Inflazione in rallentamento negli Stati Uniti. I prezzi al consumo in febbraio sono saliti del 6% su base annua, in linea con le attese degli analisti. Rispetto a gennaio l’incremento dei prezzi è stato in media dello 0,4%, in linea con le previsioni. In gennaio i prezzi al consumo erano saliti del 6,4%. Il valore dell’inflazione torna quindi sui livelli più bassi dal settembre 2021, frenato soprattutto dal calo dl 2% su base annua del costo della benzina e del 13,6% per le auto usate. L’inflazione “core” ovvero depurata degli elementi più volatili come il costo di cibo ed energia, segna un + 0,5% su base mensile, con un lieve incremento rispetto a gennaio e più delle previsioni.
Il dato era particolarmente atteso in vista della riunione della Federal Reserve del prossimo 22 marzo quando la banca centrale statunitense dovrà decidere se alzare ulteriormente i tassi di interesse, proprio in chiave anti inflazione, o allentare la sua stretta. Questione particolarmente controversa dopo il fallimento della banca californiana Svb dovuto principalmente ad un deterioramento dei bilanci riconducibile a dinamiche connesse al costo del denaro. Oggi l’agenzia di rating Moody’s ha peggiorato la sua valutazione sulle prospettive del sistema bancario degli Stati Uniti da stabile a negativo in seguito al “rapido deterioramento del contesto operativo”. Se prima un ulteriore incremento veniva dato come quasi sicuro le probabilità si sono fortemente ridimensionate negli ultimi giorni. La banca d’affari Goldman Sachs ha detto oggi di non attendersi più alcun aumento. Gli analisti della banca giapponese Nomura prevedono addirittura che la Fed taglierà i tassi di interesse dello 0,25%. Un dato sull’inflazione in linea con le attese fa però poco per spostare gli equilibri in un senso o nell’altro.