Eliana Como, dirigente della sigla dei metalmeccanici: "Protesteremo per la presenza della premier a Rimini". Il segretario del sindacato confederale: "Non siamo di opposizione o di governo, siamo autonomi, democratici e pluralisti"
Almeno una parte della Fiom non rimarrà ad ascoltare l’intervento della presidente del Consiglio Giorgia Meloni al congresso della Cgil. È quanto sostiene Eliana Como, rappresentante della mozione di minoranza del sindacato dei metalmeccanici e dirigente del direttivo nazionale del sindacato confederale. “Siete contenti della partecipazione della premier?”, le hanno chiesto a Un giorno da pecora, su Radio1. “No, nel mio caso contenta non è la parola esatta, sono molto seccata” e “protesteremo, lasceremo la sala quando sarà annunciata e saremo visibili”. Como si è mostrata in videocollegamento con il programma radio indossando una stola che ricorda quella indossata da Chiara Ferragni al Festival di Sanremo, con su scritto “Meloni pensati sgradita“. “Non saremo in silenzio a sentire, ci alzeremo e lasceremo la sala, per evitarci di ascoltare la Presidente del Consiglio”, continua la sindacalista, “non posso dire in quanti” lasceremo la sala, “spero tanti e tante” e “ce ne andremo quanto verrà annunciata e saremo visibili”. “Questo è il Congresso della Cgil – spiega ancora la sindacalista – non è una riunione istituzionale, non avevamo nessun obbligo istituzionale”.
Meloni ha riconfermato oggi la sua presenza di venerdì a Rimini per il 19esimo congresso del più grande sindacato italiano. “Sì, certo” ha risposto ai cronisti che glielo chiedevano fuori dalla Camera. Sulla circostanza è tornato a parlare il segretario della Cgil Maurizio Landini: “Abbiamo invitato il governo a prendere la parola al congresso nella persona del presidente del Consiglio, i segretari delle forze politiche dell’opposizione e tante personalità e soggetti sociali che ringraziamo per aver accolto il nostro invito non per galateo istituzionale, ma perché è il momento delle risposte ai bisogni delle persone, che per vivere devono lavorare e perché rivendichiamo che le riforme devono essere condivise e fatte con il mondo del lavoro e non contro o sulle spalle del mondo del lavoro”. Landini sottolinea che “noi non siamo un sindacato di opposizione o di governo. Noi siamo un sindacato di progetto come ci ha insegnato Trentin, autonomo, democratico, pluralista”, che “si confronta alla pari con qualsiasi soggetto organizzato” e che “basa programmi e azioni sui principi e sui valori dettati dalla Costituzione”.