Il quadro della situazione è tracciato dall’ultimo rapporto dell’Arpav, l’Agenzia per la protezione dell’ambiente del Veneto: in tutti i bacini idrografici della regione si riscontrano condizioni di elevato deficit pluviometrico. Scarsissime le piogge e pure le precipitazioni nevose. Il governatore: "Acqua non ce n'è, per questo farò a breve un'ordinanza incentrata sul risparmio delle risorse idriche". Opposizioni in rivolta
Per intercedere l’arrivo della pioggia, a Verona hanno persino esposto in Duomo la “Sacra Spina”, la lisca di un grande pesce che venne usata dai romani per decapitare i martiri Fermo e Rustico. Una tradizione che affonda nel Duecento, quando la popolazione, dopo una ininterrotta siccità di quattro mesi, chiese la grazia, pregando davanti alla reliquia. I cronisti dell’epoca raccontarono che ciò accadde per davvero. Il Veneto, come le altre regioni del nord sta chiudendo un inverno senza acqua, con la neve ai minimi storici, gli invasi che si sono drammaticamente ridotti di proporzioni, i fiumi con portate ridottissime.
La situazione è tale che il presidente della giunta regionale, Luca Zaia, si è detto pronto ad intervenire ordinando i razionamenti e i divieti all’uso dell’acqua che non sia per uso alimentare. “Acqua non ce n’è, siamo in grossa difficoltà. Per questo farò a breve un’ordinanza incentrata sul risparmio delle risorse idriche. L’acqua è il maggior tesoro che abbiamo”. Il paladino leghista dell’autonomia ha anche invocato l’intervento del governo centrale. “Spero che a livello nazionale si decida di finanziare un grande piano e che si possa andare avanti con la pulizia degli invasi alpini, delle dighe artificiali o dei laghi. Se riusciamo a levare il 50/60 per cento dei detriti che vi stagnano, potremmo recuperare il 40 per cento di metri cubi d’acqua in più che possiamo destinare agli invasi. Inoltre, bisogna autorizzare le cave in pianura come rete di invasi e finanziare il mondo dell’agricoltura per ridurre la dispersione della risorsa idrica, come fanno in Israele”.
L’annuncio di Zaia non è piaciuto alle minoranze. Il portavoce dell’opposizione in consiglio regionale, Arturo Lorenzoni: “La siccità non si governa a suon di ordinanze, ma con una rigorosa programmazione delle opere infrastrutturali. L’amministrazione regionale è in ritardo e continua a rimandare il coordinamento degli investimenti relativi alle infrastrutture in grado di trattenere l’acqua”. Il dem Andrea Zanoni: “Zaia si dice pronto a razionare l’acqua? Segno del fallimento prodotto dal suo immobilismo: è dal 2015 che il fenomeno è noto. I Consorzi di bonifica chiedono da tempo alla Regione di realizzare 99 interventi, per un costo di 807 milioni di euro, mirati al risparmio idrico, con miglioramenti strutturali alle condotte e con gli indispensabili bacini di raccolta. In questi anni Zaia non ha mosso un dito, preferendo rivolgere le sue attenzioni alla monocoltura vitivinicola, prosecco in particolare”.
Il quadro della situazione è tracciato dall’ultimo rapporto dell’Arpav, l’Agenzia per la protezione dell’ambiente del Veneto. Febbraio è stato un mese caldo, con 2,6 gradi superiori alla media. Sul Veneto sono caduti in media 3 millimetri di pioggia, contro una media di 60 millimetri nel periodo 1994-2022. Durante il mese gli apporti meteorici sono stati pressoché nulli (in calo del 96 per cento). In un mese il 35 per cento delle stazioni Arpav ha registrato precipitazioni nulle o inferiori a un millimetro. Negli ultimi cinque mesi, da ottobre e febbraio, sono caduti in media 307 millimetri di pioggia, mentre nel periodo 1994-2022 erano stati 446 millimetri.
In tutti i bacini idrografici della regione si riscontrano condizioni di elevato deficit pluviometrico: si va dai valori negativi per il 90 per cento del Po, a quelli del 98 per cento di Adige, Lemene, Sile, Tagliamento e la pianura tra il Livenza e il Piave. Le portate dei fiumi sono ben al di sotto delle medie storiche: inferiori del 31 per cento sull’Adige a Boara Pisani, del 37 per cento sul Brenta a Barziza, del 58 per cento sul Po a Pontelagoscuro e del 70 per cento sul Bacchiglione a Montegalda.
Scarsissime le precipitazioni nevose: da ottobre a fine febbraio, il deficit è stato del 32 per cento nelle Dolomiti, pari a circa 115 centimetri di neve fresca in meno, e del 20 per cento nelle Prealpi a 1600 metri di altezza, pari a 50 centimetri di neve fresca. Questa situazione ha portato a livelli minimi sia il Lago di Garda (nella foto) che la falda che si trova nel sottosuolo della regione.
L’indice Spi, che quantifica l’impatto del deficit di precipitazioni in diverse scale di tempi, segnala secondo Arpav “una siccità moderata sulla provincia di Rovigo, sulla punta meridionale della provincia di Venezia, sulla zona dell’alto Garda e su una fascia tra Bellunese, Vicentino e Trevigiano. Sul resto del Veneto siccità severa ad eccezione di alcune aree nel Veneziano dove sussistono condizioni di siccità estrema”.