stile di combattimento principale in favore delle altre 3.

Like a Dragon: Ishin! E le immancabili attività secondarie
La campagna principale di un capitolo di Yakuza la si conosce ormai bene: story driven a corridoi cone svariate cutscene d’intermezzo, ma si sa anche che la meccanica fondamentale ad aver reso famosa la saga è senza ombra di dubbio la possibilità di svolgere le svariate attività collaterali di contorno oltre che alle immancabili e sempre ottime missioni secondarie.

Intanto facciamo parte della Shinsengumi e bisognerà rimpolpare le nostre forze reclutando nuovi membri. Ogni membro reclutato sarà rappresentato da una Trooper Card che potrà essere equipaggiata a uno dei 4 stili di combattimento fornendogli un’abilità unica, tutto ovviamente nello stile esagerato e parodistico di Yakuza: tigri, palle di fuoco e cani che ballano distraendo i nemici diverranno la normalità, sempre che decidiate di usarle visto che facilitano abbastanza la progressione non solo per la loro potenza, ma per il fatto che il gioco ci spronerà a usarle spesso una volta equipaggiate, con tanto di esperienza a loro dedicata dopo l’utilizzo. Per i pochi occidentali che hanno giocato al capitolo originale, le Trooper cards erano utilizzabili solo in fasi apposite e non durante i normali combattimenti.

Another Life è invece forse la chicca più gradita dell’intero pacchetto: una sorta di farming simulator inerno dove Kazuya dovrà coltivare l’orto, raccogliere verdure, perapare pietanze e rivenderle al mercato per aiutare la giovane Haruka a ripagare i debiti della sua fattoria. La possibilità di adottare inoltre cani e gatti randagi per dargli rifugio non fa che dare un tocco di magia in più al tutto.

Tra remake e fanservice, Like a Dragon Ishin! convince
Il lavoro svolto dal Ryu Ga Gotoku studio, tra sostituzioni complete di textures e giochi di luce, è stato abbastanza sorprendente, ma resta comunque un gioco nato nel 2014 e si vede tutto, soprattutto nelle fasi concitate e quando l’obiettivo si sposta dai personaggi principali a quelli di sfondo. Per quanto riguarda il fanservice, se siete fan della saga – dubitiamo che chi non ha mai giocato uno Yakuza si approcci alla serie per la prima volta proprio da questo capitolo, quindi diamo per scontata una risposta affermativa – in Like a Dragon: Ishin! troverete tanto pane per i vostri denti perché reincontrerete tutti i personaggi più amati presi da praticamente ogni capitolo della serie, sempre ovviamente rivisitati in salsa ottocentesca.
È un titolo insomma che sente certamente il peso dei suoi anni, cercando un po’ di nasconderlo, distraendoci con missioni secondarie e attività ben sviluppate, tanta divertente parodia e una storia che non sorprende né commuove come i capitoli più recenti, ma riesce perfettamente nell’intento di intrattenere bene o male fino alla fine delle sue circa 30 ore.
Una rispolverata a un ottimo capitolo che probabilmente verrà lasciato da parte da chi deve ancora affacciarsi alla serie di Yakuza, ma che non può mancare nella libreria di un fan.