Il 2022 ha visto tornare diversi eventi dal vivo, inclusi quelli dedicati ai videogiochi competitivi. Tra questi ha senza dubbio destato interesse il Red Bull Factions, dal 2016 appuntamento fisso della stagione competitiva di League of Legends italiana che nel 2021 non si era disputata per le ovvie ragioni legate al Covid19. La possibilità di tornare a disputare un evento con pubblico dal vivo, uno degli obiettivi dichiarati da sempre da Red Bull, ha convinto l’azienda a presentarsi nuovamente con l’iconico formato in cui bisogna scegliere i campioni da giocare in base alla loro appartenenza alle fazioni dell’universo narrativo di League of Legends.
L’ultima edizione in particolare si è legata alla scena semi-professionistica italiana, accogliendo, oltre a delle squadre provenienti dai tornei di qualificazione, le organizzazioni già partecipanti nelle varie serie di campionati italiani: dal PG Nationals, la Serie A, fino al Circuito Tormenta, passando per il Proving Grounds, la serie cadetta, trasformando il Red Bull Factions in una sorta di Coppa Italia di League of Legends. In tal senso non è un caso che a vincere il Factions sia stata la stessa squadra che pochi mesi prima aveva trionfato anche al PG Nationals: i Macko Esports. Arrivati nella scena competitiva di League of Legends a fine 2020 acquistando l’organizzazione dei Racoon, i Macko Esports nell’arco di due anni e quattro split hanno vinto tre titoli su quattro a disposizione, giocando tutte le finali. A cui va aggiunta, adesso, la vittoria del Red Bull Factions nella finale giocata dal vivo alla Pelota Jai Alai di Milano davanti a un pubblico di appassionati accorsi per vedere il match contro i rivali degli Atleta Esport. Per i Macko è stata inoltre la prima finale dal vivo, la prima occasione per disputare un match di League of Legends davanti ai propri tifosi.
Per l’occasione abbiamo avuto l’opportunità di intervistare uno dei giocatori storici del team, Riccardo “Rharesh” Tata che occupa il ruolo di botlaner nella corsia inferiore.
Siamo partiti da un dato semplice: Rharesh è stato spesso indicato come colui che perde le finali, eppure nel solo 2022 ne ha vinte due, pure consecutive.
Sinceramente non mi ha mai interessato questa sorta di maledizione. Ho sempre pensato che tutto dipende da me, dalle mie mani e dalla mia condizione mentale. Soprattutto durante lo split, la stagione, si può davvero fare la differenza tra perdere e vincere: non solo per sé stessi ma anche per i propri compagni di squadra. Perché League of Legends è un gioco, purtroppo o per fortuna, in cui si gioca in cinque contro cinque: potresti anche essere il migliore al mondo, o il peggiore, ma il risultato finale dipende sempre dalla sinergia di squadra.
Che tipo di competizione rappresenta per te il Red Bull Factions?
Data la mia lunga carriera ho avuto la possibilità di vedere questa competizione evolversi, forse ho saltato solo un’edizione addirittura. È un formato che personalmente mi piace tanto perché è una competizione lontana dal competitivo tradizionale che non segue le regole classiche a cui siamo abituati per tutto l’anno ma permette in qualche modo di cambiare le carte in tavola: più divertentente da giocare, da guardare, cambia radicalmente le strategie e premia di più alcuni giocatori che riescono a mettersi in luce magari in questo tipo di competizioni piuttosto che durante l’anno.
Cambia qualcosa nel vostro modo di allenarvi o di preparare i match quando vi approcciate al Factions?
Decisamente sì, ma voglio precisare che non si tratta di cambiare allenamento in termini di allenamento singolo: le micromeccaniche, la conoscenza dei campioni e delle loro abilità, rimangono le stesse. Ciò che cambia è l’approccio a livello tattico e strategico: quando devi scegliere o bandire non più singoli campioni ma un’intera fazione cambia totalmente l’idea di strategia da mettere in campo. Nel Factions hai circa tre fazioni da poter giocare in modo efficace e che permette determinate combinazioni, e nessuna di queste garantisce che ci siano i campioni più in “meta” (i personaggi che in un determinato momento storico sono migliori da giocare ndr). Si tratta di fatto di saper incastrare nel miglior modo possibile le due fazioni che ogni squadra può scegliere con ciò che il gioco offre in quel momento in termini di efficienza dei campioni. Il segreto è sapersi adattare.
Ma il Red Bull Factions è esports?
Nessun dubbio su questo. È chiaro che è diverso dal League of Legends tradizionale con altre regole ma per essere un esports l’importante è che ci sia una competizione e che ci siano delle persone interessate a giocarla e a seguirla, e su questo il Factions non ha nulla da invidiare. E poi, diciamocelo: nessuno ha voglia di perdere, chiunque vuole vincere e questo dimostra quanto sia competitivo a tutti gli effetti.
Il team dei Macko al Red Bull Factions 2022 – al centro Rharesh
Parliamo un attimo della squadra: come ti sei trovato in questi anni ai Macko? Molti membri, che siano giocatori o staff, con cui ho parlato raccontano di come i Macko siano una sorta di famiglia.
Fin da quando sono entrato nei Macko, a fine 2020, mi sono sempre trovato bene. Posso confermare che è come una famiglia: non solo quando le cose vanno male, e in quel caso ci si aiuta, ci si conforta, si cerca sempre di capire come risolvere le problematiche occorse; ma anche quando le cose vanno bene, si festeggia e ci si ritrova tutti insieme per celebrare le vittorie. C’è molta attenzione sotto questo aspetto nel creare una grande sinergia.
Subentrati da poco eppure subito vittoriosi con in bacheca tre trofei su quattro del PG Nationals e un Red Bull Factions nell’arco dei primi due anni di vita, senza dimenticare il titolo di Best Esports Team agli Italian Esports Awards 2022. Quando si dice partire a piccoli passi, no?
La verità è che noi dietro le quinte parliamo sempre di fare piccoli passi. Vogliamo essere i migliori, senza dubbio, ma non abbiamo mai avuto la presunzione di diventarlo facendo il passo più lungo della gamba. Abbiamo sempre cercato di migliorarci giorno dopo giorno, partita dopo partita, anche negli altri titoli la mentalità è la stessa: lavorare il giusto ogni giorno. Forse è proprio questo che ha spinto i Macko a diventare così affermati a livello italiano, perché c’è un modus operandi ben preciso: possono anche cambiare gli interpreti, i titoli videoludici, le competizioni, ma se si lavora sempre con lo stesso metodo i risultati arrivano. Nel nostro caso sono forse arrivati prima del previsto.
Com’è la situazione di League of Legends in Italia oggi? Cosa vedi tu che sei uno dei veterani della scena? Non vale la risposta che siamo nell’anno zero però.
Ammetto che non sono mai stato d’accordo con l’anno zero. Sinceramente penso solo che l’esports in Italia stia camminando, magari piano, anche qui a piccoli passi, ma l’importante è che si vada sempre avanti. Le organizzazioni, i tournament organizer, i publisher, anche chi racconta gli esports, gli streamer, gli stessi giocatori: tutti hanno compiuto dei passi avanti. Si può fare di meglio? Sicuramente, e ci sono tante persone che hanno la volontà di portare l’esports ancora più avanti: forse sono poche ma è proprio a queste che bisognerebbe affidarsi, aiutandole e supportandole per avere un migliore ecosistema della scena competitiva italiana.
Se ti chiedessi un fattore, un singolo fattore che secondo te in Italia manca davvero tanto per fare passo importante verso la direzione giusta?
Io parlo da giocatore, da soggetto che ha vissuto la scena sempre da questa angolazione. Se dovessi dire la mia, forse manca in molti davvero la voglia di cambiare le cose, la volontà di mettersi in gioco per proporre, e poi concretizzare, un diverso approccio all’esports per migliorare alcune situazioni che in questo momento non funzionano. E che sarebbe fondamentale per avere una spinta in più.
A livello competitivo, cosa ti aspetti dal 2023 di League of Legends, in particolare per il tuo ruolo di botlaner?
Devo dire che già dal 2022 Riot Games ha preso una decisione ben precisa sull’identità dei ruoli, in particolare dei botlaner. Qualche anno fa il publisher aveva deciso che si poteva giocare tutto ovunque, senza troppe restrizioni. Nonostante io sia d’accordo in principio con avere maggiore libertà, preferisco che non sia eccessiva: ogni ruolo deve avere una sua identità, che sia quella di difendere la propria squadra assorbendo danni, che sia quella di curare, di infliggere un enorme quantitativo di danni agli avversari. Il botlaner ha un percorso ben preciso all’interno del game: raccogliere inizialmente risorse per poi diventare efficiente nei minuti inoltrati di gioco, sapendosi posizionare al meglio nei teamfight. Ecco: va bene avere una scelta più ampia ma non deve perdere questa identità. E credo che Riot Games lo abbia capito e nel 2023 lo confermerà ancora di più.
Ti vedremo al Red Bull Factions dell’anno prossimo?
Sicuramente, non ho intenzione di mancare.
Roma, 18 mar (Adnkronos) - "Spero ci sia la volontà politica per evitare di dividerci di nuovo. Questo è un passaggio storico. Non possiamo sbagliare, è troppo importante. La politica estera e i temi della difesa europea magari non sono decisivi per il consenso elettorale, ma sono fondamentali per la costruzione della credibilità di un soggetto politico e della costruzione di un’alternativa di governo". Lo dice al Foglio Alessandro Alfieri, senatore del Pd e coordinatore di Energia popolare, a proposito della mozione del Pd sulle comunicazioni di Giorgia Meloni in vista del Consiglio Ue.
"Lavoriamo a un documento che sottolinei le criticità del piano sulle quali il governo dovrebbe negoziare con la Commissione – dalla necessità di non sbilanciare il costo del riarmo troppo sui bilanci nazionali, alla necessità di investimenti che contribuiscano a far crescere la collaborazione industriale trai i paesi europei e gli acquisti e programmi comuni tra pesi – ma che confermi comunque che questo è oggi un passaggio necessario per garantire la sicurezza dell’Europa", sottolinea il senatore dem.
Roma, 18 mar (Adnkronos) - La tregue in Ucraina "ci sarà, è inevitabile. Trump e Putin si sono spinti troppo avanti. Hanno tagliato fuori dal confronto l’Europa che rompe le scatole e ora, escludendo gli altri, hanno obbligato se stessi a portare a casa il risultato. Non possono fallire, non possono tornare alla casella di partenza". Lo dice Romano Prodi a 'Avvenire'.
Ma "la pace è un’altra cosa. È più complicata perché si tratta di definire aspetti complessi. A cominciare dai problemi territoriali. Certo di solito una tregua finisce con il rendere definitivi accordi provvisori", sottolinea l'ex presidente della commissione Ue. Sulla difesa europea, Prodi spiega: "Ora è il momento di farci il nostro ombrello. Penso a un lungo e indispensabile cammino verso la difesa comune. Penso a risorse aggiuntive che vengano progressivamente messe insieme da tutti i Paesi Ue. Penso a risorse spese in modo coordinato e unito. Se aumentiamo le spese militari senza organizzare una politica estera e una difesa comune, sono soldi buttati via".
Prodi, tra le altre cose, parla della situazione del Pd: "In Europa non esiste un Paese in cui un partito abbia la maggioranza. Ecco il tema: creare la compagnia di viaggio" e con il M5s "c’è tanta distanza. Troppa. Questo gioco della separazione quotidiana vuol dire condannarsi alla sconfitta. E invece la sfida è trovare una capacità di mediare avanzando. Servono proposte innovative. Servono proposte che emozionano. Che prendono il cuore. Perchè c’è metà del Paese che non va più a votare. E perchè i giovani non si convincono con proposte in contrasto tra loro".
(Adnkronos) - Serie di attacchi aerei di Israele nella Striscia di Gaza, ripresi nella notte su ordine di Benjamin Netanyahu, che ha ordinato "la ripresa della guerra" contro Hamas, dopo che gli sforzi per estendere il cessate il fuoco sono falliti. Il bilancio delle vittime continua a salire. Secondo il direttore del ministero della Sanità della Striscia, Mohammed Zaqout, i morti sono saliti "ad almeno 330, per la maggior parte donne e bambini palestinesi, mentre i feriti sono centinaia"
Secondo quanto appreso dall'Afp da due fonti del movimento di resistenza islamico, tra le vittime c'è anche il generale di divisione Mahmoud Abu Watfa, che era a capo del ministero dell'Interno del governo di Hamas.
L'ufficio del primo ministro Netanyahu ha dichiarato che lui e il ministro della Difesa Israel Katz hanno dato istruzioni alle Forze di Difesa Israeliane (Idf) di intraprendere “un'azione forte contro l'organizzazione terroristica di Hamas” nella Striscia di Gaza. “Questo fa seguito al ripetuto rifiuto di Hamas di rilasciare i nostri ostaggi, così come al suo rifiuto di tutte le proposte ricevute dall'inviato presidenziale statunitense Steve Witkoff e dai mediatori”, ha dichiarato l'ufficio di Netanyahu in un post su X. “Israele, d'ora in poi, agirà contro Hamas con una forza militare crescente”, ha dichiarato l'ufficio di Netanyahu in una dichiarazione riportata dal Times of Israel, aggiungendo che i piani per la ripresa delle operazioni militari sono stati approvati la scorsa settimana dalla leadership politica.
Israele continuerà a combattere a Gaza "fino a quando gli ostaggi non saranno tornati a casa e non saranno stati raggiunti tutti gli obiettivi", ha affermato Katz.
La Casa Bianca dal canto suo ha confermato che Israele ha consultato l'amministrazione americana prima di lanciare la nuova ondata di raid. "Hamas avrebbe potuto rilasciare gli ostaggi per estendere il cessate il fuoco, invece ha scelto il rifiuto e la guerra", ha detto il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca, Brian Hughes, al Times of Israel, dopo la ripresa dei raid israeliani contro la Striscia di Gaza.
Dal canto suo Hamas ha dichiarato che Netanyahu, con la sua decisione di "riprendere la guerra", "ha condannato a morte gli ostaggi" che si trovano ancora a Gaza. "Netanyahu e il suo governo estremista hanno deciso di sabotare l'accordo di cessate il fuoco - accusa il movimento in una nota - La decisione di Netanyahu di riprendere la guerra è la decisione di sacrificare i prigionieri dell'occupazione e di imporre loro la condanna a morte”. Hamas denuncia poi che il premier israeliano continua a usare la guerra a Gaza come "una scialuppa di salvataggio" per distrarre dalla crisi politica interna.
Hamas ha quindi esortato i mediatori internazionali a “ritenere l'occupazione israeliana pienamente responsabile della violazione dell'accordo” e ha sottolineato la necessità di “fermare immediatamente l'aggressione”.
Il cessate il fuoco era rimasto in vigore per circa due settimane e mezzo dopo la conclusione della prima fase, mentre i mediatori lavoravano per mediare nuovi termini per l'estensione della tregua. Hamas ha insistito per attenersi ai termini originali dell'accordo, che sarebbe dovuto entrare in vigore nella sua seconda fase all'inizio del mese. Questa fase prevedeva che Israele si ritirasse completamente da Gaza e accettasse di porre fine definitivamente alla guerra in cambio del rilascio degli ostaggi ancora in vita. Sebbene Israele abbia firmato l'accordo, Netanyahu ha insistito a lungo sul fatto che Israele non porrà fine alla guerra fino a quando le capacità militari e di governo di Hamas non saranno state distrutte. Di conseguenza, Israele ha rifiutato anche solo di tenere colloqui sui termini della fase due, che avrebbe dovuto iniziare il 3 febbraio.
Gli Houthi dello Yemen "condannano la ripresa dell'aggressione del nemico sionista contro la Striscia di Gaza". "I palestinesi non verranno lasciati soli in questa battaglia e lo Yemen continuerà con il suo sostegno e la sua assistenza e intensificherà il confronto", minaccia il Consiglio politico supremo degli Houthi, che da anni l'Iran è accusato di sostenere, come riportano le tv satellitari arabe.
Genova, 18 mar. (Adnkronos) - Tragedia nella notte a Genova in via Galliano, nel quartiere di Sestri Ponente, dove un ragazzo di 29 anni è morto in un incendio nell'appartamento in cui abitava. L'incendio ha coinvolto 15 persone di cui quattro rimaste ferite, la più grave la madre del 29enne, ricoverata in codice rosso al San Martino. Altre tre persone sono state ricoverate in codice giallo all'ospedale di Villa Scassi. Sul posto la polizia che indaga sulla dinamica.
Dalle prime informazioni si sarebbe trattato di un gesto volontario del giovane che si sarebbe dato fuoco.
Milano, 17 mar. (Adnkronos Salute) - Bergamo, 18 marzo 2020: una lunga colonna di camion militari sfila nella notte. Sono una decina in una città spettrale, le strade svuotate dal lockdown decretato ormai in tutta Italia per provare ad arginare i contagi. A bordo di ciascun veicolo ci sono le bare delle vittime di un virus prima di allora sconosciuto, Sars-CoV-2, in uscita dal Cimitero monumentale.
Quell'immagine - dalla città divenuta uno degli epicentri della prima, tragica ondata di Covid - farà il giro del mondo diventando uno dei simboli iconici della pandemia. Il convoglio imboccava la circonvallazione direzione autostrada, per raggiungere le città italiane che in quei giorni drammatici accettarono di accogliere i defunti destinati alla cremazione. Gli impianti orobici non bastavano più, i morti erano troppi. Sono passati 5 anni da quegli scatti che hanno sconvolto l'Italia, un anniversario tondo che si celebrerà domani. Perché il 18 marzo, il giorno delle bare di Bergamo, è diventato la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'epidemia di coronavirus.
La ricorrenza, istituita il 17 marzo 2021, verrà onorata anche quest'anno. I vescovi della regione hanno annunciato che "le campane di tutti i campanili della Lombardia" suoneranno "a lutto alle 12 di martedì 18 marzo" per "invitare al ricordo, alla preghiera e alla speranza". "A 5 anni dalla fase più acuta della pandemia continuiamo a pregare e a invitare a pregare per i morti e per le famiglie", e "perché tutti possiamo trovare buone ragioni per superare la sofferenza senza dimenticare la lezione di quella tragedia". A Bergamo il punto di partenza delle celebrazioni previste per domani sarà sempre lo stesso: il Cimitero Monumentale, la chiesa di Ognissanti. Si torna dove partirono i camion, per non dimenticare. Esattamente 2 mesi fa, il Comune si era ritrovato a dover precisare numeri e destinazioni di quei veicoli militari con il loro triste carico, ferita mai chiusa, per sgombrare il campo da qualunque eventuale revisione storica. I camion che quel 18 marzo 2020 partirono dal cimitero di Bergamo furono 8 "con 73 persone, divisi in tre carovane: una verso Bologna con 34 defunti, una verso Modena con 31 defunti e una a Varese con 8 defunti".
E la cerimonia dei 5 anni, alla quale sarà presente il ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli, sarà ispirata proprio al tema della memoria e a quello della 'scoperta'. La memoria, ha spiegato nei giorni scorsi l'amministrazione comunale di Bergamo, "come atto necessario per onorare e rispettare chi non c'è più e quanto vissuto". La scoperta "come necessità di rielaborare, in una dimensione di comunità la più ampia possibile, l'esperienza collettiva e individuale che il Covid ha rappresentato".
Quest'anno è stato progettato un percorso che attraversa "tre luoghi particolarmente significativi per la città": oltre al Cimitero monumentale, Palazzo Frizzoni che ospiterà il racconto dei cittadini con le testimonianze raccolte in un podcast e il Bosco della Memoria (Parco della Trucca) che esalterà "le parole delle giovani generazioni attraverso un'azione di memoria". La Chiesa di Ognissanti sarà svuotata dai banchi "per rievocare la stessa situazione che nel 2020 la vide trasformata in una camera mortuaria". Installazioni, mostre fotografiche, momenti di ascolto e partecipazione attiva, sono le iniziative scelte per ricordare. Perché la memoria, come evidenziato nella presentazione della Giornata, "è la base per ricostruire".
Kiev, 17 mar. (Adnkronos) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato su X di aver parlato con il presidente francese Emmanuel Macron: "Come sempre scrive - è stata una conversazione molto costruttiva. Abbiamo discusso i risultati dell'incontro online dei leader svoltosi sabato. La coalizione di paesi disposti a collaborare con noi per realizzare una pace giusta e duratura sta crescendo. Questo è molto importante".
"L'Ucraina è pronta per un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni - ha ribadito Zelensky - Tuttavia, per la sua attuazione, la Russia deve smettere di porre condizioni. Ne abbiamo parlato anche con il Presidente Macron. Inoltre, abbiamo parlato del lavoro dei nostri team nel formulare chiare garanzie di sicurezza. La posizione della Francia su questa questione è molto specifica e la sosteniamo pienamente. Continuiamo a lavorare e a coordinare i prossimi passi e contatti con i nostri partner. Grazie per tutti gli sforzi fatti per raggiungere la pace il prima possibile".
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - il presidente americano Donald Trump ha dichiarato ai giornalisti che il leader cinese Xi Jinping visiterà presto Washington, a causa delle crescenti tensioni commerciali tra le due maggiori economie mondiali. Lo riporta Newsweek. "Xi e i suoi alti funzionari" arriveranno in un "futuro non troppo lontano", ha affermato Trump.
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Red Bull Factions: l’esperienza della “coppa Italia” di League of Legends raccontata da uno dei vincitori dell’edizione 2022
La vittoria al Red Bull Factions, la famiglia dei Macko e la scena esports di League of Legends italiana: l’intervista al veterano Riccardo Tata.
Il 2022 ha visto tornare diversi eventi dal vivo, inclusi quelli dedicati ai videogiochi competitivi. Tra questi ha senza dubbio destato interesse il Red Bull Factions, dal 2016 appuntamento fisso della stagione competitiva di League of Legends italiana che nel 2021 non si era disputata per le ovvie ragioni legate al Covid19. La possibilità di tornare a disputare un evento con pubblico dal vivo, uno degli obiettivi dichiarati da sempre da Red Bull, ha convinto l’azienda a presentarsi nuovamente con l’iconico formato in cui bisogna scegliere i campioni da giocare in base alla loro appartenenza alle fazioni dell’universo narrativo di League of Legends.
L’ultima edizione in particolare si è legata alla scena semi-professionistica italiana, accogliendo, oltre a delle squadre provenienti dai tornei di qualificazione, le organizzazioni già partecipanti nelle varie serie di campionati italiani: dal PG Nationals, la Serie A, fino al Circuito Tormenta, passando per il Proving Grounds, la serie cadetta, trasformando il Red Bull Factions in una sorta di Coppa Italia di League of Legends. In tal senso non è un caso che a vincere il Factions sia stata la stessa squadra che pochi mesi prima aveva trionfato anche al PG Nationals: i Macko Esports. Arrivati nella scena competitiva di League of Legends a fine 2020 acquistando l’organizzazione dei Racoon, i Macko Esports nell’arco di due anni e quattro split hanno vinto tre titoli su quattro a disposizione, giocando tutte le finali. A cui va aggiunta, adesso, la vittoria del Red Bull Factions nella finale giocata dal vivo alla Pelota Jai Alai di Milano davanti a un pubblico di appassionati accorsi per vedere il match contro i rivali degli Atleta Esport. Per i Macko è stata inoltre la prima finale dal vivo, la prima occasione per disputare un match di League of Legends davanti ai propri tifosi.
Per l’occasione abbiamo avuto l’opportunità di intervistare uno dei giocatori storici del team, Riccardo “Rharesh” Tata che occupa il ruolo di botlaner nella corsia inferiore.
Siamo partiti da un dato semplice: Rharesh è stato spesso indicato come colui che perde le finali, eppure nel solo 2022 ne ha vinte due, pure consecutive.
Sinceramente non mi ha mai interessato questa sorta di maledizione. Ho sempre pensato che tutto dipende da me, dalle mie mani e dalla mia condizione mentale. Soprattutto durante lo split, la stagione, si può davvero fare la differenza tra perdere e vincere: non solo per sé stessi ma anche per i propri compagni di squadra. Perché League of Legends è un gioco, purtroppo o per fortuna, in cui si gioca in cinque contro cinque: potresti anche essere il migliore al mondo, o il peggiore, ma il risultato finale dipende sempre dalla sinergia di squadra.
Che tipo di competizione rappresenta per te il Red Bull Factions?
Data la mia lunga carriera ho avuto la possibilità di vedere questa competizione evolversi, forse ho saltato solo un’edizione addirittura. È un formato che personalmente mi piace tanto perché è una competizione lontana dal competitivo tradizionale che non segue le regole classiche a cui siamo abituati per tutto l’anno ma permette in qualche modo di cambiare le carte in tavola: più divertentente da giocare, da guardare, cambia radicalmente le strategie e premia di più alcuni giocatori che riescono a mettersi in luce magari in questo tipo di competizioni piuttosto che durante l’anno.
Cambia qualcosa nel vostro modo di allenarvi o di preparare i match quando vi approcciate al Factions?
Decisamente sì, ma voglio precisare che non si tratta di cambiare allenamento in termini di allenamento singolo: le micromeccaniche, la conoscenza dei campioni e delle loro abilità, rimangono le stesse. Ciò che cambia è l’approccio a livello tattico e strategico: quando devi scegliere o bandire non più singoli campioni ma un’intera fazione cambia totalmente l’idea di strategia da mettere in campo. Nel Factions hai circa tre fazioni da poter giocare in modo efficace e che permette determinate combinazioni, e nessuna di queste garantisce che ci siano i campioni più in “meta” (i personaggi che in un determinato momento storico sono migliori da giocare ndr). Si tratta di fatto di saper incastrare nel miglior modo possibile le due fazioni che ogni squadra può scegliere con ciò che il gioco offre in quel momento in termini di efficienza dei campioni. Il segreto è sapersi adattare.
Ma il Red Bull Factions è esports?
Nessun dubbio su questo. È chiaro che è diverso dal League of Legends tradizionale con altre regole ma per essere un esports l’importante è che ci sia una competizione e che ci siano delle persone interessate a giocarla e a seguirla, e su questo il Factions non ha nulla da invidiare. E poi, diciamocelo: nessuno ha voglia di perdere, chiunque vuole vincere e questo dimostra quanto sia competitivo a tutti gli effetti.
Parliamo un attimo della squadra: come ti sei trovato in questi anni ai Macko? Molti membri, che siano giocatori o staff, con cui ho parlato raccontano di come i Macko siano una sorta di famiglia.
Fin da quando sono entrato nei Macko, a fine 2020, mi sono sempre trovato bene. Posso confermare che è come una famiglia: non solo quando le cose vanno male, e in quel caso ci si aiuta, ci si conforta, si cerca sempre di capire come risolvere le problematiche occorse; ma anche quando le cose vanno bene, si festeggia e ci si ritrova tutti insieme per celebrare le vittorie. C’è molta attenzione sotto questo aspetto nel creare una grande sinergia.
Subentrati da poco eppure subito vittoriosi con in bacheca tre trofei su quattro del PG Nationals e un Red Bull Factions nell’arco dei primi due anni di vita, senza dimenticare il titolo di Best Esports Team agli Italian Esports Awards 2022. Quando si dice partire a piccoli passi, no?
La verità è che noi dietro le quinte parliamo sempre di fare piccoli passi. Vogliamo essere i migliori, senza dubbio, ma non abbiamo mai avuto la presunzione di diventarlo facendo il passo più lungo della gamba. Abbiamo sempre cercato di migliorarci giorno dopo giorno, partita dopo partita, anche negli altri titoli la mentalità è la stessa: lavorare il giusto ogni giorno. Forse è proprio questo che ha spinto i Macko a diventare così affermati a livello italiano, perché c’è un modus operandi ben preciso: possono anche cambiare gli interpreti, i titoli videoludici, le competizioni, ma se si lavora sempre con lo stesso metodo i risultati arrivano. Nel nostro caso sono forse arrivati prima del previsto.
Com’è la situazione di League of Legends in Italia oggi? Cosa vedi tu che sei uno dei veterani della scena? Non vale la risposta che siamo nell’anno zero però.
Ammetto che non sono mai stato d’accordo con l’anno zero. Sinceramente penso solo che l’esports in Italia stia camminando, magari piano, anche qui a piccoli passi, ma l’importante è che si vada sempre avanti. Le organizzazioni, i tournament organizer, i publisher, anche chi racconta gli esports, gli streamer, gli stessi giocatori: tutti hanno compiuto dei passi avanti. Si può fare di meglio? Sicuramente, e ci sono tante persone che hanno la volontà di portare l’esports ancora più avanti: forse sono poche ma è proprio a queste che bisognerebbe affidarsi, aiutandole e supportandole per avere un migliore ecosistema della scena competitiva italiana.
Se ti chiedessi un fattore, un singolo fattore che secondo te in Italia manca davvero tanto per fare passo importante verso la direzione giusta?
Io parlo da giocatore, da soggetto che ha vissuto la scena sempre da questa angolazione. Se dovessi dire la mia, forse manca in molti davvero la voglia di cambiare le cose, la volontà di mettersi in gioco per proporre, e poi concretizzare, un diverso approccio all’esports per migliorare alcune situazioni che in questo momento non funzionano. E che sarebbe fondamentale per avere una spinta in più.
A livello competitivo, cosa ti aspetti dal 2023 di League of Legends, in particolare per il tuo ruolo di botlaner?
Devo dire che già dal 2022 Riot Games ha preso una decisione ben precisa sull’identità dei ruoli, in particolare dei botlaner. Qualche anno fa il publisher aveva deciso che si poteva giocare tutto ovunque, senza troppe restrizioni. Nonostante io sia d’accordo in principio con avere maggiore libertà, preferisco che non sia eccessiva: ogni ruolo deve avere una sua identità, che sia quella di difendere la propria squadra assorbendo danni, che sia quella di curare, di infliggere un enorme quantitativo di danni agli avversari. Il botlaner ha un percorso ben preciso all’interno del game: raccogliere inizialmente risorse per poi diventare efficiente nei minuti inoltrati di gioco, sapendosi posizionare al meglio nei teamfight. Ecco: va bene avere una scelta più ampia ma non deve perdere questa identità. E credo che Riot Games lo abbia capito e nel 2023 lo confermerà ancora di più.
Ti vedremo al Red Bull Factions dell’anno prossimo?
Sicuramente, non ho intenzione di mancare.
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"Lavoriamo a un documento che sottolinei le criticità del piano sulle quali il governo dovrebbe negoziare con la Commissione – dalla necessità di non sbilanciare il costo del riarmo troppo sui bilanci nazionali, alla necessità di investimenti che contribuiscano a far crescere la collaborazione industriale trai i paesi europei e gli acquisti e programmi comuni tra pesi – ma che confermi comunque che questo è oggi un passaggio necessario per garantire la sicurezza dell’Europa", sottolinea il senatore dem.
Roma, 18 mar (Adnkronos) - La tregue in Ucraina "ci sarà, è inevitabile. Trump e Putin si sono spinti troppo avanti. Hanno tagliato fuori dal confronto l’Europa che rompe le scatole e ora, escludendo gli altri, hanno obbligato se stessi a portare a casa il risultato. Non possono fallire, non possono tornare alla casella di partenza". Lo dice Romano Prodi a 'Avvenire'.
Ma "la pace è un’altra cosa. È più complicata perché si tratta di definire aspetti complessi. A cominciare dai problemi territoriali. Certo di solito una tregua finisce con il rendere definitivi accordi provvisori", sottolinea l'ex presidente della commissione Ue. Sulla difesa europea, Prodi spiega: "Ora è il momento di farci il nostro ombrello. Penso a un lungo e indispensabile cammino verso la difesa comune. Penso a risorse aggiuntive che vengano progressivamente messe insieme da tutti i Paesi Ue. Penso a risorse spese in modo coordinato e unito. Se aumentiamo le spese militari senza organizzare una politica estera e una difesa comune, sono soldi buttati via".
Prodi, tra le altre cose, parla della situazione del Pd: "In Europa non esiste un Paese in cui un partito abbia la maggioranza. Ecco il tema: creare la compagnia di viaggio" e con il M5s "c’è tanta distanza. Troppa. Questo gioco della separazione quotidiana vuol dire condannarsi alla sconfitta. E invece la sfida è trovare una capacità di mediare avanzando. Servono proposte innovative. Servono proposte che emozionano. Che prendono il cuore. Perchè c’è metà del Paese che non va più a votare. E perchè i giovani non si convincono con proposte in contrasto tra loro".
(Adnkronos) - Serie di attacchi aerei di Israele nella Striscia di Gaza, ripresi nella notte su ordine di Benjamin Netanyahu, che ha ordinato "la ripresa della guerra" contro Hamas, dopo che gli sforzi per estendere il cessate il fuoco sono falliti. Il bilancio delle vittime continua a salire. Secondo il direttore del ministero della Sanità della Striscia, Mohammed Zaqout, i morti sono saliti "ad almeno 330, per la maggior parte donne e bambini palestinesi, mentre i feriti sono centinaia"
Secondo quanto appreso dall'Afp da due fonti del movimento di resistenza islamico, tra le vittime c'è anche il generale di divisione Mahmoud Abu Watfa, che era a capo del ministero dell'Interno del governo di Hamas.
L'ufficio del primo ministro Netanyahu ha dichiarato che lui e il ministro della Difesa Israel Katz hanno dato istruzioni alle Forze di Difesa Israeliane (Idf) di intraprendere “un'azione forte contro l'organizzazione terroristica di Hamas” nella Striscia di Gaza. “Questo fa seguito al ripetuto rifiuto di Hamas di rilasciare i nostri ostaggi, così come al suo rifiuto di tutte le proposte ricevute dall'inviato presidenziale statunitense Steve Witkoff e dai mediatori”, ha dichiarato l'ufficio di Netanyahu in un post su X. “Israele, d'ora in poi, agirà contro Hamas con una forza militare crescente”, ha dichiarato l'ufficio di Netanyahu in una dichiarazione riportata dal Times of Israel, aggiungendo che i piani per la ripresa delle operazioni militari sono stati approvati la scorsa settimana dalla leadership politica.
Israele continuerà a combattere a Gaza "fino a quando gli ostaggi non saranno tornati a casa e non saranno stati raggiunti tutti gli obiettivi", ha affermato Katz.
La Casa Bianca dal canto suo ha confermato che Israele ha consultato l'amministrazione americana prima di lanciare la nuova ondata di raid. "Hamas avrebbe potuto rilasciare gli ostaggi per estendere il cessate il fuoco, invece ha scelto il rifiuto e la guerra", ha detto il portavoce del Consiglio di sicurezza nazionale della Casa Bianca, Brian Hughes, al Times of Israel, dopo la ripresa dei raid israeliani contro la Striscia di Gaza.
Dal canto suo Hamas ha dichiarato che Netanyahu, con la sua decisione di "riprendere la guerra", "ha condannato a morte gli ostaggi" che si trovano ancora a Gaza. "Netanyahu e il suo governo estremista hanno deciso di sabotare l'accordo di cessate il fuoco - accusa il movimento in una nota - La decisione di Netanyahu di riprendere la guerra è la decisione di sacrificare i prigionieri dell'occupazione e di imporre loro la condanna a morte”. Hamas denuncia poi che il premier israeliano continua a usare la guerra a Gaza come "una scialuppa di salvataggio" per distrarre dalla crisi politica interna.
Hamas ha quindi esortato i mediatori internazionali a “ritenere l'occupazione israeliana pienamente responsabile della violazione dell'accordo” e ha sottolineato la necessità di “fermare immediatamente l'aggressione”.
Il cessate il fuoco era rimasto in vigore per circa due settimane e mezzo dopo la conclusione della prima fase, mentre i mediatori lavoravano per mediare nuovi termini per l'estensione della tregua. Hamas ha insistito per attenersi ai termini originali dell'accordo, che sarebbe dovuto entrare in vigore nella sua seconda fase all'inizio del mese. Questa fase prevedeva che Israele si ritirasse completamente da Gaza e accettasse di porre fine definitivamente alla guerra in cambio del rilascio degli ostaggi ancora in vita. Sebbene Israele abbia firmato l'accordo, Netanyahu ha insistito a lungo sul fatto che Israele non porrà fine alla guerra fino a quando le capacità militari e di governo di Hamas non saranno state distrutte. Di conseguenza, Israele ha rifiutato anche solo di tenere colloqui sui termini della fase due, che avrebbe dovuto iniziare il 3 febbraio.
Gli Houthi dello Yemen "condannano la ripresa dell'aggressione del nemico sionista contro la Striscia di Gaza". "I palestinesi non verranno lasciati soli in questa battaglia e lo Yemen continuerà con il suo sostegno e la sua assistenza e intensificherà il confronto", minaccia il Consiglio politico supremo degli Houthi, che da anni l'Iran è accusato di sostenere, come riportano le tv satellitari arabe.
Genova, 18 mar. (Adnkronos) - Tragedia nella notte a Genova in via Galliano, nel quartiere di Sestri Ponente, dove un ragazzo di 29 anni è morto in un incendio nell'appartamento in cui abitava. L'incendio ha coinvolto 15 persone di cui quattro rimaste ferite, la più grave la madre del 29enne, ricoverata in codice rosso al San Martino. Altre tre persone sono state ricoverate in codice giallo all'ospedale di Villa Scassi. Sul posto la polizia che indaga sulla dinamica.
Dalle prime informazioni si sarebbe trattato di un gesto volontario del giovane che si sarebbe dato fuoco.
Milano, 17 mar. (Adnkronos Salute) - Bergamo, 18 marzo 2020: una lunga colonna di camion militari sfila nella notte. Sono una decina in una città spettrale, le strade svuotate dal lockdown decretato ormai in tutta Italia per provare ad arginare i contagi. A bordo di ciascun veicolo ci sono le bare delle vittime di un virus prima di allora sconosciuto, Sars-CoV-2, in uscita dal Cimitero monumentale.
Quell'immagine - dalla città divenuta uno degli epicentri della prima, tragica ondata di Covid - farà il giro del mondo diventando uno dei simboli iconici della pandemia. Il convoglio imboccava la circonvallazione direzione autostrada, per raggiungere le città italiane che in quei giorni drammatici accettarono di accogliere i defunti destinati alla cremazione. Gli impianti orobici non bastavano più, i morti erano troppi. Sono passati 5 anni da quegli scatti che hanno sconvolto l'Italia, un anniversario tondo che si celebrerà domani. Perché il 18 marzo, il giorno delle bare di Bergamo, è diventato la Giornata nazionale in memoria delle vittime dell'epidemia di coronavirus.
La ricorrenza, istituita il 17 marzo 2021, verrà onorata anche quest'anno. I vescovi della regione hanno annunciato che "le campane di tutti i campanili della Lombardia" suoneranno "a lutto alle 12 di martedì 18 marzo" per "invitare al ricordo, alla preghiera e alla speranza". "A 5 anni dalla fase più acuta della pandemia continuiamo a pregare e a invitare a pregare per i morti e per le famiglie", e "perché tutti possiamo trovare buone ragioni per superare la sofferenza senza dimenticare la lezione di quella tragedia". A Bergamo il punto di partenza delle celebrazioni previste per domani sarà sempre lo stesso: il Cimitero Monumentale, la chiesa di Ognissanti. Si torna dove partirono i camion, per non dimenticare. Esattamente 2 mesi fa, il Comune si era ritrovato a dover precisare numeri e destinazioni di quei veicoli militari con il loro triste carico, ferita mai chiusa, per sgombrare il campo da qualunque eventuale revisione storica. I camion che quel 18 marzo 2020 partirono dal cimitero di Bergamo furono 8 "con 73 persone, divisi in tre carovane: una verso Bologna con 34 defunti, una verso Modena con 31 defunti e una a Varese con 8 defunti".
E la cerimonia dei 5 anni, alla quale sarà presente il ministro per le Disabilità Alessandra Locatelli, sarà ispirata proprio al tema della memoria e a quello della 'scoperta'. La memoria, ha spiegato nei giorni scorsi l'amministrazione comunale di Bergamo, "come atto necessario per onorare e rispettare chi non c'è più e quanto vissuto". La scoperta "come necessità di rielaborare, in una dimensione di comunità la più ampia possibile, l'esperienza collettiva e individuale che il Covid ha rappresentato".
Quest'anno è stato progettato un percorso che attraversa "tre luoghi particolarmente significativi per la città": oltre al Cimitero monumentale, Palazzo Frizzoni che ospiterà il racconto dei cittadini con le testimonianze raccolte in un podcast e il Bosco della Memoria (Parco della Trucca) che esalterà "le parole delle giovani generazioni attraverso un'azione di memoria". La Chiesa di Ognissanti sarà svuotata dai banchi "per rievocare la stessa situazione che nel 2020 la vide trasformata in una camera mortuaria". Installazioni, mostre fotografiche, momenti di ascolto e partecipazione attiva, sono le iniziative scelte per ricordare. Perché la memoria, come evidenziato nella presentazione della Giornata, "è la base per ricostruire".
Kiev, 17 mar. (Adnkronos) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato su X di aver parlato con il presidente francese Emmanuel Macron: "Come sempre scrive - è stata una conversazione molto costruttiva. Abbiamo discusso i risultati dell'incontro online dei leader svoltosi sabato. La coalizione di paesi disposti a collaborare con noi per realizzare una pace giusta e duratura sta crescendo. Questo è molto importante".
"L'Ucraina è pronta per un cessate il fuoco incondizionato di 30 giorni - ha ribadito Zelensky - Tuttavia, per la sua attuazione, la Russia deve smettere di porre condizioni. Ne abbiamo parlato anche con il Presidente Macron. Inoltre, abbiamo parlato del lavoro dei nostri team nel formulare chiare garanzie di sicurezza. La posizione della Francia su questa questione è molto specifica e la sosteniamo pienamente. Continuiamo a lavorare e a coordinare i prossimi passi e contatti con i nostri partner. Grazie per tutti gli sforzi fatti per raggiungere la pace il prima possibile".
Washington, 17 mar. (Adnkronos) - il presidente americano Donald Trump ha dichiarato ai giornalisti che il leader cinese Xi Jinping visiterà presto Washington, a causa delle crescenti tensioni commerciali tra le due maggiori economie mondiali. Lo riporta Newsweek. "Xi e i suoi alti funzionari" arriveranno in un "futuro non troppo lontano", ha affermato Trump.