Il 2022 ha visto tornare diversi eventi dal vivo, inclusi quelli dedicati ai videogiochi competitivi. Tra questi ha senza dubbio destato interesse il Red Bull Factions, dal 2016 appuntamento fisso della stagione competitiva di League of Legends italiana che nel 2021 non si era disputata per le ovvie ragioni legate al Covid19. La possibilità di tornare a disputare un evento con pubblico dal vivo, uno degli obiettivi dichiarati da sempre da Red Bull, ha convinto l’azienda a presentarsi nuovamente con l’iconico formato in cui bisogna scegliere i campioni da giocare in base alla loro appartenenza alle fazioni dell’universo narrativo di League of Legends.
L’ultima edizione in particolare si è legata alla scena semi-professionistica italiana, accogliendo, oltre a delle squadre provenienti dai tornei di qualificazione, le organizzazioni già partecipanti nelle varie serie di campionati italiani: dal PG Nationals, la Serie A, fino al Circuito Tormenta, passando per il Proving Grounds, la serie cadetta, trasformando il Red Bull Factions in una sorta di Coppa Italia di League of Legends. In tal senso non è un caso che a vincere il Factions sia stata la stessa squadra che pochi mesi prima aveva trionfato anche al PG Nationals: i Macko Esports. Arrivati nella scena competitiva di League of Legends a fine 2020 acquistando l’organizzazione dei Racoon, i Macko Esports nell’arco di due anni e quattro split hanno vinto tre titoli su quattro a disposizione, giocando tutte le finali. A cui va aggiunta, adesso, la vittoria del Red Bull Factions nella finale giocata dal vivo alla Pelota Jai Alai di Milano davanti a un pubblico di appassionati accorsi per vedere il match contro i rivali degli Atleta Esport. Per i Macko è stata inoltre la prima finale dal vivo, la prima occasione per disputare un match di League of Legends davanti ai propri tifosi.
Per l’occasione abbiamo avuto l’opportunità di intervistare uno dei giocatori storici del team, Riccardo “Rharesh” Tata che occupa il ruolo di botlaner nella corsia inferiore.
Siamo partiti da un dato semplice: Rharesh è stato spesso indicato come colui che perde le finali, eppure nel solo 2022 ne ha vinte due, pure consecutive.
Sinceramente non mi ha mai interessato questa sorta di maledizione. Ho sempre pensato che tutto dipende da me, dalle mie mani e dalla mia condizione mentale. Soprattutto durante lo split, la stagione, si può davvero fare la differenza tra perdere e vincere: non solo per sé stessi ma anche per i propri compagni di squadra. Perché League of Legends è un gioco, purtroppo o per fortuna, in cui si gioca in cinque contro cinque: potresti anche essere il migliore al mondo, o il peggiore, ma il risultato finale dipende sempre dalla sinergia di squadra.
Che tipo di competizione rappresenta per te il Red Bull Factions?
Data la mia lunga carriera ho avuto la possibilità di vedere questa competizione evolversi, forse ho saltato solo un’edizione addirittura. È un formato che personalmente mi piace tanto perché è una competizione lontana dal competitivo tradizionale che non segue le regole classiche a cui siamo abituati per tutto l’anno ma permette in qualche modo di cambiare le carte in tavola: più divertentente da giocare, da guardare, cambia radicalmente le strategie e premia di più alcuni giocatori che riescono a mettersi in luce magari in questo tipo di competizioni piuttosto che durante l’anno.
Cambia qualcosa nel vostro modo di allenarvi o di preparare i match quando vi approcciate al Factions?
Decisamente sì, ma voglio precisare che non si tratta di cambiare allenamento in termini di allenamento singolo: le micromeccaniche, la conoscenza dei campioni e delle loro abilità, rimangono le stesse. Ciò che cambia è l’approccio a livello tattico e strategico: quando devi scegliere o bandire non più singoli campioni ma un’intera fazione cambia totalmente l’idea di strategia da mettere in campo. Nel Factions hai circa tre fazioni da poter giocare in modo efficace e che permette determinate combinazioni, e nessuna di queste garantisce che ci siano i campioni più in “meta” (i personaggi che in un determinato momento storico sono migliori da giocare ndr). Si tratta di fatto di saper incastrare nel miglior modo possibile le due fazioni che ogni squadra può scegliere con ciò che il gioco offre in quel momento in termini di efficienza dei campioni. Il segreto è sapersi adattare.
Ma il Red Bull Factions è esports?
Nessun dubbio su questo. È chiaro che è diverso dal League of Legends tradizionale con altre regole ma per essere un esports l’importante è che ci sia una competizione e che ci siano delle persone interessate a giocarla e a seguirla, e su questo il Factions non ha nulla da invidiare. E poi, diciamocelo: nessuno ha voglia di perdere, chiunque vuole vincere e questo dimostra quanto sia competitivo a tutti gli effetti.
Parliamo un attimo della squadra: come ti sei trovato in questi anni ai Macko? Molti membri, che siano giocatori o staff, con cui ho parlato raccontano di come i Macko siano una sorta di famiglia.
Fin da quando sono entrato nei Macko, a fine 2020, mi sono sempre trovato bene. Posso confermare che è come una famiglia: non solo quando le cose vanno male, e in quel caso ci si aiuta, ci si conforta, si cerca sempre di capire come risolvere le problematiche occorse; ma anche quando le cose vanno bene, si festeggia e ci si ritrova tutti insieme per celebrare le vittorie. C’è molta attenzione sotto questo aspetto nel creare una grande sinergia.
Subentrati da poco eppure subito vittoriosi con in bacheca tre trofei su quattro del PG Nationals e un Red Bull Factions nell’arco dei primi due anni di vita, senza dimenticare il titolo di Best Esports Team agli Italian Esports Awards 2022. Quando si dice partire a piccoli passi, no?
La verità è che noi dietro le quinte parliamo sempre di fare piccoli passi. Vogliamo essere i migliori, senza dubbio, ma non abbiamo mai avuto la presunzione di diventarlo facendo il passo più lungo della gamba. Abbiamo sempre cercato di migliorarci giorno dopo giorno, partita dopo partita, anche negli altri titoli la mentalità è la stessa: lavorare il giusto ogni giorno. Forse è proprio questo che ha spinto i Macko a diventare così affermati a livello italiano, perché c’è un modus operandi ben preciso: possono anche cambiare gli interpreti, i titoli videoludici, le competizioni, ma se si lavora sempre con lo stesso metodo i risultati arrivano. Nel nostro caso sono forse arrivati prima del previsto.
Com’è la situazione di League of Legends in Italia oggi? Cosa vedi tu che sei uno dei veterani della scena? Non vale la risposta che siamo nell’anno zero però.
Ammetto che non sono mai stato d’accordo con l’anno zero. Sinceramente penso solo che l’esports in Italia stia camminando, magari piano, anche qui a piccoli passi, ma l’importante è che si vada sempre avanti. Le organizzazioni, i tournament organizer, i publisher, anche chi racconta gli esports, gli streamer, gli stessi giocatori: tutti hanno compiuto dei passi avanti. Si può fare di meglio? Sicuramente, e ci sono tante persone che hanno la volontà di portare l’esports ancora più avanti: forse sono poche ma è proprio a queste che bisognerebbe affidarsi, aiutandole e supportandole per avere un migliore ecosistema della scena competitiva italiana.
Se ti chiedessi un fattore, un singolo fattore che secondo te in Italia manca davvero tanto per fare passo importante verso la direzione giusta?
Io parlo da giocatore, da soggetto che ha vissuto la scena sempre da questa angolazione. Se dovessi dire la mia, forse manca in molti davvero la voglia di cambiare le cose, la volontà di mettersi in gioco per proporre, e poi concretizzare, un diverso approccio all’esports per migliorare alcune situazioni che in questo momento non funzionano. E che sarebbe fondamentale per avere una spinta in più.
A livello competitivo, cosa ti aspetti dal 2023 di League of Legends, in particolare per il tuo ruolo di botlaner?
Devo dire che già dal 2022 Riot Games ha preso una decisione ben precisa sull’identità dei ruoli, in particolare dei botlaner. Qualche anno fa il publisher aveva deciso che si poteva giocare tutto ovunque, senza troppe restrizioni. Nonostante io sia d’accordo in principio con avere maggiore libertà, preferisco che non sia eccessiva: ogni ruolo deve avere una sua identità, che sia quella di difendere la propria squadra assorbendo danni, che sia quella di curare, di infliggere un enorme quantitativo di danni agli avversari. Il botlaner ha un percorso ben preciso all’interno del game: raccogliere inizialmente risorse per poi diventare efficiente nei minuti inoltrati di gioco, sapendosi posizionare al meglio nei teamfight. Ecco: va bene avere una scelta più ampia ma non deve perdere questa identità. E credo che Riot Games lo abbia capito e nel 2023 lo confermerà ancora di più.
Ti vedremo al Red Bull Factions dell’anno prossimo?
Sicuramente, non ho intenzione di mancare.