La procura ha chiesto condanne fino a 3 anni e mezzo in abbreviato per due operai manutentori di Rfi e il dipendente che li aveva formati professionalmente. Il 20 marzo invece si riaprirà l’udienza preliminare per il filone principale del procedimento che vede imputati una decina di dirigenti e funzionari di Alstom Ferroviaria e Rete ferroviaria italiana
Tre richieste di condanna per due operai manutentori e un altro dipendente di Rete ferroviaria italiana, responsabile della loro formazione professionale, sono state chieste dalla procura di Lodi nell’ambito del procedimento per l’incidente del treno Frecciarossa deragliato il 6 febbraio di tre anni fa nel Basso Lodigiano. Nei confronti dei due manutentori che installarono un attuatore di produzione Alstom, poi risultato difettoso, sullo scambio del posto movimento di Livraga lungo la linea dell’alta velocità Milano-Bologna l’accusa ha chiesto la condanna a 3 anni e 4 mesi e a 3 anni e 6 mesi. Per il responsabile della loro formazione, invece, la richiesta è di 3 anni.
I tre hanno scelto di essere giudicati con rito abbreviato davanti al giudice per l’udienza preliminare Francesco Salerno. A formulare le richieste di pena in tribunale a Lodi è stato l’ex procuratore di Lodi Domenico Chiaro, attualmente avvocato generale della Procura presso la Corte d’appello di Brescia, applicato al procedimento per il quale aveva partecipato al coordinamento delle indagini. Il rito abbreviato proseguirà il 3 aprile con le arringhe difensive degli avvocati dei tre tecnici. Il 20 marzo invece si riaprirà l’udienza preliminare per il filone principale del procedimento che vede imputati, a vario titolo per disastro ferroviario e duplice omicidio colposo, una decina di dirigenti e funzionari di Alstom Ferroviaria e Rete ferroviaria italiana.
Nell’incidente che coinvolse il treno Frecciarossa Milano-Salerno 9595 si contarono due morti e 31 feriti. A perdere la vita furono i due macchinisti – Giuseppe Cicciù e Mario Di Cuonzo. Quella mattina lo scambio venne lasciato in posizione aperta – comportando così la deviata del treno – quando invece doveva essere chiuso per instradare il Frecciarossa verso Bologna. Nella prospettazione dell’accusa, i manutentori agganciarono i cavi all’uscita sbagliata e lo scambio risultò quindi in posizione normale invece che “deviata”.