La storia è davanti, le colonne d’Ercole alle spalle. Al Maradona gli azzurri battono l’Eintracht di Francoforte per 3 a 0 nel ritorno degli ottavi di Champions e si qualificano ai quarti, dove non erano mai arrivati prima, in una brutta giornata per la città, con qualche centinaio di esagitati ultras tedeschi che hanno messo a ferro e fuoco il centro storico. Immagini che però non offuscano l’impresa della squadra di Luciano Spalletti, che arriva tra le prime otto d’Europa: non c’era riuscito neppure il Napoli più illustre, il Napoli di Diego, fermato agli ottavi dalle bizze del campione e dai rigori sbagliati in una notte gelida di Mosca. In quella placida di Napoli, invece, gli azzurri all’appuntamento con la storia ci arrivano non al cardiopalma, non con una prestazione “epica” di cuore e grinta (come sarebbe stato in stile Napoli) ma controllando la doppia gara e quasi gestendosi: un atteggiamento da big.
La partita non era facile: proprio in virtù dell’andata, dominata dal Napoli in Germania con due gol di vantaggio, l’Eintracht non ha nulla da perdere e cerca l’episodio che possa riaprire la gara. Sulle ali dell’entusiasmo nei primi minuti, i tedeschi provano a premere sull’acceleratore. Ma poi gli azzurri riprendono il campo e Kvaratskhelia va vicino a inventarsi un gol dei suoi, dribblando tutti ma concludendo addosso a Trapp. Pressa altissimo e fortissimo l’Eintracht, col risultato che per tutto il primo tempo il Napoli combina poco: ma gli ospiti, al netto del fastidio creato agli avversari, non arrivano mai ad impensierire Meret. Tant’è che per vedere un’altra occasione importante bisogna aspettare il 43esimo, quando Zielinski si inventa dal nulla un assist per Kvaratskhelia: Trapp devia in calcio d’angolo. Ancora alla fine del primo tempo, però, Politano scappa a destra sulla solita invenzione di Lobotka (fresco di rinnovo) e pennella per Osimhen. Il nigeriano, ormai in versione sua maestà aerea, resta in sospensione a un’altezza indefinita per un tempo indefinito e la manda nel sette trovando il vantaggio.
È ancora festa in apertura di secondo tempo, sempre con Osimhen, che chiude un’azione perfetta a un passo dalla porta e si fa pure male a un polso: due a zero. Al 58esimo l’Eintracht va vicino con il giapponese Kamada, ottimo per intelligenza tattica, ma Meret ci tiene al clean sheet e chiude la porta. Subito dopo Kvaratskhelia potrebbe già fare il tris con una serpentina delle sue, ma Trapp deve avercela con il georgiano e fa un miracolo. A quel punto però il Napoli è già la solita orchestra di questa stagione, con accordi oliati che mandano in confusione gli avversari: Zielinski sul velluto conquista un rigore e sul velluto lo segna. La pratica, dopo sessanta minuti, è chiusa. A quel punto Spalletti mette fieno in cascina: toglie Kim, diffidato e a rischio per l’andata dei quarti, e mette Juan Jesus. L’ultima mezz’ora è praticamente di accademia: Il Napoli va ai quarti dopo aver fatto cinque gol alla vincitrice dell’Europa League incassandone zero, in una doppia sfida mai in discussione.
La storia dunque arriva contro l’Eintracht, che – cabala o no – è l’ultima squadra incontrata in Europa dal Napoli di 29 anni fa, e per 15 lunghi anni è stata l’ultima squadra incontrata in competizioni europee. Dopo il rigore sbagliato da Marco Baroni a Mosca, dopo la rimonta del Chelsea contro il Napoli garibaldino di Mazzarri e dopo le scoppole contro Real e Barcellona gli azzurri volano ai quarti. E ora il Napoli consapevole della sua forza e con una mano già sullo scudetto diventa pericolosissimo: ha già scritto un pezzo della propria storia, può riscriverla tutta.