Il numero uno del calcio mondiale allunga il suo mandato e sancisce il suo strapotere: era l'unico candidato in corsa. Gli operai morti, l'inquinamento e le censure alle manifestazioni pro-Lgbt non lo hanno nemmeno scalfito: d'altronde l'Europa e la tutela dei diritti non contano nulla, per governare il pallone bisogna saper accontentare 221 federazioni
Pane e pallone per tutti: come era atteso, la politica di Gianni Infantino ha avuto successo. Il 52enne svizzero è stato rieletto per acclamazione presidente della Fifa fino al 2027. E non solo: il 73esimo congresso del pallone mondiale andato in scena a Kigali, in Ruanda, ha sancito i pieni poteri di Infantino, che era l’unico candidato in corsa. Nessuno ha avuto il coraggio di sfidarlo perché sapeva che avrebbe perso. Gli scandali del Qatar, con gli operai morti nella costruzione degli stadi, l’inquinamento e le battaglie per i diritti Lgbtqi+ censurate, sono presto finite nel dimenticatoio. Il calcio occidentale si è indignato giusto il tempo della manifestazione, poi è rientrato nei ranghi. Perché l’Europa si scopre piccola anche nel pallone, quasi ininfluente rispetto alle 211 federazioni affiliate alla Fifa. Infantino invece ha saputo spartire contentini per tutti: l’emblema della sua strategia sta tutto nella nuova formula per il Mondiale 2026, che sarà a 48 squadre. L’equazione è semplice: più nazionali uguale più voti.
Così Infantino allunga il suo mandato cominciato il 26 febbraio 2016. La corruzione che ha caratterizzato l’assegnazione del Mondiale 2022 al Qatar è antecedente alla sua presidenza, ma Infantino di fatto non si è mai discostato dalla linea Blatter. E la dimostrazione che l’ultima edizione della Coppa del Mondo non ha insegnato nulla sta tutta nell’orizzonte che guarda al 2030: in pole per ospitare i Mondiali c’è l’Arabia Saudita di Bin Salman. Le polemiche che hanno caratterizzato tutta la manifestazione dell’autunno scorso non hanno minimamente scalfito il potere di Infantino. Il presidente della Fifa ha difeso a oltranza il Qatar sostenendo che i numeri sugli operai morti “non sono reali“. Ha avallato le censure alle manifestazioni per i diritti Lgbtqi+ sostenendo che “ognuno può esprimere la propria opinione fuori dal campo“. Parole che avevano indignato tutta la stampa occidentale, ma non hanno avuto conseguenze.
Il più grande casus belli dello scontro tra Infantino e l’Europa era stato il divieto della Fifa a indossare la fascia arcobaleno con la scritta “One Love” per i diritti Lgbtqi+ durante i Mondiali in Qatar. Le Federazioni europee – in testa Inghilterra, Germania, Belgio, Francia, Galles, Svizzera e Danimarca – avevano duramente protestato. Jesper Moller, presidente della federcalcio danese, aveva minacciato anche azioni contro Infantino: “Ci sono le elezioni presidenziali – aveva dichiarato – Devo pensare a come ripristinare la fiducia nella Fifa. Dobbiamo valutare cosa è successo e poi dobbiamo creare una strategia, anche con i nostri colleghi”. Cosa è successo? Assolutamente nulla. D’altronde lo stesso Infantino rispondendo a quelle polemiche aveva ricordato un concetto: “La Fifa rappresenta 211 paesi in tutto il mondo. Ci sono preoccupazioni in diversi paesi perché ci sono culture diverse. La Fifa è un organizzazione globale e dobbiamo ascoltare tutti“.
Il presidente della Fifa nei numeri ha ragione e infatti la sua politica funziona. Cosa c’è di meglio per “ascoltare tutti” che allargare il Mondiale a 48 squadre? Poco importa a Infantino se il livello medio della competizione scenderà drasticamente. Pane e pallone per tutti, tutti felici. Le nazionali partecipanti saranno divise in 12 gironi da 4 formazioni ciascuno. Passeranno il turno le prime due classificate di ogni gruppo e le otto migliori terze. Così facendo, saranno introdotti i sedicesimi di finale: più partite da spartire fra tutte le federazioni continentali. Dopo i Mondiali d’inverno, Infantino ha varato anche quelli itineranti: la Coppa del Mondo 2026 sarà ospitata da Stati Uniti, Canada e Messico. Alcune gare si giocheranno a una latitudine dove la temperatura media a giugno è sotto i 20 gradi, altre dove sarà facile avere anche 30 gradi sul campo.
Pur di raggranellare voti in giro per il mondo Infantino da tempo combatte perfino contro la Uefa – ancora l’Europa, appunto – per organizzare i Mondiali ogni due anni. Ha addirittura organizzato un sondaggio ad hoc, aggiustando i risultati per far dire ai tifosi che vorrebbero raddoppiare le edizioni della Coppa del Mondo. L’importante, ancora una volta, è accontentare tutti: “È un incredibile onore e privilegio e anche una grande responsabilità. Sono davvero onorato e commosso del vostro sostegno. Vi prometto che continuerò a servire la Fifa, tutte le 211 federazioni affiliate e il calcio in tutto il mondo”, ha ribadito Infantino dopo la sua rielezione. “Continuate a fidarvi del mio impegno. Chiedo che durante questo mandato presidenziale continuiamo a lavorare insieme e uniamo il mondo con il calcio”, ha detto in conferenza stampa. Dopo i ringraziamenti, il presidente della Fifa non ha risparmiato nemmeno una frecciatina a chi lo aveva criticato: “Sono grato a tutti quelli che mi amano, così come a quelli che mi odiano. So che ci sono, e vi amo tutti, soprattutto oggi”.