Le affermazioni fatte in Aula da Giovanni Donzelli nei confronti di Debora Serracchiani, Andrea Orlando, Walter Verini e Silvio Lai, erano “aspre” ma non “lesive” dell’onorabilità dei parlamentari del Pd. Questo perché il deputato di Fdi ha messo a verbale che non intendeva accusare i dem di appoggiare la battaglia dell’anarchico Alfredo Cospito contro il 41bis, quando sono andati a trovarlo in carcere. È per questo motivo che il Gran Giurì d’onore della Camera ha “assolto” il parlamentare di Fratelli d’Italia. È quello che emerge dalla relazione della Commissione speciale letta a Montecitorio da Sergio Costa, presidente dell’organo chiamato a dirimere il caso scoppiato dopo l’intervento di Donzelli in aula il 31 gennaio scorso.
Il caso Cospito – Erano le giornate in cui si intensificarono gli attacchi degli anarchici a sostegno di Cospito, detenuto al 41 bis e in sciopero della fame contro il carcere duro, quando l’esponente di Fdi era intevenuto nel dibattito sulla formazione della commissione Antimafia. Il parlamentare meloniano aveva riportato in aula il testo di alcuni dialoghi in carcere tra l’anarchico ed esponenti della criminalità organizzata, poi aveva aggiunto: “Il 12 gennaio 2023, mentre parlava con i mafiosi Cospito incontrava anche i parlamentari Serracchiani, Verini, Lai e Orlando, che andavano a incoraggiarlo nella battaglia! Allora voglio sapere se questa sinistra sta dalla parte dello Stato o dei terroristi con la mafia”. È su queste parole che si è concentrato il Giurì e non sulle fonte delle notizie che il deputato di Fdi ha riferito a Montecitorio. Come è noto, infatti, l’intervento di Donzelli riportava informazioni contenute in una relazione del Gom della Polizia penitenziaria, inviata dal Dipartimento amministrazione penitenziaria. Notizie che il deputato di Fdi aveva avuto dal collega Andrea Delmastro, sottosegretario di Fdi alla Giustizia e suo coniquilino. Per questi fatti Delmastro è indagato dalla procura di Roma.
Cosa ha detto Donzelli al Gran Giurì – Diversa la vicenda di Donzelli, che audito dal Giurì ha detto essenzialmente che non intendeva accusare i deputati del Pd di appoggiare la battaglia di Cospito contro il 41bis: ecco perché la commissione speciale lo ha assolto. “Nel corso dell’audizione, Donzelli ha evidenziato come i deputati Serracchiani, Lai e Orlando fossero sicuramente interessati alla salute e alle condizioni di detenzione del Cospito ma che a suo avviso il contesto precedente e successivo alla visita abbia potuto avere, anche indirettamente, l’effetto dell’incoraggiamento sul Cospito. La commissione ha preso atto che, secondo quanto affermato in audizione, le parole utilizzate nel suo intervento in Aula, seppure con toni che appaiono politicamente aspri, intendevano essere testimonianza di una preoccupazione riguardo ad eventuali effetti indiretti su un affievolimento dell’istituto di cui all’articolo 41 bis nei confronti del Cospito pertanto non lesive dell’onorabilità dei deputati Lai, Serracchiani e Orlando”, si legge nella relazione. Un passaggio che provoca la reazione del Pd: Donzelli, attaccano in tanti, si è rimangiato con il Giurì le parole che ha detto in Aula. E per la capogruppo Serracchiani il deputato di Fdi “ha fatto marcia indietro su tutta la linea ed ha detto di essere consapevole che con le sue parole la nostra onorabilità era stata lesa”. Per il deputato Lai: “Il Giuri d’onore riconosce piena legittimità visita fatta in carcere per valutare le condizioni di salute del detenuto Cospito. Donzelli ha dovuto modificare posizione e ritrattare quanto detto in Aula per evitare di venir accusato di aver offeso l’onorabilità dei deputati Pd”.
Il contenuto della relazione – Diversa ovviamente la reazione dai banchi del centrodestra, dove “l’assoluzione” di Donzelli è stata festeggiata con applausi e abbracci. “La relazione conclusiva del giurì mette fine ad un’inutile polemica alimentata dal Pd”, ha detto il capogruppo Tommaso Foti, dopo che Costa ha finito di leggere la lunga relazione, approvata all’unanimità. “Il deputato Donzelli, nell’illustrare alla commissione di indagine quale fosse l’intendimento alla base del proprio intervento in Assemblea, ha rilevato come la battaglia a cui si riferiva fosse quella del Cospito rispetto all’applicazione a lui della misura di cui all’articolo 41-bis, ritenendo tuttavia che dal punto di vista politico, a suo giudizio, se avesse avuto esito positivo questa battaglia e fosse stata tolta per motivi di salute la misura di cui all’articolo 41-bis al Cospito questo avrebbe potuto avere come conseguenza indiretta un possibile affievolimento delle posizioni a favore del mantenimento dell’istituto del 41-bis per tutti i condannati interessati dalla misura”, si legge nel documento. Il parlamentare di Fdi, tra l’altro, ha detto al Gran Giurì che “nel suo intendimento, andare a trovare una persona in carcere di per sé non può in alcun modo essere considerato un incoraggiamento a una battaglia, ma rappresenta un gesto doveroso se compiuto per verificare le condizioni di salute. Peraltro, ribadendo come si tratti di una legittima scelta politica“, Donzelli, scrive ancora la commissione, “ha argomentato come, a suo avviso, nel caso in cui all’uscita del carcere, oltre a richiamare le condizioni di salute e le condizioni carcerarie, si esprimono opinioni che anche involontariamente possono apparire non distanti da quella che è ufficialmente la battaglia della persona appena visitata, questo possa condurre a ritenere ciò alla stregua di un incoraggiamento”.
La ricostruzione della visita dei dem – La commissione speciale ha anche chiarito quali fossero i retroscena della visita dei parlamentari dem a Cospito. “È stato precisato nel corso delle audizioni che la decisione di effettuare la visita è stata assunta il giorno prima anche a seguito dell’appello pubblicato il 7 gennaio 2023 su organi di stampa sottoscritto da numerosi giuristi. La delegazione ha appreso che il gruppo di socialità del Cospito era da poco cambiato e nessuno era a conoscenza degli altri tre detenuti che si trovavano nell’area riservata a coloro cui è applicata la misura di cui all’articolo 41 bis”, si legge nella relazione: il riferimento è per i boss di camorra, ‘ndrangheta e Cosa nostra, Francesco Di Maio, Pino Cammarata e Pietro Rampulla, detenuti nelle celle vicine a quelle di Cospito. “So che siete venuti per me, ma prima dovete parlare con loro”, ha detto l’anarchico ai deputati dem. Dalle audizioni di questi ultimi, ricostruisce la commissione, “emerge che il Cospito ha argomentato in merito al suo stato di salute e alle sue valutazioni in ordine all’applicazione dell’articolo 41 bis alla sua persona e a tutti i detenuti interessati alla misura”. I parlamentari dem “hanno riferito alla commissione di essersi sostanzialmente limitati ad ascoltare quanto rappresentato dal Cospito”. Nella relazione si sottolinea inoltre come “nel corso dell’istruttoria è stato possibile verificare che i deputati Serracchiani e Lai non hanno mai richiesto con dichiarazioni pubbliche la revoca nei confronti del Cospito della misura. Per quanto attiene al deputato Orlando sono stati invece rilevati taluni elementi fattuali di riscontro, avendo egli esplicitamente richiamato l’appello sottoscritto da giuristi e intellettuali in cui si chiedeva la revoca dell’applicazione dell’articolo 41 bis al Cospito e avendo egli espresso le proprie perplessità tramite social media”.
Politica
Caso Cospito, Donzelli assolto dal Gran Giurì: “Non ha leso onorabilità dei deputati dem”. Il Pd: “Ha ritrattato quanto detto in aula”
Per la commissione speciale il deputato di Fdi non ha leso l'onorabilità dei colleghi Serracchiani, Lai e Orlando, quando li ha accusati di sostenere la battagliia contro il 41bis dell'anarchico. Nella relazione si spiega come il meloniano abbia messo a verbale di essere convinto che gli esponenti del Pd erano interessati alla salute e alle condizioni di detenzione di Cospito
Le affermazioni fatte in Aula da Giovanni Donzelli nei confronti di Debora Serracchiani, Andrea Orlando, Walter Verini e Silvio Lai, erano “aspre” ma non “lesive” dell’onorabilità dei parlamentari del Pd. Questo perché il deputato di Fdi ha messo a verbale che non intendeva accusare i dem di appoggiare la battaglia dell’anarchico Alfredo Cospito contro il 41bis, quando sono andati a trovarlo in carcere. È per questo motivo che il Gran Giurì d’onore della Camera ha “assolto” il parlamentare di Fratelli d’Italia. È quello che emerge dalla relazione della Commissione speciale letta a Montecitorio da Sergio Costa, presidente dell’organo chiamato a dirimere il caso scoppiato dopo l’intervento di Donzelli in aula il 31 gennaio scorso.
Il caso Cospito – Erano le giornate in cui si intensificarono gli attacchi degli anarchici a sostegno di Cospito, detenuto al 41 bis e in sciopero della fame contro il carcere duro, quando l’esponente di Fdi era intevenuto nel dibattito sulla formazione della commissione Antimafia. Il parlamentare meloniano aveva riportato in aula il testo di alcuni dialoghi in carcere tra l’anarchico ed esponenti della criminalità organizzata, poi aveva aggiunto: “Il 12 gennaio 2023, mentre parlava con i mafiosi Cospito incontrava anche i parlamentari Serracchiani, Verini, Lai e Orlando, che andavano a incoraggiarlo nella battaglia! Allora voglio sapere se questa sinistra sta dalla parte dello Stato o dei terroristi con la mafia”. È su queste parole che si è concentrato il Giurì e non sulle fonte delle notizie che il deputato di Fdi ha riferito a Montecitorio. Come è noto, infatti, l’intervento di Donzelli riportava informazioni contenute in una relazione del Gom della Polizia penitenziaria, inviata dal Dipartimento amministrazione penitenziaria. Notizie che il deputato di Fdi aveva avuto dal collega Andrea Delmastro, sottosegretario di Fdi alla Giustizia e suo coniquilino. Per questi fatti Delmastro è indagato dalla procura di Roma.
Cosa ha detto Donzelli al Gran Giurì – Diversa la vicenda di Donzelli, che audito dal Giurì ha detto essenzialmente che non intendeva accusare i deputati del Pd di appoggiare la battaglia di Cospito contro il 41bis: ecco perché la commissione speciale lo ha assolto. “Nel corso dell’audizione, Donzelli ha evidenziato come i deputati Serracchiani, Lai e Orlando fossero sicuramente interessati alla salute e alle condizioni di detenzione del Cospito ma che a suo avviso il contesto precedente e successivo alla visita abbia potuto avere, anche indirettamente, l’effetto dell’incoraggiamento sul Cospito. La commissione ha preso atto che, secondo quanto affermato in audizione, le parole utilizzate nel suo intervento in Aula, seppure con toni che appaiono politicamente aspri, intendevano essere testimonianza di una preoccupazione riguardo ad eventuali effetti indiretti su un affievolimento dell’istituto di cui all’articolo 41 bis nei confronti del Cospito pertanto non lesive dell’onorabilità dei deputati Lai, Serracchiani e Orlando”, si legge nella relazione. Un passaggio che provoca la reazione del Pd: Donzelli, attaccano in tanti, si è rimangiato con il Giurì le parole che ha detto in Aula. E per la capogruppo Serracchiani il deputato di Fdi “ha fatto marcia indietro su tutta la linea ed ha detto di essere consapevole che con le sue parole la nostra onorabilità era stata lesa”. Per il deputato Lai: “Il Giuri d’onore riconosce piena legittimità visita fatta in carcere per valutare le condizioni di salute del detenuto Cospito. Donzelli ha dovuto modificare posizione e ritrattare quanto detto in Aula per evitare di venir accusato di aver offeso l’onorabilità dei deputati Pd”.
Il contenuto della relazione – Diversa ovviamente la reazione dai banchi del centrodestra, dove “l’assoluzione” di Donzelli è stata festeggiata con applausi e abbracci. “La relazione conclusiva del giurì mette fine ad un’inutile polemica alimentata dal Pd”, ha detto il capogruppo Tommaso Foti, dopo che Costa ha finito di leggere la lunga relazione, approvata all’unanimità. “Il deputato Donzelli, nell’illustrare alla commissione di indagine quale fosse l’intendimento alla base del proprio intervento in Assemblea, ha rilevato come la battaglia a cui si riferiva fosse quella del Cospito rispetto all’applicazione a lui della misura di cui all’articolo 41-bis, ritenendo tuttavia che dal punto di vista politico, a suo giudizio, se avesse avuto esito positivo questa battaglia e fosse stata tolta per motivi di salute la misura di cui all’articolo 41-bis al Cospito questo avrebbe potuto avere come conseguenza indiretta un possibile affievolimento delle posizioni a favore del mantenimento dell’istituto del 41-bis per tutti i condannati interessati dalla misura”, si legge nel documento. Il parlamentare di Fdi, tra l’altro, ha detto al Gran Giurì che “nel suo intendimento, andare a trovare una persona in carcere di per sé non può in alcun modo essere considerato un incoraggiamento a una battaglia, ma rappresenta un gesto doveroso se compiuto per verificare le condizioni di salute. Peraltro, ribadendo come si tratti di una legittima scelta politica“, Donzelli, scrive ancora la commissione, “ha argomentato come, a suo avviso, nel caso in cui all’uscita del carcere, oltre a richiamare le condizioni di salute e le condizioni carcerarie, si esprimono opinioni che anche involontariamente possono apparire non distanti da quella che è ufficialmente la battaglia della persona appena visitata, questo possa condurre a ritenere ciò alla stregua di un incoraggiamento”.
La ricostruzione della visita dei dem – La commissione speciale ha anche chiarito quali fossero i retroscena della visita dei parlamentari dem a Cospito. “È stato precisato nel corso delle audizioni che la decisione di effettuare la visita è stata assunta il giorno prima anche a seguito dell’appello pubblicato il 7 gennaio 2023 su organi di stampa sottoscritto da numerosi giuristi. La delegazione ha appreso che il gruppo di socialità del Cospito era da poco cambiato e nessuno era a conoscenza degli altri tre detenuti che si trovavano nell’area riservata a coloro cui è applicata la misura di cui all’articolo 41 bis”, si legge nella relazione: il riferimento è per i boss di camorra, ‘ndrangheta e Cosa nostra, Francesco Di Maio, Pino Cammarata e Pietro Rampulla, detenuti nelle celle vicine a quelle di Cospito. “So che siete venuti per me, ma prima dovete parlare con loro”, ha detto l’anarchico ai deputati dem. Dalle audizioni di questi ultimi, ricostruisce la commissione, “emerge che il Cospito ha argomentato in merito al suo stato di salute e alle sue valutazioni in ordine all’applicazione dell’articolo 41 bis alla sua persona e a tutti i detenuti interessati alla misura”. I parlamentari dem “hanno riferito alla commissione di essersi sostanzialmente limitati ad ascoltare quanto rappresentato dal Cospito”. Nella relazione si sottolinea inoltre come “nel corso dell’istruttoria è stato possibile verificare che i deputati Serracchiani e Lai non hanno mai richiesto con dichiarazioni pubbliche la revoca nei confronti del Cospito della misura. Per quanto attiene al deputato Orlando sono stati invece rilevati taluni elementi fattuali di riscontro, avendo egli esplicitamente richiamato l’appello sottoscritto da giuristi e intellettuali in cui si chiedeva la revoca dell’applicazione dell’articolo 41 bis al Cospito e avendo egli espresso le proprie perplessità tramite social media”.
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Roma, 29 gen. (Adnkronos) - Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha ricevuto nel pomeriggio al Quirinale una delegazione della Lega Musulmana Mondiale, guidata dal Segretario generale, S.E. Shaykh Muhammad Bin Abdul Karim Al-Issa. Si legge in una nota del Quirinale.
Roma, 29 gen. (Adnkronos) - "Quest’estate ho cantato con Gianluca Ginoble de Il Volo a Verona 'Say Something' (brano di Christina Aguilera e A Great Big World, ndr) ed è stato un momento bellissimo, sia per il percepito del pubblico che mio. In quell'occasione ho conosciuto i ragazzi straordinari de Il Volo e a dicembre li ho chiamati per la serata cover di Sanremo". A pochi giorni dal suo ritorno sul palco del festival di Sanremo, dove salirà per la seconda volta con 'Febbre', Clara racconta l'incontro con Il Volo, che ha scelto per la serata cover di venerdì 14 febbraio e con i quali eseguirà 'The Sound of Silence' di Simon & Garfunkel. "Ci saranno momenti armonici molto belli, usciremo dalla 'comfort zone' sia mia che loro e i picchi di voce ci saranno eccome", spiega l'artista.
Clara sulla scelta di 'The sound of silence', brano del 1964, ha avuto da subito le idee chiare: "E' un brano nato negli anni Sessanta come denuncia della tv che iniziava già allora a lobotomizzare gli esseri umani. Penso che oggi sia ancora più attuale dell’epoca, a volte penso che la tv e i social ci rendano più freddi -spiega l'artista-. La trovavo molto adatta ai tempi, mi piace tantissimo. Con l’arrangiamento sarà bellissima". E sulla sua seconda volta a Sanremo (l'anno scorso portò 'Diamanti grezzi'), Clara spiega: "Questa volta ho meno ansia. Lo scorso Sanremo l'avevo vissuto in modo ingenuo, non sapevo a cosa andavo incontro, ma ricordo che finito il festival ero una delle poche che diceva che avrei continuato, per me è stato bellissimo. Certo, sono consapevole che sicuramente la seconda volta devi dare di più".
Il brano 'Febbre' parla di emozioni e sentimenti contrastanti che avvengono dentro di noi quando si insegue qualcosa, che sia un sogno o semplicemente il percorso della vita. "E' una metafora, riguarda il rapporto con sé stessi -spiega la 25enne artista varesina- E' una canzone che mi rappresenta al 100%". La musica del brano, che parte melodico poi esplode in una cassa in quattro, è stato scritto da Dardust (che lo produce anche) e da Federica Abbate, che di pezzi per questo Sanremo ne ha scritti 11. "Sono molto felice per Federica -spiega Clara glissando sulla polemica esplosa nelle ultime settimane in merito a 'tanti brani in mano a pochi autori' - Io non sapevo quali fossero i brani in gara perché li scopri dopo. La forza di Federica è che davanti a qualsiasi artista riesce ad entrare nel suo mondo e a non soffocare le sue caratteristiche". Che abbia scritto molto brani per il festival "non la vivo come una cosa negativa, anzi fa vedere le sue sfaccettature”.
Tra gli autori del brano, per la parte testo, figura anche Madame: "Non lo sapevo -spiega l’artista-. Un giorno mio fratello ha visto un suo post in cui ne parlava, poi mi è stato spiegato che nella prima stesura di 'Febbre' c’era anche lei, ma non ho avuto l’onore di collaborarci. Ne sono felice perché lei è fortissima, ho sempre pensato fosse una delle migliori". La voglia di esprimere qualcosa di più profondo è palpabile in Clara, che desidera con tutta sé stessa che il pubblico non si fermi alla sua innegabile bellezza. "Mi fa tristezza quando tutto viene ridotto ad un fatto estetico -dice-. Noi conviviamo con noi stessi tutti i giorni, sappiamo cosa abbiamo vissuto, conosciamo tanti lati brutti di noi, e ridurre tutto all’aspetto estetico è triste e mi dispiace per chi lo fa. Mi dispiace per lui o per lei".
Questo è probabilmente anche il motivo per il quale a Sanremo l'artista ha ideato un popup che si chiama 'La Farmacia dell'Amore', "uno spazio di ascolto a cui tengo molto", scandisce. Si tratterà di uno spazio in cui si svolgeranno una serie di iniziative con il 'leit motiv' della cura verso sé stessi, da quella più leggera a quella della salute mentale. "Sanremo è una vetrina per noi artisti e penso che si possano anche lanciare dei messaggi -sottolinea Clara- Le persone potranno fare una prova, un dialogo con un terapeuta per conoscersi meglio". L'idea nasce perché "sarebbe piaciuto a me averlo nella mia vita anche quando non riuscivo a prendere la decisione di andarci. Poi, in quella settimana serve a tutti", sorride Clara.
E tra parti più ludiche, con giochi organizzati per conoscere meglio sè stessi e divani su cui si potrà guardare il festival la sera e brindare, non mancherà "il tema sesso, che anche oggi è un tabù -svela la cantante- Ci saranno molti ospiti interessanti, sia persone note che del mestiere". Per l'occasione, l'artista ha avviato una collaborazione con il podcast MySecretCase. E se un album "non uscirà nell’immediato", le aspettative su questo festival sono alle stelle, ma senza ansie da podio: "Cosa mi aspetto? Che il brano arrivi ai miei fan, che ci si possano rispecchiare. Per il resto non vedo l'ora di salire sul ring".
Roma, 29 gen. (Adnkronos) - Preoccupazione elevata, silenzio scontato, necessità, più volte ribadita, ma a quanto pare inascoltata, di coltivare "armonia tra le Istituzioni" anche per poter promuovere fiducia tra i cittadini. Non è difficile immaginare l'atmosfera che regna al Quirinale in queste ore, con uno scontro tra politica e magistratura che ha superato ampiamente il livello di guardia ed una tensione tra maggioranza ed opposizione che ha portato ad una semiparalisi dei lavori parlamentari, che in Aula riprenderanno alla Camera la prossima settimana e al Senato quella successiva, con soprattutto l'impossibilità di procedere domani alla nuova votazione per l'elezione dei giudici della Corte costituzionale. Senza dimenticare il merito della cosiddetta vicenda Almasri, che oltre alle conseguenze che sta determinando nel dibattito politico-istituzionale interno, porta con sè delicate ripercussioni a livello internazionale.
Domani il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è atteso a Scandicci, in provincia di Firenze, per partecipare alla cerimonia per l’inaugurazione dei corsi dei magistrati ordinari in tirocinio e dell’anno formativo 2025 della Scuola superiore della magistratura. Un'occasione che, senza naturalmente riferimenti all'attualità, potrebbe rappresentare l'occasione per ribadire concetti più volte espressi riguardo le prerogative e i limiti dei vari poteri istituzionali. Tuttavia, come già accaduto lo scorso anno, non è previsto un intervento del Capo dello Stato e la scelta non sarebbe maturata in queste ore, ma sarebbe frutto di decisioni prese e comunicate già nei mesi scorsi.
In ogni caso in questi dieci anni il Presidente della Repubblica ha avuto modo di ripetere a più riprese quale debba essere il corretto modus operandi istituzionale e di spendersi per cercare di riportare su binari corretti il dibattito nelle e tra le istituzioni. Accadde ad esempio nell'estate del 2023, in una delle fasi più accese dello scontro tra politica e magistratura, all'indomani della presentazione del disegno di legge sulla separazione delle carriere approvato nei giorni scorsi in prima lettura dalla Camera.
In quel frangente Mattarella ricevette al Quirinale i vertici della Corte di Cassazione, la prima presidente, Margherita Cassano, e il Procuratore generale, Luigi Salvato. Un incontro che si inseriva nel contesto di un'azione finalizzata ad abbassare le tensioni e attivare canali di dialogo e mediazione.
"La Costituzione -aveva invece sottolineato un paio di mesi prima in occasione dell'inaugurazione della sede di Napoli della Scuola della magistratura- definisce con puntualità l’ambito delle attribuzioni che sono affidate agli organi giudiziari, così come i compiti e le decisioni che appartengono, invece, ad altri organi, titolari di altri poteri. Questo riparto va rispettato. È bene aver presente che lo stesso rispetto che deve essere assolutamente assicurato alla piena, irrinunziabile indipendenza della funzione giudiziaria deve essere sempre riconosciuto e assicurato anche alle altre funzioni dello Stato".
Sicuramente più attuali e rilevanti, anche per il contesto particolarmente significativo, le parole pronunciate poco più di un mese fa in occasione dello scambio degli auguri di fine anno con i rappresentanti delle istituzioni, delle forze politiche e della società civile. Dal Capo dello Stato venne infatti un appello a "quel senso del dovere che richiede a tutti coloro che operano in ogni istituzione, di rispettare i limiti del proprio ruolo. Senza invasioni di campo, senza sovrapposizioni, senza contrapposizioni. La Repubblica vive di questo ordine. Ha bisogno della fiducia delle persone che devono poter vedere, nei comportamenti e negli atti di chi ha responsabilità, armonia tra le istituzioni".
Roma, 29 gen. (Adnkronos) - “La premier Giorgia Meloni continua la sua fuga dal Parlamento ma non quella dai social. La violazione del segreto di istruttorio è l’ennesima bufala propagandistica di un esecutivo che con la scarcerazione di Almasri si è reso protagonista di una terribile vergogna di stato". Così in una nota Angelo Bonelli, Co-Portavoce di Europa Verde e deputato di Alleanza Verdi e Sinistra.
"La realtà dei fatti è che non esiste alcun segreto istruttorio, il governo Meloni ha il dovere di venire in parlamento a dire la verità. Se fosse vero quanto affermato dal governo, il segreto istruttorio allora sarebbe stato violato dalla Meloni che comunica su questa vergognosa vicenda sui social, fuggendo dal confronto con il Parlamento. Giorgia Meloni, mamma e cristiana, sì è assunta la responsabilità di liberare un torturatore e stupratore, anche di bambini".
"Il vittimismo bugiardo della Meloni serve per coprire la vergogna delle scelte di un governo che colpisce la coscienza e la morale della maggioranza del popolo italiano”.
Roma, 29 gen. (Adnkronos) - "Tutte le valutazioni politiche sono autorizzate ma quello che penso sia evidente a tutti è che ci troviamo di fronte ad una situazione che ha elementi che vanno chiariti. Quindi la fondatezza della azione di Lo Voi è basata su una serie di elementi opachi. È una situazione del tutto opaca rispetto alla quale si giustifica un'azione che, tra virgolette, è una richiesta di chiarimento e non l'anticipazione di una accusa. Il Governo usa il procedimento giudiziario per oscurare il chiarimento politico e mi sembra in questo senso che Nordio e Piantedosi si mettano su questa linea che ancora una volta l'esecutivo usa. Allora della vicenda Santanchè non avremmo mai dovuto parlare perché c'era il segreto istruttorio?". Lo ha detto l'ex ministro della Giustizia ed esponente Pd, Andrea Orlando, a Tagadà su La7.
"Secondo me si crea un precedente abbastanza importante dal punto di vista del rapporto tra il Governo e il Parlamento perché se tutte le volte che c'è un procedimento aperto gli interessati possono dire - conclude Orlando - che quel procedimento può creare una fuga di notizie, quindi violare il segreto istruttorio, e per questo dilazionano di riferire in aula, si modificano anche le prassi parlamentari. Chi riferisce in Parlamento non lo fa perché lo decide ma perché è tenuto a farlo da una prassi parlamentare".
Roma, 29 gen. (Adnkronos) - "Il Ministro ha raccontato in Parlamento che lo hanno rimpatriato per ragioni di sicurezza. Perché l'Italia non è in grado di garantire che non nuocia alla comunità? La domanda da farsi e dalla quale la Meloni vuole sfuggire è: la sicurezza di chi? In Italia qualcuno è preoccupato che questo libico possa parlare?". Lo ha detto l'ex ministro della Giustizia ed esponente Pd, Andrea Orlando, a Tagadà su La7.
"È del tutto evidente che nel momento in cui c'è stata la pronuncia della Corte d'appello ci fosse una discrezionalità politica che il Governo ha esercitato in questo modo. A me sembra abbastanza strano che il Gabinetto di Nordio - sottolinea Orlando - non fosse informato di questa dinamica. Se così non fosse, e non ho ragione di pensare il contrario, c'è qualche problema nel funzionamento del gabinetto di Nordio perché queste vicende che hanno una rilevanza politica così significativa di solito sono già da tempo all'attenzione dei ministri competenti e lo dico per esperienza personale. È del tutto evidente che il ministero della Giustizia sia stato in qualche modo allertato, credo avesse anche elementi per sapere prima. Normalmente quando gira un "pacco" come quello c'è un sistema di relazioni che si attiva. Se questo non è avvenuto c'è qualche problema di carattere preventivo, allora il problema della sicurezza non è legato al fatto che andava rimpatriato ma al fatto che il nostro Paese non ha eventualmente anticorpi per gestire una situazione come questa. Un problema che forse il Governo dovrebbe prendere in considerazione".
Roma, 29 gen. (Adnkronos) - "La comunicazione ricevuta dalla Meloni non è neanche così eccezionale come l'enfasi che lei vuole indicare perché io da ministro ho ricevuto diversi avvisi di garanzia, col Governo Draghi ricevemmo tutti un avviso di garanzia dalla Procura di Trieste per quanto riguardava il decreto sul greenpass. Si può decidere comunicativamente di dire che la magistratura valuti oppure di parlare di complotto della magistratura. La Meloni ha seguito la seconda strada perché questo le consente di parlare del conflitto con la magistratura e non della questione del libico rimpatriato". Lo ha detto l'ex ministro della Giustizia ed esponente Pd, Andrea Orlando, a Tagadà su La7.
"A me pare semplicemente che la Meloni sia in imbarazzo nei confronti della Corte penale internazionale - osserva Orlando - per la prima volta l'Italia non da' corso alla decisione di un organismo internazionale che ha voluto, che ha implementato, che ha sostenuto nel corso del tempo e in qualche modo devia l'attenzione dell'opinione pubblica in questa direzione".
"Lo Voi è stato nominato ad Eurojust dal Governo Berlusconi, è notoriamente un magistrato moderato - aggiunge l'ex ministro dem - è sempre stato indicato come esempio di attenzione al rapporto con l'informazione, non è mai stato un sensazionalista. Che ci sia un elemento di fondatezza nei suoi atti mi sembra evidente".