Quattro principi del balletto. Quattro storie di vita, carattere, interpretazione scenica. I primi ballerini del corpo di ballo del Teatro alla Scala, Marco Agostino, Timofej Andrijashenko, Claudio Coviello e Nicola Del Freo, sono dei fuoriclasse. Sanno interpretare il Principe, quello da fiaba, ma anche le creazioni più innovative del contemporaneo. La versatilità dell’eccellenza. Li abbiamo visti danzare nello Schiaccianoci di Nureyev, titolo che ha aperto la stagione di balletto. Ora li vediamo nel cast del virtuoso Corsaire (fino al 17 marzo nella versione di Manuel Legris). Incastonati in una compagnia già di per sé brillante, nel programma di febbraio dedicato ai coreografi David Dawson, Nacho Duato, Philippe Kratz e Jiří Kylián si sono sentiti liberi di esplorare nuovi orizzonti.
E hanno illuminato il fondale bianco incorniciato di nero del primo titolo, ‘Anima Animus’, con i loro corpi. Su quella pagina vuota hanno scritto segreti, emozioni, pensieri e sentimenti che lo spettatore riconosce solo quando li vede espressi. Poi, sulle sonorità elettroniche dei Radiohead, hanno danzato geometrie di linee che ricordano l’iconografia egizia. A piccoli e scivolati passi, come i personaggi di una civiltà scomparsa che anima un sogno che non ti aspetti. Infine, fra candele e drappi rossi, hanno interpretato la sensualità del desiderio di contatto, più che il contatto stesso.
La vocazione di Manuel Legris, direttore del Ballo, è realtà: la compagnia sa declinare il suo talento in tutti i linguaggi della danza internazionale. E’ un ‘ensemble’ in cui il singolo artista è essenziale alla riuscita dello spettacolo. Ma i primi ballerini hanno una responsabilità più grande. Quella di rappresentare tutti. Sanno che gli occhi del pubblico sono puntati su di loro. Che il minimo sbaglio o insicurezza saranno notati.Da dove prendono la forza di danzare davanti alla platea gremita del Piermarini? Hanno momenti di sconforto o crisi personali? Qual è la loro vita lontano dal palcoscenico? Ecco cosa raccontano a FqMagazine della loro vita dietro le quinte. Al di là della perfezione scenica.