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Aurora Ramazzotti: “Volevo la femmina, ho paura a crescere un maschio. C’è chi, come mia madre, adora essere incinta e altre, come me, che fanno più fatica”

Con grande sincerità e schiettezza, Aurora Ramazzotti si racconta alla vigilia del parto in un'accorata intervista a Vanity Fair

di F. Q.

“I primi mesi di gravidanza sono stati duri. Non solo perché ho avuto molte nausee, ma anche perché la gente mi fermava per strada e mi chiedeva di tutto. Io non volevo parlarne, ma sorridevo lo stesso. È un momento delicato, intimo, pieno di insicurezze. E non è solo perché il primo trimestre è a rischio. Ci sono quelle che adorano essere incinte – come mia madre – e altre, come me, che fanno più fatica: non è stato il periodo idilliaco che mi era stato dipinto, ero emozionata ma anche impaurita. Ed è doloroso parlarne perché ti senti sbagliata. Se manifesti questi pensieri, mi dicevano che dovevo essere felice”. Con grande sincerità e schiettezza, Aurora Ramazzotti si racconta alla vigilia del parto in un’accorata intervista a Vanity Fair, tirando le somme di questi nove mesi di gravidanza. Un tempo che le è servito per metabolizzare il cambiamento in atto nella sua vita e: “Non è che sono la persona più risolta del mondo, eh? L’idea di prendermi la responsabilità, per tutta la vita, di un altro umano, ecco, non è stato facile – confida la figlia di Michelle Hunziker ed Eros Ramazzotti -, ci sono stati dei momenti, nel corso della gravidanza, in cui ho detto: che cavolo sto facendo? Soprattutto dopo avere scoperto che è maschio. Io d’istinto volevo la femmina, non perché avessi una preferenza, ma perché ho molta paura di crescere un maschio“, ha ammesso.

Quindi ha spiegato: “La mia generazione vede la genitorialità come qualcosa che ti toglie. Forse io non sono così spaventata all’idea perché ho l’esempio di mia madre, per cui so che è possibile avere un figlio e anche una vita, so che la maternità può essere un’aggiunta non una sottrazione”. Per questo è più fondamentale che mai l’appoggio e il sostegno che riceve quotidianamente da Goffredo Cerza, il suo compagno e padre di suo figlio: “Io lo amo tantissimo, non faccio testo. Però lui è davvero una persone incredibile. È un’anima antica intrappolata in un corpo giovane. Devo ringraziare tantissimo sua madre Francesca, che dice sempre: ‘Lo ho cresciuto pensando all’uomo che avrei voluto incontrare”’ E si vede”. E ancora: “Io cerco costantemente l’equilibrio, lui è molto pragmatico. Magari non ti scrive una poesia, anzi, sicuramente non te la scrive, ma risolve problemi. Io non mi sento al sicuro con me stessa, ma con lui sì. Lui è la mia casa, il posto sicuro a cui torno. Sa amare in un modo intenso, che a volte mi chiedo se lo merito. E mi dico: cavolo se ama così me, chissà come amerà suo figlio“.

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