La nuova segretaria dem: “Il governo non parla mai di precarietà e lavoro povero”. La premier: “Negli ultimi anni fatto poco? Governavate voi, rimedieremo”. La controreplica: “Siete ossessionati dall’immigrazione, ma non fate caso all’emigrazione dei precari”
Primo faccia a faccia in Aula tra Giorgia Meloni ed Elly Schlein. “Il vostro governo non parla mai di precarietà e lavoro povero, che colpiscono soprattutto donne, giovani e Sud”, ha esordito la segretaria dem rivolgendosi alla presidente del Consiglio a Montecitorio. Per poi rilanciare sulla necessità di “una legge che fissi un salario minimo, complementare e non sostitutivo alla contrattazione, con una legge sulla rappresentanza che spazi via i contratti pirata”. La neo eletta leder dei dem ha scelto di far partire le sue battaglie in Parlamento dalla misura che più di tutte, in questo momento, potrebbe riunire le opposizioni (dal M5s al Terzo Polo di Calenda). A lei ha replicato la presidente del Consiglio, prima accusando i governi precedenti di non aver fatto abbastanza, poi dicendo che “non è una soluzione, rischia di essere sostitutivo al ribasso“, ha detto. Schlein ha anche parlato della sua proposta, già anticipata domenica durante l’assemblea Pd, di un congedo parentale paritario di tre mesi e non trasferibile. Un tema sul quale la segretaria dem ha puntato parlando della natalità “cara alla destra” e sul quale ha strappato l’apertura di Meloni: “Abbiamo molto a cuore la questione della denatalità e sul tema del congedo parentale sono sempre pronta a confrontarmi“, ha dichiarato in chiusura. Per Meloni era il primo question time dall’arrivo a Palazzo Chigi: il banco del governo era al completo e l’Aula piena. La premier sedeva tra i due vice, Matteo Salvini e Antonio Tajani. Era presenta anche Giuseppe Conte che non ha preso la parola a Montecitorio, ma su Twitter, poco prima che parlasse Schlein, ha rivendicato la calendarizzazione della proposta di legge M5s sul salario minimo. E adesso “vedremo chi è contrario, chi è per il sì, chi per il nì”. In contemporanea sono state calendarizzate anche le due proposte Pd sullo stesso tema. Proprio su questa battaglia potrebbe giocarsi la nascita (o rinascita) dell’asse progressista in Parlamento.
Schlein: “La vostra azione si definisce con tre parole: incapacità, approssimazione e insensibilità” – La segretaria dem, al debutto per il question time da leader del partito, era seduta tra la neovicepresidente Pd Chiara Gribaudo e la capogruppo a Montecitorio Debora Serracchiani. “Siete in carica da soli 5 mesi, è vero, ma state andando nella direzione sbagliata”, ha detto rivolgendosi alla presidente del Consiglio. “Siete una destra ossessionata dall’immigrazione e non vedete le migrazioni dei giovani che sono costretti a causa dei salari bassi a cercare all’estero di andare a realizzarsi“. Nell’illustrare l’interrogazione, Schlein si è rivolta a Meloni: “Signora presidente, c’è un dato di cui non parlate mai: la precarietà e il lavoro povero, che colpiscono soprattutto donne, giovani e Sud. Occorre fissare per legge un salario minimo, complementare e non sostitutivo della contrattazione, con una legge sulla rappresentanza che spazi via i contratti pirata. Stupisce che non vediate il nesso tra denatalità e precarietà”. Schlein ha quindi proposto di varare in questa direzione “un congedo paritario retribuito di almeno 3 mesi“. Dopo la risposta di Meloni, in cui ha detto che il governo non è intenzionato a impegnarsi sul salario minimo, Schlein ha replicato ricordando che ora è Fratelli d’Italia al governo a dover dare risposte, mentre i dem sono all’opposizione. Senza dimenticare che Schlein non era mai stata nella classe dirigente dem: “Le sue risposte non ci soddisfano. Vorrei ricordare che Pd nella scorsa legislatura ha provato ad approvare il salario minimo ma i partiti ora suoi alleati erano contrari e la caduta del governo lo impedì. Lei ora è al governo, io all’opposizione spetta a lei dare risposte subito ai problemi. Lei dice no al salario minimo e rinvia a soluzioni tardive e aleatorie”. Schlein ha contestato l’affermazione della premier che basti allargare i contratti collettivi: “Se fosse bastata la contrattazione non avremmo ora il 12% dei lavoratori che sono poveri“. Anche perché c’è il problema dei contratti pirata, ha sottolineato Schlein, dimostrata dalla crescita di questi “da 25 ai 441 negli ultimi anni”. “I vostri veri punti di emergenza sono i rave, la guerra alle Ong, e da ieri colpire ideologicamente i diritti dei figli e delle figlie delle famiglie omogenitoriali, che hanno diritti come tutti i bambini e tutte le bambine che fanno parte della nostra comunità. Sul piano sociale, la vostra azione si definisce con tre parole: incapacità, approssimazione ed insensibilità, ma la vostra propaganda sta sfumando”.
Meloni: “Il salario minimo non è la soluzione” – Nel corso della sua replica la presidente del Consiglio ha appunto accusato i governi precedenti: “Fronteggiare il fenomeno del lavoro povero è una delle priorità del governo“, ha detto. “Come fanno notare gli interroganti, Schlein ed altri, l’Italia è l’unico paese Ocse in cui dal ’90 al 2020 il salario è diminuito mentre nel resto dell’occidente cresceva. E il Pd fa rilevare anche con una sincerità che gli fa onore che negli anni passati la quota di prodotto interno lordo che è stata destinata a salari e stipendi è stata ridotta più che negli altri Stati. E’ vero, c’è un problema: chi ha governato sino ad ora ha reso più poveri gli italiani e noi dobbiamo invertire la rotta”. E “noi già nei primi mesi di legislatura con le risorse ridotte che avevamo a disposizione abbiamo dato segnali in questo senso, come il rinnovo del taglio del cuneo fiscale contributivo, che il precedente governo aveva fissato fino alla fine dello scorso anno, e l’aggiunta di un ulteriore taglio contributivo per i redditi più bassi”. “L’obiettivo che il governo si è posto – spiega Meloni – è quello di aumentare i salari, e di garantire pensioni dignitose adeguate al lavoro svolto. Per raggiungere questo obiettivo in un contesto come quello italiano il governo non è convinto che la soluzione sia quella di un salario minimo legale“. Una frase che è stata accolta dagli applausi. “Non ho approccio ideologico – assicura – ma pragmatico su questa materia”. “Il salario minimo legale temo possa diventare non un parametro aggiuntivo delle tutele garantite alla tutela dei lavoratori, ma un parametro sostitutivo, un parametro unico che potrebbe creare per molti lavoratori una situazione peggiore dell’attuale e fare un favore alle grandi concertazioni economiche alle quali conviene rivedere al ribasso i diritti dei lavoratori”. “Penso – conclude – che sarebbe molto più efficace estendere la contrattazione collettiva anche nei settori dove non è prevista e tagliare le tasse sul lavoro e lavorare per combattere le discriminazioni e le irregolarità”.
Strage di Cutro – Nel corso del question time si è anche parlato della strage di Cutro e del decreto migranti. La premier, in particolare, ha risposto all’interrogazione di +Europa di Riccardo Magi: “Mi stupisce che per fini politici si finisca per mettere in discussione l’onore e l’operato di persone che rischiano la vita tutti i giorni” per salvare vite umane e l’onore dell’Italia “che da sola affronta questo dramma offrendo strumento a chi vuole continuare a scaricare tutto su di noi”. Interrogata sul naufragio avvenuto nella notte tra il 10 e l’11 marzo, la premier ha citato le parole di Gianluca D’Agostino, capo della centrale operativa della Guardia costiera: “D’Agostino dice: dal punto di vista tecnico si può entrare in acque Sar libiche ma è l’autorità competente che deve operare, in questo caso la Libia. Quando abbiamo capito che non sarebbe intervenuta abbiamo assunto il coordinamento anche se sarebbe toccato a Malta. Le nostre unità Sar non potevano partire perché non avevano autonomia sufficiente”. Meloni, sempre citando D’Agostino, ha sostenuto che “tutte le norme sono state applicate“. Fdi e Lega hanno applaudito Giorgia Meloni quando ha sottolineato che “le regole che ci sono oggi c’erano anche ieri”. Stessi applausi quando la premier ha attaccato la “mafia degli scafisti”. La presidente del Consiglio si è anche (di nuovo) difesa dalle accuse: “Finché ci saranno partenze su barche in pessime condizioni e con pessime condizioni meteo ci saranno perdite di vite. Bisogna investire sulle rotte legali, ed è esattamente il lavoro che sta facendo il governo. La nostra coscienza è a posto, spero che chi attacca il governo ma non dice una parola sugli scafisti possa dire lo stesso”. A Meloni ha replicato il deputato Magi: “Il governo dovrebbe chiedere ai partner europei una operazione europea di salvataggio dei migranti nel Mediterraneo, perché “è ora di finirla con la farsa della Sar libica”. “Proprio perché non abbiamo mai voluto calunniare i servitori dello Stato della Guardia Costiera va ricordato che a quelle latitudini la Guardia Costiera ha effettuato salvataggi in passato. Allora cosa è cambiato, non nell’onore della Guardia Costiera ma nelle politiche? La Sar non è una indicazione di competenza e sovranità ma è una indicazione operativa. Se la Libia non è in grado di operare, allora l’onere di salvare vite ricade sull’Italia. E’ ora di finire con la farsa della Sar libica; i libici non sono in grado di operare salvataggi secondo gli standard internazionali. L’impostazione giusta non è quella che lei, in un assurda inversione di ruoli, ha detto quando ha chiesto ‘credete davvero che il governo abbia voluto fare annegare i naufraghi di Cutro?’; dobbiamo semmai chiederci “Abbiamo fatto tutto per salvare vite umane?” rispettando la nostra Costituzione. Lei dovrebbe chiedere ai partner europei una operazione congiunta e lei avrebbe più credibilità per chiederlo se il governo operasse così”.
Il M5s chiede un intervento per i mutui, Meloni replica criticando il Superbonus – Per il Movimento 5 stelle sono intervenuti prima Emiliano Fenu e poi Francesco Silvestri. I due deputati hanno presentato una interrogazione per un fondo di solidarietà delle banche in relazione all’aumento dei tassi di interesse. “Il collega citava il tema dei mutui: ricordo che c’è stato un provvedimento di questo governo per consentire a tutti la possibilità di negoziare il mutuo da tasso variabile a fisso”, ha detto Meloni ma “le recenti dinamiche dei mercati disegnano uno scenario che merita estrema attenzione da parte del governo”. Per esempio, ha continuato, “dalla necessità di approfondire quei casi nei quali norme discutibili potrebbero aver finito per favorire improprie rendite di posizione, ed è per esempio il caso del Superbonus“. Proprio la citazione della misura M5s ha provocato la reazione di Silvestri: “Lei non ha contezza cosa implica per una famiglia fuori dal Palazzo l’aumento del mutuo del 40%. In campagna elettorale avevate detto che eravate pronti a tutelare la casa, ma è andata diversamente. C’era un fondo di 400 milioni per le famiglie che non ce la facevano per l’affitto e voi l’avete vuotato. Se questo è il vostro modo di tutelare, allora no, anche no, fermatevi”. E, ha chiuso, “le faccio anche un’altra domanda: perché non ve la prendete con gli extra profitti? È più facili prendersela con percettori di Reddito di cittadinanza, perché non sono presidenti di squadre di Serie A a cui avete regalato 800 milioni”. Ha protestato anche Giuseppe Conte in Transatlantico: “Avete mai visto in un premier time il presidente del Consiglio anziché rispondere sul tema dell’interrogazione rispondere su un altro tema? È una grave scorrettezza sul piano istituzionale nei confronti di una forza politica di opposizione. Abbiamo fatto un’interrogazione sui mutui e lei ha risposto sul superbonus dicendo le menzogne di sempre”.
Terzo Polo chiede la firma sul Mes. Per Meloni servono ancora approfondimenti – Il deputato del Terzo Polo Luigi Marattin è intervenuto per chiedere al governo informazioni sulla ratifica del Mes. “Sfortunatamente non stupirò il collega”, ha detto la premier rivolta al parlamentare che l’aveva esortata a “stupire” sulle intenzioni dell’esecutivo. “Farei mezzo passo indietro – ha aggiunto -: nonostante l’accordo modificativo sottoscritto dall’Italia risalga al gennaio 2021, la riforma del trattato non è mai stata portata a ratifica. Questo offre una diapositiva su quanto questa materia necessiti di un approfondimento. Gli strumenti sono strumenti, e si giudicano in quanto tali, in relazione alla loro efficacia in un determinato contesto. È la ragione per cui a novembre il governo ha ricevuto dal Parlamento un mandato, non ad aspettare la Germania, perché io non sono solita aspettare quello che fanno gli altri, ma a non ratificare riforma e aprire il dibattito in assenza di un quadro chiaro regolatorio europeo in materia di governance, di patto stabilità ma anche in materia bancaria”. E soprattutto, ha detto Meloni: “Finché ci sarà un governo guidato da me l’Italia non potrà mai accedere al Mes. E temo che non potranno accedere neanche gli altri”.