Tutto secondo copione, al termine di un processo che non è stato un processo, visto che erano assenti sia la parte offesa che l’accusato e nessuna parola ha riguardato direttamente il fattaccio, ma soltanto la lesione all’immagine e al decoro del consiglio regionale del Veneto. Per il comportamento asseritamente molesto nei confronti della collega leghista Milena Cecchetto, a Joe Formaggio, 45 anni, consigliere dei Fratelli d’Italia, è stata inflitta la sospensione per 5 giorni dall’attività istituzionale. Il massimo della sanzione disciplinare prevista. Lo aveva chiesto il presidente del consiglio regionale, il leghista Roberto Ciambetti. Dopo una discussione avvenuta rigorosamente a porte chiuse, la proposta è stata accolta. Hanno votato a favore della censura con sospensione 41 consiglieri, due astenuti, due schede bianche e un voto nullo.
Un fatto senza precedenti per l’assemblea veneta, che però non chiude la vicenda. Al di là della condanna politica, infatti, si attendono adesso le mosse dei protagonisti. Milena Cecchetto, che ha dichiarato di essere stata importunata da Formaggio, si è già rivolta a un avvocato e valuterà se avviare un’azione giudiziaria. Anche Formaggio, però, medita una mossa analoga, sostenendo di non avere molestato nessuno e quindi di essere vittima di accuse oltraggiose. La discussione del consiglio regionale è cominciata alle 10.30, in seduta segreta. Nessuno ammesso in aula, salvo il segretario generale del consiglio regionale Roberto Valente, a cui è spettato il compito di una concisa verbalizzazione, con l’indicazione dei presenti che sono intervenuti e hanno preso la parola. L’ufficio di presidenza aveva già stabilito le regole, prevedendo un limite di 5 minuti per gli interventi dei soli capigruppo. La discussione è stata quindi piuttosto veloce. Ciambetti ha ricostruito con una relazione scritta quanto è accaduto il 7 marzo nel foyer di Palazzo Ferro Fini, a conclusione del consiglio regionale.
Cecchetto aveva confermato: “È stata una molestia vera e propria, il collega mi tormenta da anni”. Quel giorno, quando le si è avvicinato, le ha dato una spinta facendola cadere sul divano e l’ha baciata, evidentemente ha passato il limite del comportamento civile e rispettoso. Lui si è poi scusato, ma ha negato qualsiasi molestia fisica: “L’ho spinta sul divanetto e l’ho baciata (su una guancia, nda) come al solito, era una situazione goliardica, mi scuso se c’è stata qualche incomprensione verbale o gesto male interpretato”. E ha accusato la stampa di aver dato eccessivo clamore alla vicenda. In realtà il clamore era esploso innanzitutto all’interno del palazzo. I giornalisti che si occupano di cronaca politica regionale erano stati informati da qualcuno dei presenti, poi avevano ottenuto una conferma, piuttosto laconica, dalla stessa interessata. Le procedure interne erano state subito avviate. Nel giro di un’ora il presidente Ciambetti aveva convocato i capigruppo della Lega per Salvini Premier e dei Fratelli d’Italia. Il 9 marzo si è riunito il consiglio di presidenza con una proposta di una sospensione di 5 giorni per Joe Formaggio, da sottoporre all’esame del consiglio regionale.
A conclusione della seduta segreta Ciambetti ha dichiarato: “Noi non siamo un tribunale e siamo stati chiamati a tutelare l’immagine dell’istituzione: tutti gli interventi in aula si sono sviluppati in maniera coerente con il nostro ruolo”. E’ su questa base che i consiglieri hanno deciso. Ciambetti ha aggiunto: “Qui veniamo a lavorare per i veneti e non sono ammessi comportamenti e atteggiamenti non consoni con il nostro ruolo e la funzione che siamo chiamati a svolgere”. Il gruppo di FdI aveva annunciato da giorni che avrebbe appoggiato la sospensione a carico del loro componente, che nel frattempo è stato sospeso dal partito. Il consiglio regionale non presenterà denuncia alla Procura della Repubblica. Non è scattato, infatti, l’articolo del regolamento che prevede l’obbligatorietà della denuncia quando l’oltraggio viene fatto a un componente del consiglio regionale nell’esercizio delle sue funzioni. In questo caso è scattata l’ipotesi contemplata dall’articolo 79 del Regolamento, che riguarda “fatti di eccezionale gravità che si svolgono nell’ambito della sede del consiglio, ma fuori dell’aula consiliare”.