Mentre continuano a impensierire fortemente le vicende belliche in Ucraina, che sembrano avanzare sulla strada di una continua escalation come dimostra l’abbattimento nei cieli del Mar Nero di un drone americano da parte di un aereo russo, il popolo italiano, e cioè tutti coloro che sono chiamati a pagare le tasse, subisce gli effetti negativi del mal governo degli ultimi trent’anni, anche per gli effetti riflessi che tale mal governo produce nei rapporti con l’Unione europea.

Mi riferisco alla prima approvazione, a Strasburgo, della direttiva secondo la quale tutti gli edifici devono essere efficientati dal punto di vista energetico entro il 2033, nonché alla nota questione degli irrisori canoni delle concessioni balneari, che ora costringono l’Italia a una gara europea per il rinnovo delle stesse con l’evidente perdita di una fonte di produzione di ricchezza nazionale unica in Europa e di vaste proporzioni. Per quanto riguarda l’efficienza energetica delle abitazioni è da segnalare che l’Italia con i suoi eco bonus ha speso 75 miliardi, a carico di tutti i contribuenti, per porre in regola appena 384mila edifici.

In questo caso è evidente il cattivo impiego di denaro pubblico, che è stato spesso oggetto di rapina da parte di soggetti che hanno agito addirittura contro norme penali. Per quanto riguarda le concessioni balneari la stampa riporta l’esempio della bellissima spiaggia sarda di Cala di Volpe, la quale paga 520 euro all’anno, mentre i concessionari fanno pagare per una cena di quattro persone anche mille euro.

Si tratta di una gravissima responsabilità amministrativa degli uffici finanziari competenti, che non riscuotono quanto dovuto, con l’aggravante che, d’altro canto, il popolo italiano deve pagare forti interessi per l’enorme debito pubblico che allo stato attuale arriva a 2790 miliardi di euro. Una responsabilità amministrativa, se non dolosa, certamente di gravissima colpa sulla quale dovrebbero indagare tutte le procure regionali della Corte dei conti.

Il danno maggiore sta nel fatto che, in questa disastrosa situazione economico-fiscale, il rimedio richiamato da tutti è quello del rinnovo delle concessioni che dovrebbero essere messe a gara europea, ai sensi dell’articolo 12 della direttiva Bolkestein. Non credo che il caso in esame rientri effettivamente nella previsione del suddetto articolo 12, poiché la stessa direttiva al numero 8 dei “considerando” precisa che la direttiva (e quindi l’articolo 12) si applica soltanto per le attività che sono aperte alla concorrenza e non obbligano gli Stati membri a liberalizzare i servizi di interesse economico generale, ovvero a privatizzare gli Enti pubblici che forniscano tali servizi.

Peraltro nel caso di specie sfugge che l’entrata in vigore della Costituzione ha innovato il rapporto di appartenenza dei beni demaniali allo Stato. Infatti, secondo lo Statuto Albertino, i beni demaniali appartenevano allo Stato-Persona, soggetto singolo, a titolo di proprietà privata essendo ammissibile la sdemanializzazione. Viceversa l’articolo 42 della Costituzione, tenuto conto che lo Stato ha cambiato natura ed è diventato un soggetto plurimo, lo Stato-Comunità composto dal popolo ha mutato anche la natura della proprietà demaniale, divenuta “proprietà pubblica demaniale dell’intero popolo” e pertanto non può assolutamente esser posta sul mercato, in quanto bene di tutti i cittadini, né può essere svuotata di contenuto conferendo la sua gestione a un singolo soggetto.

Ne consegue che in virtù di questo principio fondamentale, ancora poco conosciuto in dottrina e in giurisprudenza ma descritto a chiare lettere nel citato articolo 42 della Costituzione, le spiagge non possono essere occupate dai cosiddetti concessionari per la loro attività d’impresa e a questi non può essere trasferita la gestione dei connessi servizi.

Insomma in virtù della Costituzione le spiagge devono restare in proprietà collettiva demaniale del popolo e devono essere gestite da un ente pubblico territoriale, essendo ammissibili soltanto singoli appalti in relazione a singoli servizi. L’esempio è quello della spiaggia libera attrezzata. E questo governo non si permetta di cedere agli stranieri un bene immenso che costituisce la specificità dell’Italia, cioè il suo litorale, e badi bene a non violare questo principio fondamentale di appartenenza e godimento collettivo in base al concetto di concorrenza, che non risulta fra i principi fondamentali della Costituzione.

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