Mentre il numero delle vittime del terremoto in Turchia e Siria sale a 55mila, di cui almeno 49mila nella sola Turchia, non si placano le polemiche sulla tempestività degli aiuti in loco. Anzi, sembrano potersi arricchire di un clamoroso scandalo. Secondo quanto riferito da Murat Agirel, giornalista di Cumhuriyet – celebre quotidiano turco vicino alle opposizioni – la Mezzaluna rossa turca (Kizilay) non ha solo tardato almeno tre giorni ad arrivare nelle aree colpite dal sisma, ma, anziché distribuire aiuti agli sfollati nei primi giorni dal disastro, ha messo in piedi un “business” delle stesse tende da destinare alle zone colpite, prodotte nelle fabbriche della sua sussidiaria Kizilay Cadir ve Tekstil Corporation e rivendute all’ong turca Ahbap – fondata dalla rockstar locale Haluk Levent – per un totale di 46 milioni di lire turche, circa due milioni e mezzo di euro. Secondo Agirel, la Mezzaluna ha anche messo in vendita dei beni donati all’organizzazione nel 2019-2020. Ahbap è un’organizzazione che gode di una crescente fiducia presso la popolazione, che tende sempre di più a rivolgersi direttamente ad essa anziché all’Afad (l’autorità governativa per i disastri e le emergenze).
La Mezzaluna rossa e la Federazione Internazionale delle società di Croce rossa e Mezzaluna rossa (Ifrc), di cui la prima fa parte, hanno respinto le accuse: il presidente della Mezzaluna, Kerem Kinik, ha spiegato che i profitti generati sono stati reinvestiti in materiali per la costruzione di nuove tende da donare agli sfollati, salvo poi contraddirsi un paio di volte, parlando prima di una vendita “al costo di produzione” e poi di non essere stato informato. Ma sono diversi gli aspetti poco chiari, specie se si considera che la stessa Ifrc – di cui la Turchia è membro della direzione generale – ha ricevuto dall’Unione europea una donazione di oltre tre milioni di euro per distribuire tende agli sfollati. Secondo l’analista Nezih Onur Kuru, la transazione tra Mezzaluna e Ahbap avrebbe di fatto dato luogo a una truffa della prima ai danni della seconda. Temel Karamollaoglu, 81enne leader del partito islamista di opposizione Saadet, ha dichiarato invece lo scorso 10 marzo di non voler più aiutare “in alcun modo, nemmeno con le donazioni di sangue, la Mezzaluna rossa”. Per tutta risposta il vicesegretario della Mezzaluna, Murat Ellialti, ha inasprito la polemica parlando di “parole di un uomo anziano, al cui eventuale bisogno di sangue noi risponderemo in modo maturo, astenendoci dal respingerlo”. Commenti molto duri nei confronti della Mezzaluna sono però arrivati anche dall’ex primo ministro Ahmet Davutoglu.
Fondata nel 1868, ai tempi dell’impero Ottomano, la Mezzaluna rossa è stata a lungo considerata una organizzazione neutrale, che godeva della fiducia dell’intera popolazione turca. Questo almeno fino al 2009, quando ha modificato il proprio statuto, configurando la possibilità di istituire delle corporation “affiliate” che generino profitti, da reinvestire poi nelle attività umanitarie. Intervistato da Tele1, l’ex presidente della Mezzaluna Tekin Kucukali ha dichiarato che questa riorganizzazione ha di fatto determinato un mutamento della natura stessa della Mezzaluna, rendendola di fatto una holding, molto vicina al governo. E non finisce qui. A completare il quadro c’è anche la notizia – confermata da fonti riservate, vicine al dossier in questione – che lo scorso 19 febbraio, quasi due settimane dal sisma del 6 febbraio, il segretario generale della Ifrc, Jagan Chapagain, si sarebbe recato a Gaziantep, una delle province colpite, a bordo di un jet privato, il cui affitto è costato quasi trentamila euro: non è chiaro se questo costo sia stato sostenuto attingendo dalle donazioni o se fosse previsto dal budget stesso dell’Ifrc.